Cronaca

Brilla una stella in sala: ricordo di Giulia Puleio a 5 anni dalla scomparsa

22 giugno 2018 – 22 giugno 2023, 5 anni da quella drammatica notte.

Giulia Puleio e Alessandro Narducci, rispettivamente chef de rang e chef executive del ristorante Acquolina di Roma, due vite spezzate da un tragico incidente sul Lungotevere della Vittoria. Avevano appena terminato il servizio al Vinòforum (importante evento gastronomico della Capitale) quando, in sella a uno scooter, sono stati investiti da una Mercedes classe A. Il violento impatto e il successivo volo di oltre 20 metri non hanno lasciato scampo ai due giovani protagonisti dell’alta ristorazione romana.

In questi ultimi mesi, grazie ad una serie di situazioni e coincidenze ho avuto la fortuna di “incontrare” e conoscere Giulia, anche se dentro di me ho sempre pensato che le coincidenze non esistessero… “ogni giorno ci sono persone e luoghi che ci aspettano da sempre”! Ecco, mi piace pensare che Giulia mi stesse aspettando per una delle mie interviste, è stata un dono del destino.

Venticinque anni, bella, determinata, con una grande passione per la ristorazione e la sala in particolare; ormai lanciata verso una luminosa carriera, il suo lavoro era rigore e precisione. Tra le esperienze più importanti possiamo ricordare il Capofaro Locanda & Malvasia di Salina (Isole Eolie, Sicilia), il ristorante Novikov di Londra e la Locanda Locatelli, sempre a Londra con lo chef Giorgio Locatelli, prima di tornare a Roma ed iniziare la sua avventura al ristorante Acquolina.

Questo articolo nasce meno di un mese fa dalla voglia di far conoscere a tutti questa splendida ragazza e renderle il giusto omaggio e lo facciamo attraverso i racconti e i ricordi di alcune delle persone più importanti della sua vita: la mamma Cristina, che ormai dedica la sua esistenza al ricordo della figlia; il fratello Davide, chef e patron del ristorantePulejo (1 stella Michelin) ed infine Andrea La Caita, Restaurant Manager e socio di Acquolina (2 stelle Michelin).

Giulia e la mamma Cristina

Signora Cristina buongiorno, ci può regalare un ritratto di sua figlia Giulia?

Giulia già da bambina era giudiziosa, giocherellona e dolcissima. Sin da subito si notava la sua fermezza caratteriale, il suo essere cocciuta ma anche decisa e ha sempre mirato il suo obiettivo. Le maestre mi dicevano quanto fosse testarda ma al tempo stesso giudiziosa e questo equilibrio formava la ragazza in modo appropriato. Ha sempre voluto fare di testa sua ed è sempre riuscita nel suo intento, sembrava sapesse già ciò che voleva.

Come è nata la passione per la ristorazione e la sala in particolare?

In adolescenza, come tutti i ragazzi, ebbe un po’ di confusione tanto che si iscrisse al Liceo Scientifico ma fece solo un anno. L’anno seguente, su consiglio del fratello, si iscrisse alla scuola Alberghiera e fu un successo. Prese “ricevimento” ma si innamorò subito della sala tanto da convincere i Professori ad assegnargli mansioni da sala. Chiedeva sempre di fare stage, li tormentava per fargli fare pratica nei ristoranti. E poi teneva tantissimo al suo papillon, era sempre in ordine. Questa passione è cresciuta ancor di più durante l’esperienza a Salina (Isole Eolie, Sicilia) insieme al fratello.

Fu Davide a consigliarla all’allora chef di Capofaro, Ludovico De Vivo e per lei fu un’esperienza meravigliosa: la prima lontano da casa, con il fratello, in un’isola bellissima di cui si innamorò. Lì diventò chef de rang. Giulia desiderava tanto che io la andassi a trovare per passare qualche giorno insieme ma non fu possibile. Andai a Salina nel 2019, l’anno successivo alla sua morte.

Rovistando tra le sue cose e con l’aiuto dei suoi colleghi di allora mi creai una mappa con tutti i luoghi che lei frequentava, compresa la casa che fu il suo primo alloggio, e feci questo giro bellissimo, indossai anche i suoi vestiti e mi ricordo che lasciai sulla balaustra di un “Belvedere” un saluto a Giulia. Fu il mio viaggio con Giulia a Salina.

Giulia con il papà

Lei è molto attiva sui social dove dedica tantissimi post a sua figlia, c’è un motivo particolare?

L’utilizzo dei social è più un’esigenza. Lei era social quanto bastava, lì dimostrava il suo amore verso la famiglia e verso di me in particolare. Noi ci sentivamo telefonicamente tutti i giorni e quando era fuori non sempre bastava la telefonata quindi comunicavamo su Facebook, perché il nostro legame doveva essere da testimonianza a tutto il mondo ed io sento di doverlo fare ancora adesso. E’ come se mi mancasse qualcosa, è come se fosse morta anche quell’abitudine che avevamo. La memoria del ricordo me la fa sentire ancora viva e il mio terrore è che lei non sia ricordata più da nessuno. Ho bisogno di questo, ho bisogno che qualcuno la ricordi e che mi parli ancora di lei, magari anche cose che non ho mai saputo. Ho bisogno di essere ancora vicina a Giulia.

Ho letto molti post ma ce n’è uno che mi ha colpito particolarmente: quello che parla di un sogno, i suoi figli che preparano un pranzo, uno cucina l’altra apparecchia la tavola, continui lei…

Questo è un sogno ad occhi aperti che avevano sia Davide che Giulia e lo facevano insieme quando ci incontravamo nei giorni di festa, come Natale o Pasqua, un sogno che si è avverato ma senza di lei. Giulia mi diceva: “Mamma io mi metto in sala e Davide in cucina. Collaboreremo insieme, ci divertiremo molto e sarà un successo”. Poi io andavo a lavare i piatti e loro continuavano a fantasticare su questo ristorante. Già allora avevano le idee molto chiare, sapevano già cosa volessero ed erano molto convinti. Loro erano talmente uniti che anche quando erano lontani si sentivano sempre, erano sempre in contatto.

Abbiamo parlato di questo sogno, di questo ristorante anche con il fratello Davide nella sua intervista pubblicata lo scorso aprile quando ci svelò anche che nel nome Pulejo la “i” diventa “j” proprio in memoria di Giulia, ma ricordiamo le sue parole…

Giulia con il fratello Davide

Davide, durante questa chiacchierata abbiamo fatto solo un piccolo accenno… possiamo concludere con un ricordo, anche professionale, di Giulia?

Certe volte sembra come se il tempo non fosse mai passato e quando mi fermo a pensare mi rendo conto che la vita alcune volte è proprio stronza ed ingiusta. Avevamo tanti sogni che volevamo realizzare insieme, questo ristorante ad esempio. Infatti, anche mia mamma e mio papà lo hanno voluto fortemente. Ci sono tanti bei ricordi ma anche malinconia, rabbia, delusione è un misto di sensazioni inspiegabili. Cerco di portare avanti la sua memoria; io sto tutto il giorno, tutti i giorni qua dentro e lo faccio anche per lei. Tutti i risultati che raggiungo sono dedicati a lei, lei fisicamente non può ma ci penso io e questo aiuta anche i nostri genitori.

Purtroppo, Giulia non ha realizzato il sogno che condivideva con il fratello, la sua corsa si è bruscamente fermata ad Acquolina e proprio al suo ultimo Restaurant Manager, Andrea La Caita, abbiamo chiesto un suo ricordo…

Andrea La Caita nel suo ristorante di Tivoli con la targa dedicata a Giulia e ad Alessandro Narducci

Andrea, come era Giulia sul lavoro?

Giulia, anche se aveva i colori tipici della ragazza mediterranea, di animo era tedesca; una delle ragazze più inquadrate che abbia mai conosciuto sul lavoro. Era di una serietà incredibile, quasi disarmante, mentre con il cliente mostrava una dolcezza unica. Era una perfezionista ai limiti della maniacalità, mi ricordo con che attenzione e passione stirava le tovaglie di Acquolina, erano perfette! Era una ragazza molto dolce e molto integrata con il gruppo, insieme anche ad Alessandro (lo chef Narducci) avevamo una squadra bellissima tanto che passavamo molto tempo insieme anche fuori dal lavoro. Non esiste persona che può dire qualcosa di non positivo di Giulia. Una ragazza molto preparata, studiava tanto, aveva passato anche la dura formazione dallo chef Locatelli: una grande professionista ed una persona unica.

Voglio concludere questo ricordo di Giulia con le sue parole, parole che dedicò alla mamma proprio pochi giorni prima dell’incidente (torniamo alle coincidenze!):

“…, come ami tu è un qualcosa di così profondo che non si può spiegare e che neanche una figlia può perché io una persona come te mi auguro di non ritrovarla mai perché voglio solo te e tu mi basti per una vita intera!”

Giulia Puleio, 9/6/2018

Ristorante Pulejo, una nuova stella Michelin illumina Roma (nel nome di Giulia)

Simone Pacifici

Nato a Tivoli (Rm) il 28/07/1977, narratore di enogastronomia per la passione ereditata dalla famiglia materna. Negli anni ha frequentato corsi di cucina, pasticceria, sala e giornalismo enogastronomico.

Post recenti

Lauree, questi percorsi sono i più RICHIESTI sul mercato | A gran sorpresa c’è anche questo corso: sei ancora in tempo per iscriverti

Se vuoi trovare lavoro subito, devi iscriverti a uno di questi corsi post diploma: sono…

2 ore fa

Olevano Romano, detenzione e spaccio di cocaina: arrestato 67enne

I Carabinieri della Stazione di Olevano Romano hanno arrestato un uomo di 67 anni, residente…

4 ore fa

Cosa fare a Roma e nel Lazio, weekend 23 e 24 novembre

Eventi, sagre, mostre, esposizioni e tanto altro nelle province e nei comuni del Lazio. Vediamo…

4 ore fa

Tappeto, lo hai sempre lavato nel modo PEGGIORE | Questo è l’unico rimedio valido: sei ancora in tempo per rivitalizzarlo

Puoi lavare il tuo tappeto in maniera impeccabile solo utilizzando questo rimedio. Dimentica tutti i…

8 ore fa

Alessia è coinvolgente e carismatica | La Celentano se la ride, anche il suo vecchio NEMICO le dà ragione: le dichiarazioni sono chiare

Amici sta entrando nel vivo e qualche giorno fa il pubblico ha assistito ad una…

19 ore fa