Basta con allevamenti intensivi: attenti al petto di pollo con le strisce bianche, il white striping
Il white striping nel petto di pollo è associato a una crescita rapida e innaturale degli animali, che porta alla formazione di striature bianche
Il “white striping” è un fenomeno che riguarda il petto di pollo ed è caratterizzato dalla presenza di strisce bianche di grasso che attraversano il muscolo. Questo fenomeno è stato collegato a diversi fattori, tra cui la crescita rapida degli animali e le pratiche di allevamento intensivo. La presenza del white striping può influenzare la qualità della carne, riducendone la tenerezza e l’assorbimento di marinature, oltre ad avere un impatto sulla composizione nutrizionale, aumentando ad esempio il contenuto di grassi.
Negli ultimi anni, la questione del white striping ha ricevuto maggiore attenzione sia dai consumatori che dai produttori, con molti che si interrogano sull’impatto che le pratiche di allevamento hanno sulla qualità del cibo e sul benessere degli animali.
Una crescita non naturale
Il fenomeno del white striping nel petto di pollo è associato a una crescita rapida e innaturale degli animali, che porta alla formazione di striature bianche parallele alle fibre muscolari. Queste striature sono il risultato della sostituzione del tessuto muscolare morto con tessuto fibroso e grasso.
È importante pure specificare che, nonostante il white striping infici la qualità della carne, influenzando negativamente aspetti come il contenuto di grassi, proteine e la capacità di trattenere i liquidi, non ci sono indicazioni dirette che suggeriscono rischi specifici per la salute dei consumatori legati al consumo di carne con white striping. Anche se, i cambiamenti nella composizione della carne, come un aumento del contenuto di grassi e una diminuzione delle proteine, potrebbero avere implicazioni sulla nutrizione.
Una ricerca condotta da Essere Animali ha rilevato che il 90% del petto di pollo venduto da una catena di supermercati in Italia è affetto da white striping, evidenziando una diffusa presenza di questa condizione nelle carni avicole disponibili al consumo. Questo fenomeno è stato collegato a pratiche di allevamento che promuovono una crescita eccessivamente rapida degli animali, sollevando questioni sia sulla qualità della carne che sul benessere animale.