Quando ieri ho visto sul web il video di un adolescente che minacciava con durezza un professore, il mio cuore ha iniziato a battere all’impazzata. Mi sono subitaneamente identificato col professore; non solo per una mera questione d’età, ma soprattutto, per il fatto che fino a poco tempo fa, ho anch’io insegnato. Poi, per motivi di orari inconciliabili tra il lavoro alla radio e il lavoro alla scuola, ho scelto di lasciare quest’ultima, pur se con dolore. Se dicessi che l’insegnamento non mi manchi, direi una falsità. Amo insegnare, amo i giovani, e sento inoltre profondamente la responsabilità di formarli in modo illuministico, ma integrando anche gli aspetti simbolici, ideali e trascendentali della vita, senza cui, secondo me, l’esistenza e la conoscenza, sarebbero parziali.
Alla frase del ragazzo: “S’inginocchi professore”, la mia pressione era salita alle stelle. Mi sentivo girare la testa. Pensai istantaneamente: “ Se fosse capitato a me, lo avrei mandato in ospedale”. Perché io, che sono ‘politicamente scorretto’e calabro, avrei reagito. Io ‘non me la sarei tenuta’. Io gli avrei menato e insegnato come non tutti ‘gli anziani’ siano sottomessi e deboli, ma sappiano difendersi e mettere a terra un bullo offensore, se necessario. Poi avrei pagato le giuste conseguenze penali. Ma se lo Stato non mi tutela e difende, io, mi tutelo e difendo, da solo!
Come insegnante ho incontrato giovani di ogni provenienza sociale: imbottiti di psicofarmaci, complessati, tossicodipendenti, alcolizzati, depressi, bipolari, asociali, psicopatici, mafioselli, camorristelli, ‘ndranghitistelli, che hanno tentato, inizialmente, di ‘procurarmi un sentimento di paura’ ma la mia esperienza di vita nella piana di Gioia Tauro e nell’Aspromonte, è stata perfetta per aiutarmi a‘difendere’ con la parola da ogni tentativo di intimidazione. In sintesi, vi assicuro che i ‘peggiori’ dopo alcuni minuti di dialogo in cui ‘definivo i confini’ e imponevo regole di ‘convivenza scolastica’, diventavano i ‘migliori’.
Quando ero studente ho visto professori alzare le mani su miei compagni che non studiavano. Poi a casa, quei compagni, avevano il resto di botte dai propri genitori. E vi assicuro che ritornavano a scuola cambiati. Si rimettevano a studiare in silenzio e diventavano pure bravi. Oggi è l’opposto! Oggi a essere picchiati e umiliati dai genitori dagli alunni, e soprattutto dallo Stato Italiano, sono i professori e i maestri. Chi mi ascolta a RadioRadio sa che da anni porto avanti l’idea (non nuova certamente) che in tutte le aule delle scuole secondarie italiane, debbano essere installate telecamere con video registratori; per la tutela degli alunni e dei professori. Perché bastano ‘4 ragazzacci’ che si mettano d’accordo per rovinare la vita di un professore; basta un ‘piccolo pusher scolastico, per creare ‘diffamazioni’ ad uopo, per distruggere la vita di un professore: la cronaca racconta.
Io, che ho oramai qualche capello grigio, ricordo ancora amorevolmente i miei professori e le mie maestre. Non ne ho dimenticato neanche uno di loro. Devo a loro se so leggere e scrivere. Devo a loro se so decifrare un’antica poesia o un saggio. Devo a loro se conosco qualche lingua. Devo a loro se so far di conto. Devo a loro, in sintesi, la felicità che la cultura mi procura nel profondo dell’anima quando ascolto i migliori di me o quando parlo e sono ascoltato. Il mio modo di decifrare il mondo a livello di coscienza, dipende più dagli insegnamenti ricevuti dai miei maestri e professori, che dai miei stessi genitori. Poi, la mia volontà e desiderio avido di apprendere, ha fatto e sta facendo il resto.
Una società che non abbia in nessuna considerazione i professori è certamente ‘destinata’ al fallimento, alla decadenza, alla regressione totale. Sono le nazioni come la Cina, che rispettano e pagano dignitosamente i loro professori, quelle che son cresciute di più, negli ultimi decenni. Se per caso le città restassero senza elettricità e di conseguenza senza Internet e Wikipedia, ci si renderebbe conto quanto gli insegnanti siano importanti, per tramandare la conoscenza dello scibile umano.
Le nuove tecnologie che potrebbero essere uno strumento utile per migliorare gli aspetti dell’insegnamento e i rapporti stessi tra insegnanti-studenti, finiscono per essere aspetti negativi del momento di apprendimento. La scuola italiana non è preparata ancora, nel 2018, a questo cambio importante. Molta gente è convinta di essere intelligente solo perché sa fare una ricerca su Google. Questa rappresenta una ‘illusione’ nefasta. Il bravo professore, invece accompagna lo studente nella crescita intellettuale e umana anche al lume di una candela.
Il vero professore non deve essere un amico ma una diga dinanzi al precipizio adolescenziale; un paracadutista esperto, un istruttore (a tandem) che fa ‘scendere a terra dolcemente, dall’alto del narcisismo e dell’onnipotenza, i giovani contemporanei. Scriverei ancora per ore, ma vi proteggerò, per oggi, concludendo, dai miei scritti e pensieri. Permettetemi però di finire con un racconto breve: Giorni fa, durante ‘Accarezzami l’anima’ ho ricevuto un sms pubblico in cui una madre (ricordo perfettamente nome e cognome) mi ringraziava affermando che io ero un ottimo professore e che suo figlio (mio ex studente) stava benissimo. Mi diceva che suo figlio era cresciuto intellettualmente e viveva in una nazione all’avanguardia.
Non vi è nulla di più importante, credetemi, per un professore sano mentalmente, che il progresso intellettuale e sociale di un suo ex alunno. Io, ex alunno, non mi sento ancora. Alla mia età, amo tutti i miei insegnanti e finanche ogni persona che mi abbia insegnato pur se una minima cosa.
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