Bergoglio al telefono con Assad

Dura la linea di Papa Francesco contro l’ipotesi di un intervento armato in Siria

Dopo l’appello lanciato in occasione dell’Angelus e su Twitter, al grido di “Mai più guerra”, Papa Francesco si confronta direttamente con Assad. E lo fa al telefono.

Qualche giorno fa, aveva chiesto che "la comunità internazionale" agisse "sulla base del dialogo".
"Il grido della pace – aveva annunciato – si levi alto perché tutti ripongano le armi e si lascino guidare da un anelito di pace".
Poi, aveva annunciato una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero.
Un invito rivolto a tutti, a qualunque credo appartenenti.

"C’è un giudizio di Dio che è anche un giudizio della storia sulle nostre azioni, a cui non si può sfuggire – aveva detto – In questi giorni il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato dai drammatici sviluppi che si prospettano".

"Non è la cultura dello scontro, la cultura del confitto – aveva poi aggiunto – quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma la cultura dell'incontro, la cultura del dialogo, questa è l'unica strada della pace".
Perché la guerra chiama guerra, e la violenza chiama violenza.
Ovvero: non si può pensare di contrastare le armi chimiche di Assad, utilizzate contro la popolazione civile (mancano ancora le prove, come ha ricordato Putin a Obama!), bombardando a propria volta popolazioni inermi.

In questo modo, Papa Francesco ha fatto sue le parole di Papa Wojtyla, pronunciate alla vigilia della guerra in Iraq.
Papa Francesco, così, non ha solo risposto in modo coerente ad un’etica cristiana (e non della Chiesa, che spesso ha fatto appello alla dottrina della “guerra giusta”) di pace e bene tutta improntata al ripudio della guerra, ma dimostra di non voler rimanere indifferente a certe questioni politiche che coinvolgono il mondo intero, quel mondo di cui anche lui è guida (seppur spirituale), e che pertanto non può rimanere senza punti di riferimento.
Inoltre, quello che Papa Francesco ha rivolto ai ‘generali’ del mondo, è anche un invito a tentare tutte le strade diplomatiche possibili, come non è stato fatto finora.
Perché il conflitto in Siria potrebbe assumere dimensioni non calcolabili, con conseguenze catastrofiche, che riguarderebbero tutti, molti altri innocenti, oltre ai troppi già coinvolti.
E il sangue degli innocenti pesa sulla coscienza.

E mentre il Congresso, in America, sta tentando di aiutare Obama, non lasciandolo solo nella sua convintissima scelta di dichiarare guerra alla Siria, e dopo il diniego del Parlamento britannico, Papa Francesco tenta di percorrere un’altra strada. Quella del confronto diretto con il Presidente siriano Bashar al Assad.

La notizia è stata diffusa da Clarin, il quotidiano argentino, che ha citato fonti vaticane.
Dal Vaticano, però, per ora non è giunta nessuna conferma.
Ma non sorprenderebbe affatto sapere che Papa Francesco ha davvero compiuto un’azione simile. Sarebbe una conferma della sua volontà di non rimanere estraneo, di camminare in mezzo ai popoli, di mantenere un ruolo centrale nello scenario internazionale per evitare una (un’altra) guerra nei Paesi mediorientali.

Secondo il quotidiano argentino Clarin, inoltre, quella di Bergoglio sarebbe “un’offensiva diplomatica”, che potrebbe coinvolgere, in un futuro molto prossimo, anche Barack Obama.

Tutto per convincere chi-di-dovere a desistere e a non attaccare la Siria.

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