La bimba morta nel campo rom in zona Muratella a novembre dello scorso anno, a Roma, era denutrita e malata. Lo conferma l’autopsia, svolta sulla piccola che è stata ritrovata senza vita nel campo di via Luigi Candoni.
Il deficit assistenziario all’interno del campo avrebbe fatto il resto, infatti la polmonite che l’ha portata al decesso non sarebbe stata identificata correttamente e quindi curata. La bimba dormiva in un container con la mamma e il papà, ma aveva iniziato a sentirsi male la notte tra il 28 e 29 novembre. La famiglia viveva senza acqua calda, i nonni dormivano a terra tra coperte sporche.
Purtroppo i soccorsi, arrivati sul posto, non sarebbero riusciti a salvarla.
L’esame autoptico sulla piccola è stato disposto dal pm Maria Gabriella Fazi. I genitori sono accusati di maltrattamenti in famiglia. Le accuse a loro carico ora si aggravano perché la neonata non era nutrita adeguatamente.
Il papà della bimba morta è un uomo di origine serba di 30 anni e la mamma una 24enne nata a Berlino. Ora rischiano il carcere.
Al di la delle responsabilità personali di questa famiglia c’è una problematica etica e sociale che ci riguarda tutti. La Questione rom, complessa, intricata e delicata, intorno alla quale ruotano interessi economici, strumentalizzazioni politiche, pregiudizi etnici e paure sociali, quando verrà risolta? Quando si inizierà a pensare davvero che nessun essere umano in condizioni di ghettizzazione può essere un cittadino in sintonia con i diritti e i doveri di uno Stato?
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