Caffè Gambrinus, il caffè letterario di Napoli. Ritrovo di intellettuali, politici e uomini d’affari
Salotto letterario, galleria d’arte, animatore della cultura partenopea, il Caffè Gambrinus apre per la prima volta al pubblico le sue eleganti sale nel 1860
Ultima tappa prima di lasciare Napoli. Scendendo dal Rione Sanità in direzione centro storico, attraversiamo la vivace Via Toledo.Da una parte i caratteristici Quartieri Spagnoli, dove troviamo il folcloristico mercato di Pignasecca. Dall’altra Spaccanapoli, Piazza Dante, San Gregorio Armeno…
Napoli, una città vitale
Ovunque babà, sfogliatelle (riccia o frolla?), pizza a portafoglio, pizza fritta, o’ cuoppo, locali di cucina tipica napoletana. Di certo in questa città non moriremo di fame! Finalmente arriviamo nell’imponente Piazza Plebiscito dove c’è la nostra meta. Tra Piazza Plebiscito e Via Chiaia, proprio davanti al Teatro San Carlo possiamo ammirare l’eleganza del Gran Caffè Gambrinus, il più importante caffè di Napoli, membro dell’Associazione Culturale Locali Storici d’Italia.
Salotto letterario, galleria d’arte, animatore della cultura partenopea apre per la prima volta al pubblico le sue eleganti sale nel 1860 con il nome di Gran Caffè. Si avvale dell’opera dei migliori baristi, pasticceri e gelatai d’Europa ottenendo il riconoscimento di “Fornitore della Real Casa” attribuito dai Savoia solamente ai migliori fornitori del Regno delle Due Sicilie. Nel 1890, dopo una massiccia ristrutturazione, opera di oltre quaranta tra artisti ed artigiani, diventa una preziosa galleria d’arte ed è qui che assume il nome di Gran Caffè Gambrinus, in onore del leggendario Re delle Fiandre inventore della birra.
Il caffè a Napoli è Gambrinus
Venne ben presto frequentato da Re, Regine, scrittori, poeti e politici del tempo, tra i più illustri ricordiamo la Principessa Sissi, Gabriele D’Annunzio, Oscar Wilde, Ernest Hemingway solo per citarne alcuni. Ma nel 1938 venne chiuso perché considerato ritrovo antifascista così diventò la sede del Banco di Napoli. Fu nei primi anni 70, grazie all’acquisizione di Michele Sergio e a un lungo lavoro di restauro, che il Gran Caffè Gambrinus tornò ad essere il salotto elegante della città.
Oggi il lavoro viene portato avanti dai figli di Michele, Antonio e Arturo e dal nipote Massimiliano Rosati. Insieme sono riusciti a realizzare il sogno di Michele, riportare il Gran Caffè Gambrinus ai fasti di un tempo, tempio del caffè espresso napoletano e dei dolci tipici napoletani. Nel tempo è divenuto tappa fissa dei Presidenti della Repubblica che si sono succeduti negli anni, in visita a Napoli, ma anche di altre importanti personalità della politica, della cultura e dello spettacolo. Sorseggiando un buon caffè incontriamo Antonio Sergio, promotore del caffè sospeso e referente per le numerose iniziative di volontariato qui ospitate.
Bentrovato Antonio, quanto lavoro e quanta soddisfazione per lei e la sua famiglia aver riportato il Gambrinus ai fasti di un tempo?
Tanta soddisfazione, però non riesco a vivere questo momento. Io e mio fratello Arturo abbiamo portato avanti un desiderio di nostro padre, riportare il Gambrinus ai fasti di 100 e più anni fa. Papà quando iniziò questa avventura veniva deriso da tutti, lo prendevano per pazzo. Anche quando girava per gli uffici del comune gli ridevano dietro, allora era tutto nelle mani del Banco di Napoli e la sua sembrava una sfida impossibile.
Dovete sapere che Camillo Benso di Cavour decide di unire l’Italia perché nelle casse del Banco di Napoli c’erano più soldi che in tutta Europa, fecero l’Italia con i nostri soldi, a quel tempo il sud era più ricco del nord. Mio padre dovette usare i fondi della Cassa del Mezzogiorno per rilevare questo locale, ma anche la Cassa del Mezzogiorno era un escamotage per arricchire gli imprenditori del nord. Ormai sono diventato campanilista al massimo, ne parlavo proprio qualche giorno fa con Gigi D’Alessio, in occasione del suo concerto qui a Piazza Plebiscito, e lui stesso mi ha detto: ”Non sai quanto ho sofferto e quanto sto sgomitando per Napoli!”.
Qui ci sono delle opere d’arte che si trovano nelle collezioni contemporanee sull’ottocento napoletano, tempo fa l’ex Ministro della Difesa Roberta Pinotti mentre andava in bagno ed attraversava le sale all’improvviso si fermò e mi disse: ”Non so lei ma io mi sto emozionando!”. Non la vivo direttamente ma di riflesso, però le soddisfazioni che mi dà questo locale sono tante, qui ho incontrato gli ultimi cinque Presidenti della Repubblica. Questo locale è emozione, cultura, letteratura. Il visitatore comune dice: che bello! Ma rimane là, invece gli animi più nobili, più acculturati quando vengono si esaltano nel vedere queste opere, questo locale.
Cosa rappresenta invece il caffè a Napoli?
Il caffè è aggregazione, è socialità! Parte dal barista, il quale fa il caffè come fosse una sfida con se stesso e con gli altri. Come un’artista che modella un vaso!
Offrite anche un’ampia varietà di dolci tradizionali napoletani ma sempre con un occhio alla modernità. Quali sono i più richiesti?
Una volta facevamo gli choux al cioccolato, al caramello, alla nocciola, al caffè, la zuppetta, la deliziosa, ora purtroppo se ne fanno pochissimi. Sono cambiati i gusti, il marketing spinge verso altro. Sono rimasti la sfogliatella, il babà, la caprese e la pastiera che invece è sempre molto richiesta, nonostante sia tradizionale di Natale e Pasqua, ormai si trova tutto l’anno. E’ molto richiesta tanto che, tramite il delivery, la spediamo in tutta Italia ed anche all’estero.
Cosa vede nel futuro del Gran Caffè Gambrinus, dopo il periodo difficile dovuto al Covid?
Abbiamo vissuto due anni tremendi e non so come ne siamo usciti fuori! Il Gambrinus non aveva mai chiuso prima, abbiamo passato le guerre, il terremoto ma sempre aperti! Per noi è la nostra casa, la nostra vita, noi siamo sempre presenti. Proprio pochi giorni fa ho incontrato l’organizzatore della maratona di nuoto Capri-Napoli, che si terrà la prima domenica di settembre e noi accoglieremo tutti i partecipanti.
Siamo anche presenti a Basilea nella Fiera Internazionale dell’Arte, l’Art Basel e ci occupiamo dell’accoglienza in collaborazione con la Netjets, società americana che si occupa della gestione di jet privati. Inoltre abbiamo stipulato una partnership con Segafredo che ha studiano una miscela ad hoc che andrà in tutto il mondo. Infine faccio parte del consiglio direttivo dell’Associazione Locali Storici d’Italia alla quale sono iscritti otre 200 locali.
Per concludere, ci può raccontare qualche aneddoto legato al Gambrinus?
Certamente! Una sera mentre uscivo vedo un signore piccolo di statura con un cappello ed un trench, fermo davanti al banco dei gelati mentre mangia il suo gelato. Mangia e guarda il gelato! Insospettito dal suo curioso comportamento mi avvicino e mi fermo a guardare pensando: ”Questo è scemo? O è pazzo?”. Dopo un po’ alza la testa e mi guarda… era Woody Allen! “Buonasera” gli dissi, “Buonasera!” e se ne andò.