Bibliofilia, cibo e altre nudità

Ognuno di noi ha abitudini che se è single condivide con il partner solo dopo una serie di incontri

Ognuno di noi ha un luogo o un’azione che se è abituato ad essere single condivide con il proprio partner solo dopo una serie di appuntamenti, quando, per così dire, ci sembra di avere una certa ‘intimità, di essere in confidenza con lui. Per molte donne queste azioni confidenziali coincidono con il fare sesso, eterno dilemma se al primo, al secondo o al terzo appuntamento. Poi ci sono le consuetudini che ci piace compiere ma che, se non c’è sintonia, non condividiamo con l’altro e custodiamo gelosamente e ce ne sono altre tediosissime che, se condivise con la persona giusta, diventano irrinunciabili.

Fare la spesa assieme all’uomo che frequentiamo, sovente, è segno di un legame che sta diventando importante. Ricordo una mia amica che alle sei del mattino andò a fare il test di analisi dell’ hiv col suo uomo di allora, perché lui era un ipocondriaco delirante. Svegliarsi presto e andare a fare il ticket, sottoporsi ad un esame così ‘privato’ e che spaventa sempre, è certo sinonimo di intimità, almeno di un certo tipo, ancorché di sfiducia da parte del di lei compagno. Tutto ciò ci pone un quesito: quando arriva la confidenza in una relazione amorosa?

Ritengo che ci siano due attività più intime del sopravvalutato sesso da fare con un uomo: mangiare e andare in libreria. Sì, perché la prima necessita di caduta di maschere, sovrastrutture, e la seconda rivela verità, velleità e aspetti nascosti.

Il cibo svela vizi, difetti e fa cadere atteggiamenti artificiosi da ‘femme fatale’, costruiti su misura per la seduzione. Davanti a un piatto di pasta siamo, come in vasca da bagno, nude. Avete fatto mai caso che al primo appuntamento, tranne la sottoscritta s’intende, si è sovente inappetenti?
Ma già al secondo rendez-vous, la storia cambia. Mentre mangiamo e beviamo difficilmente possiamo controllarci se ci piace ( e a chi non piace…). Non baderemo ad essere sexy e conturbanti e guarderemo anche lui con occhi diversi.

Ci sono uomini che si gettano heideggerianamente senza prendere fiato sulle pietanze, nemmeno avessero i polmoni d’acciaio o la bombola d’ossigeno. Poi esistono anche quelli che tolgono il grasso al prosciutto e personalmente li trovo insopportabili, è un sintomo che ci dice che dovremmo considerare di non prendere un altro appuntamento insieme se non vogliamo che ci controlli il girovita.

Anche per la seconda azione occorre una certa complicità. I libri sono personalissimi e personalismi, intimi, vi si riflettono gusti, talvolta ricordi e narcisismi. Possiedono un odore, hanno un immaginario di riferimento che per ognuno di noi è, nemmeno a dirlo, quanto di più soggettivo possa esistere. Parlare di libri, di generi, di scelte letterarie, di autori e di acquisti di libri non è cosa da prender alla leggera. Da un libro deduciamo moltissimo della persona con cui usciamo, da un romanzo scelto, sottolineato con la penna o la matita, acquistato, preso in prestito in biblioteca ( ah, le biblioteche, che luoghi magici!), letto, amato.

Oppure da un autore prediletto o detestato o, peggio, sconosciuto all’uomo che frequentiamo. Un libro disvela il mondo del nostro amato, un mondo ignoto che stiamo a tentoni provando a penetrare e viceversa.
Mi confida una conoscente trentenne: “Ho iniziato la relazione con un uomo che in contemporanea mi ha regalato un libro senza conoscere i miei gusti letterari. È uno dei suoi romanzi preferiti, ‘Piattaforma’ di Michel Houellebeq, che un mio amico definisce ‘un autore misogino’. Il libro non l’ho ancora terminato, sono scaramantica, finché la storia non prende la giusta piega, non arriverò all’ultima pagina”. Strane manie, signore-i.

(già pubblicato su www.lecittadelledonne.it )

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