La società tutta è in insurrezione per le notizie violente e vergognose di studenti contro professori e non solo. Il termine "violente" è un dato di fatto, il termine "vergognose" è semplicemente un giudizio. Il primo che sia interno all'istituzione e il secondo rimanga nei talk show. Facciamo con riflessione il punto delle situazioni ed evidenziamo il giusto significato ai "dati di fatto!" Nel mondo della scuola, sempre più spesso ma non dappertutto, sono tutti contro tutti: studenti, genitori, professori, dirigenti. Tutto è cambiato e sono cambiate anche le specifiche armi a difesa di ogni ruolo. Sono stati superati tutti i limiti della decenza, dentro una istituzione vocata ad una specifica mansione. Certo! Ma l'omertà, il voler tacere, il non sapere come far rispettare le regole di una società civile o "del chi fa cosa e come può farlo", tutto restituisce una confusione tale da sfociare in atti penali con responsabilità diffuse. Una scuola col silenziatore uccide indisturbata.
A questo punto anche i video vietati in classe aprono un dibattito importante ma questa è un'altra storia. Un insegnante non può arrivare a non reagire ad una situazione di vilipendio, intimidazione, aggressione: questa è istigazione. Un insegnante non deve e non può accettare che si facciano video in classe: questo è contro il regolamento interno. Un insegnante che ha a che fare con minorenni deve sapere come e cosa fare se delinquono in classe pesantemente. Un dirigente deve e può denunciare e non coprire per il quieto vivere; Un dirigente deve pensare ai diritti di tutti con prese di posizioni educative e non reagire solo alla repressione del singolo; il Dirigente non è più solo un Preside, i significati sono in sostanza diversi. Quei figli persi che siano le autorità competenti ad occuparsene perché messi nella condizione di intervenire a ristabilire l'ordine, la calma, gli equilibri.
I genitori che facciano i genitori! I genitori che sappiano ascoltare! Che abbiano la capacità e il tempo di ascoltare! I figli hanno bisogno di questo! Si accertino della verità sentendo tutto e se non lo sanno fare che lascino fare. Non aggredire ed offendere: c'è galera per tutti. Sembra la società caledoscopica della menzogna: "tanto sei un bugiardo dunque con un cazzotto ti azzittisco e faccio vedere io a mio figlio chi ha ragione!" Le caverne più buie del pensiero. Manca l'ascolto vero. Manca la differenza tra offesa, umiliazione e invito al cambiamento. Manca il rispetto per se stessi e il proprio ruolo attivo, vero. A tutti i livelli. Si cercano e si danno colpe: facile e sciocco. Non si propongono soluzioni o non si fa riflettere per esse: perché prendersi queste brighe. In questi giorni è tutto un dire e dappertutto si parla dei centinaia di video e di quanto sia il disgusto nel sapere e vedere atteggiamenti di reati veri e propri. Reazioni che fanno parlare e tutti ma proprio tutti dicono la propria!
Solo disgusto e non posizioni. Una perdita di tempo infinita solo sul grido più forte che si sente di più: il disgusto per il divertimento di un video da postare e rendere virale, no però; Il disgusto di quel "compagno" di classe che ridicolizza il prof? Il disgusto per gli altri studenti che subiscono interminabili momenti di violenze e non scuola? La scuola! Questo imbuto sociale fondamentale su cui tutti i più grandi scrittori hanno dedicato parole; noi tutti ci siamo passati; noi tutti abbiamo in memoria ricordi di qualsiasi tipo; oggi tutti la osservano tutti ne parlano, tutti giudicano. Sembra però che non ci si renda conto che la scuola ha cambiato volto, ha cambiato identità. Semplicemente perché riflette la società. Non è più la scuola frequentata dal protagonista del libro Cuore; non è più la scuola frequentata dai 60enni, 50enni, 40enni e anche 30enni; E non è quella che furbescamente è stata chiamata "buona" visto che ha provocato danni incalcolabili.
La scuola sta vivendo oggi ciò che doveva essere pronta a capire 20anni fa con l'avvento di una nuova e diversa comunicazione che avrebbe cambiato tutto: gli stili di vita, le relazioni tra nuclei familiari o professionali, i ruoli e le posizioni. Una comunicazione che ha livellato le distanze e tolto il rispetto, che permente confidenze non possibili, che fa confondere i limiti del lecito. Le squallide situazioni entrate a scuola sono anche il risultato di diverse cause: – Oltre 25 anni di destabilizzazione della scuola stessa, dal suo essere fondamentalmente una istituzione che istruisce, sfilettando gli strumenti sempre utili come la valutazione o la condotta e altro; – Crisi della comunicazione; – Pesantemente destabilizzati i valori; – Assenza del tempo personale indotta da una pressione fiscale ed economica enorme; – popolo stritolato al non poter pensare. Si sono dimenticati tutti gli equilibri dei veri motivi. Allora: questa è una società meravigliosa rimasta su carta e storicizzata. La cronaca ci racconta altro.
E tutti a rivangare quel "noi che" dal sapore nostalgico ma immobile. Vogliamo ancora tenere lo sguardo abbassato o c'è qualcuno che vuole governare e restituirci questa patria? Siamo sconvolti dal pressappochismo, dalla noncuranza, dalla voglia di distruggere i significati veri. La scuola è scuola e non un'azienda. Il prof insegna e non progetta. Lo studente studia e non ciondola e offende tra i banchi pure scomodi. Il genitore educa e cresce i figli, non è egoista e pensa solo a sé stesso. La scuola osserva l'educazione e valuta la condotta, il professore deve richiamare l'attenzione del dirigente responsabile che poi nero su bianco, denuncia. Se tali sono le situazioni allora il ragazzo ha bisogno di intervento correttivo e non è la scuola l'istituzione giusta. Che sia fatto uscire e inviato lì dove può riprendere sé stesso perché qualcuno glielo dà. La scuola non può e non deve farlo.
La scuola ha un'altra vocazione, molto da ridisegnare ma può e deve solo quello e vuole farlo bene. C'è un altro anello di piombo della catena che fa piegare il collo e fa procedere al peggio nonostante i docenti abbiano fatto per mesi e mesi, osservazioni, attenzioni, richieste e cambiamenti: è il sindacato, quello seduto ai tavoli del potere, potente solo per se stesso e il loro lauto compenso, avallando con la firma, i governi dello schiacciamento popolare, firmando per chi è in prima linea, vergognosi contratti centesimali. Serve uno scatto d'orgoglio in piazza forte e chiaro. Di tutti! Non c'è più la forza neanche per questo? Eppure ha una forza smisurata ancora. Il virtuale può organizzare ma la piazza può cambiare.
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