Raffaele Sebastiani, questo il nome del chirurgo morto dopo un turno massacrante di 12 ore. Non di solo lavoro vive l’Uomo. Usque tandem abutere?
La mia oggi è una sorta di lettera aperta per denunciare in che condizioni versa il sistema che ha portato alla morte improvvisa (infarto?) di un chirurgo a Bari dopo avere fatto uno stressante turno di lavoro in Ospedale di 12 ore.
Le condizioni in cui questo fatto è avvenuto e le relative cause e concause spero verranno chiarite da chi di dovere, ma di certo la coperta è diventata troppo corta nella sanità pubblica italiana perché mancano medici ed infermieri, mancano bravi professionisti capaci di risolvere i casi difficili, perdiamo 1000 medici ogni anno che emigrano e gli ospedali pubblici lentamente si svuotano perché hanno perso appeal per chi vi lavora dentro. Chi resta è quindi costretto soprattutto in certe situazioni a turni massacranti ed al superlavoro. Con quello che ne consegue.
Le condizioni di lavoro della emergenza e della chirurgia negli ospedali italiani sono letteralmente drammatiche. Il personale medico ed infermieristico è allo stremo, i posti letto di degenza per acuti negli ultimi dieci anni sono stati drasticamente tagliati soprattutto nelle Regioni popolose ed indebitate, spesso a vantaggio della ospedalità privata accreditata (cioè sempre pagata da noi), ma che molte volte non fornisce gli equivalenti servizi dell’ ospedalità pubblica.
La età media del personale medico ed infermieristico SSN si è alzata molto (ben oltre i 55 anni) e le malattie e gli infortuni hanno cominciato subito a presentare il conto, come è logico essere.
Il povero chirurgo morto a Bari al termine di un turno stressante non è che una parte di una filiera di degrado sanitario (eroi diventati untori ed infine perseguitati) che parte dalle aggressioni al personale per arrivare alla cd “malasanità” spesso strumentale ed ai morti sul lavoro: purtroppo, spesso questa situazione complessiva è poco attenzionata dal mainstream mediatico perché non tutti i lavoratori italiani che vengono danneggiati sul lavoro e magari muoiono subiscono mediaticamente lo stesso trattamento.
Le condizioni di servizio della sanità (specie in città popolose e con ridottissimi tassi di posti letto per acuti) sono così gravi, che si tengono in servizio a volte in turni troppo faticosi per la età, professionisti che dovrebbero essere preservati e magari potremmo scoprire che alcuni di questi per rimanere vigili ed attenti ed all’altezza (specie di notte) durante il lavoro, potrebbero essere costretti ad utilizzare sostanze chimiche illecite anche eccitanti contro la fatica, che poi magari con il tempo finiscono per danneggiare la salute degli stessi assuntori: chissà.
Sarebbe il caso forse che il Ministero della Salute, così solerte in altre situazioni, si attivasse con una specifica task force per individuare queste situazioni a rischio negli ospedali e che gli stessi sindacati medici sia confederali che non, spingessero nei rinnovi contrattuali per individuare sia professionalmente che economicamente questa categoria di persone disagiate che si sacrificano per noi tutti anche a costo della loro vita.
Per non parlare poi del richiamo in servizio di medici pensionati, che può andare bene in certe particolari situazioni, ma sicuramente è incomprensibile nelle realtà dove prevale la emergenza e la chirurgia.
Abbiamo giovani disaffezionati alla nostra bellissima professione, che scappano all’ estero a volte e si rifiutano addirittura di partecipare ai bandi concorsuali ed alle graduatorie della PA. Il che è gravissimo perché senza giovani medici prontamente immessi nel ruolo, le situazioni come quelle di Bari si ripeteranno temo frequentemente.
Il mio pensiero finale va ai familiari del chirurgo di Bari deceduto ed ai tanti caduti sul lavoro (medici ed infermieri) per tutelare e difendere da veri eroi il bene prezioso della nostra salute. Onore a loro e ricordiamoli nelle nostre preghiere in un giorno Santo come questo del Natale Cristiano della nascita di Gesù. Perdoniamo il nostro avversario che ci ha fatto del male e preghiamo per chi ci ha lasciato in queste condizioni. Riconciliamoci e ricompattiamoci.
Riflettiamoci tutti sopra.
Dott. Francesco Russo,
Medico-Chirurgo
Ricercatore Confermato – Dipartimento di Scienze Chirurgiche
Università di Roma Tor Vergata
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