E’ quanto auspicato dal mondo della Rete e degli ambientalisti che, da settimane, sono sul “piede di guerra” a proposito della controversa decisione di riaprire (di fatto) la caccia al lupo in Italia grazie al cosiddetto Piano di Conservazione della specie, in discussione alla Conferenza Stato Regioni. Il Piano in oggetto, fin da subito osteggiato da chi ha a cuore la protezione di un animale così fondamentale per l’ecosistema montano, aveva segnato un primo e importante (quanto sciagurato) punto, quando, nei giorni scorsi, le Regioni avevano approvato tecnicamente l’abbattimento di quelli che erano stati definiti “animali in esubero”. Quasi che ci si trovasse di fronte ad una invasione di lupi famelici, si era stabilito che la conservazione della specie, protetta in Italia da quasi 50 anni dopo aver rischiato l’estinzione, dovesse passare per le doppiette.
Con i giorni che trascorrevano lenti e la protesta che, invece, montava velocemente, si era arrivati alla giornata di ieri quando alcune agenzie di stampa davano quella compatta formazione di regioni a favore della caccia, non più solida come prima. Lazio e Puglia, d’altronde, si erano volute già tirare fuori da una situazione scomoda, debole sul versante scientifico e oltretutto povera sotto il profilo etico.
Lav, Lipu, Enpa e altre associazioni ambientaliste e animaliste erano scese in campo fin dal primo momento. Anche la Rubrica radiofonica AnimAmbiente, condotta dal sottoscritto con Francesco Vergovich aveva raccontato , mesi e mesi fa, l’idea palesata da ambienti vicini al Ministero competente che, già allora, anticipavano la possibilità di rimettere in gioco la protezione dei lupi.
Se quello era Ieri, l’Oggi racconta di un possibile passo indietro che si tradurrebbe in un incremento del numero delle regioni disposte a tornare sui propri passi. Del Ministro Galletti che sbotta: “La conservazione del lupo è un tema troppo serio perché possa essere piegato al clamore mediatico o al populismo di qualcuno. Le Regioni mi dicano cosa intendano fare, ma non permetterò che su una materia delicata come la tutela del lupo, al posto della scienza detti l’agenda chi evidentemente o non ha letto il testo o è in malafede”. L’Oggi, di pancia, sottolineato dal Ministro che se la prende con tutto e tutti, non lascia ben sperare per il Domani che, mancano ormai solo poche ore, lo si può quasi toccare.
Da una parte le proteste, la favola del Lupo Cattivo cui non crede più nessuno (o quasi). Dall’altra, una serie di tavoli e penne e calamai e denunce di allevatori terrorizzati. Nel mezzo, come sempre, chi di tutto questo ne sa niente, assolutamente nulla. Vive cacciando i deboli e malati, si accoppia e protegge il branco. Di notte canta alla luna, aspettando il Domani. Già, ma si sa, "del doman non v’è certezza".
* Foto di Sandro Chillemi
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