Basta negozi aperti nei giorni festivi: la proposta di legge per il riposo nei giorni di festa nazionale

FdI ha depositato un disegno di legge per imporre la chiusura obbligatoria dei negozi e degli esercizi commerciali durante i giorni di festa nazionale

Negozio con merce scontata

Una proposta che fa discutere, ma che accende anche le speranze di migliaia di lavoratori del commercio. Fratelli d’Italia ha depositato un disegno di legge che mira a imporre la chiusura obbligatoria dei negozi e degli esercizi commerciali durante i giorni di festa nazionale, un’iniziativa che potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione per il settore. L’obiettivo è garantire il riposo nei giorni simbolici del calendario nazionale: Natale, Pasqua, Ferragosto, Primo maggio, Capodanno e Santo Stefano.

Questa proposta segna il ritorno a una visione più tradizionale delle festività, in cui le celebrazioni familiari e il riposo collettivo prevalgono sulle logiche del consumo e del profitto. Ma cosa prevede esattamente questa proposta di legge e quali sono le sue implicazioni per i lavoratori, le famiglie e i consumatori?

I dettagli della proposta di legge per la chiusura dei negozi

Secondo quanto dichiarato dai promotori della norma, la legge si prefigge di ristabilire la chiusura obbligatoria di negozi e centri commerciali in sei festività nazionali. Attualmente, la liberalizzazione degli orari e delle aperture straordinarie, introdotta con il decreto “Salva Italia” del 2011, consente agli esercizi commerciali di rimanere aperti in qualunque giorno dell’anno. Questa scelta, fortemente voluta all’epoca per favorire la crescita dei consumi e il rilancio dell’economia, ha però avuto anche degli effetti collaterali, soprattutto per i lavoratori del settore.

La proposta di Fratelli d’Italia punta a riportare ordine nel calendario delle aperture e garantire ai dipendenti del commercio il diritto a trascorrere almeno sei giornate di festa con le proprie famiglie. I sei giorni individuati dalla legge sono quelli considerati simbolicamente più significativi dal punto di vista religioso, sociale e culturale:

  • 25 dicembre (Natale)
  • 1 gennaio (Capodanno)
  • 26 dicembre (Santo Stefano)
  • Domenica di Pasqua
  • 1 maggio (Festa dei Lavoratori)
  • 15 agosto (Ferragosto)

Perché chiudere i negozi nei giorni di festa?

Le ragioni della proposta di legge si basano su tre principi chiave:

  1. Tutela dei diritti dei lavoratori: il personale impiegato nei negozi e nei centri commerciali ha spesso turni di lavoro massacranti e orari flessibili, con pochi momenti di riposo durante l’anno. La chiusura durante queste festività garantirebbe almeno sei giornate di pausa per poter vivere la dimensione familiare, partecipare ai riti collettivi o semplicemente godersi un giorno di riposo.
  2. Valorizzazione del significato delle festività: Natale, Pasqua, Capodanno e Ferragosto non sono solo giorni “rossi” sul calendario, ma momenti simbolici di aggregazione sociale e culturale. La proposta vuole tutelare la loro sacralità, ridando loro il valore originario, lontano dalle logiche di mercato e di consumo.
  3. Riduzione del consumismo esasperato: la logica delle “aperture sempre e comunque” ha spinto a un modello di consumo sfrenato e continuo. Fratelli d’Italia ritiene che la società debba riflettere su un nuovo equilibrio tra lavoro, consumo e riposo. Chiudere i negozi in queste sei festività potrebbe rappresentare un passo in questa direzione.

Il dibattito: favorevoli e contrari

La proposta ha acceso un dibattito acceso tra i vari attori economici e sociali.

Favorevoli alla chiusura

  • I sindacati: organizzazioni come CGIL, CISL e UIL sostengono la proposta, sottolineando che la liberalizzazione delle aperture ha portato a una vera e propria “schiavitù dei turni”. Migliaia di lavoratori del commercio sono costretti a rinunciare ai momenti di festa con le proprie famiglie per coprire turni nei giorni festivi. “Si lavora a Natale, a Pasqua, il primo maggio… Se non è paradossale lavorare nel giorno della Festa dei Lavoratori, allora cos’è?”, tuonano i rappresentanti sindacali.
  • Le associazioni religiose e familiari: diverse realtà del mondo cattolico e pro-famiglia vedono con favore la proposta, in quanto riafferma l’importanza della festa come valore collettivo e religioso. Il giorno di Natale, ad esempio, non è solo un giorno di festa, ma anche un momento simbolico per la famiglia e la spiritualità.
  • I piccoli commercianti: anche parte delle associazioni di piccoli commercianti si sono espressi a favore della norma. Per loro, la concorrenza con i grandi centri commerciali e i colossi del commercio online è impari e la chiusura forzata in alcuni giorni dell’anno sarebbe una forma di tutela per le piccole botteghe, che potrebbero “respirare” senza subire la pressione della grande distribuzione organizzata.

Contrari alla chiusura

  • Le grandi catene e i centri commerciali: i colossi della grande distribuzione sono invece contrari alla proposta. La chiusura dei negozi in giornate come il 25 dicembre o il primo maggio significherebbe una perdita di fatturato. In una società sempre più abituata alla “disponibilità immediata”, chiudere i negozi rappresenta un “passo indietro” per loro.
  • Le associazioni dei consumatori: c’è chi teme che la chiusura possa portare a disagi per i consumatori. Alcuni giorni di festa, come il primo maggio o il 26 dicembre, vengono considerati utili per fare shopping, soprattutto nelle grandi città turistiche come Roma, Milano o Firenze.

Possibili conseguenze per i consumatori

La chiusura forzata di negozi e centri commerciali avrà sicuramente un impatto anche sui consumatori. Le abitudini di acquisto dovranno adattarsi a questa nuova regola. Se oggi i cittadini sono abituati a fare shopping il giorno di Santo Stefano o a comprare all’ultimo minuto il regalo di Natale, con la nuova legge questo non sarà più possibile.

Ma c’è anche chi sostiene che questa proposta potrebbe portare a un cambiamento positivo nelle abitudini di consumo. L’obbligo di chiusura nei giorni di festa spingerebbe le persone a organizzarsi in anticipo, riducendo la tendenza all’acquisto compulsivo dell’ultimo momento.

Cosa succede negli altri Paesi europei?

A livello europeo, la chiusura dei negozi nei giorni festivi è già una realtà in molti Stati. In Germania e Austria, ad esempio, i negozi sono chiusi la domenica e durante le principali festività nazionali. Anche in Francia e Spagna le aperture straordinarie sono limitate a poche giornate specifiche, con deroghe solo per i centri commerciali situati in aree turistiche.

In questo contesto, l’Italia risulta essere uno dei Paesi con la legislazione più permissiva e liberista sulle aperture festive. La proposta di Fratelli d’Italia intende allineare l’Italia agli standard europei, garantendo ai lavoratori del commercio il diritto al riposo.