Calabria, far west della politica pre elettorale
La Calabria sempre più martoriata, che cammina lentamente e con la retromarcia innestata, vive una situazione pre-elettorale all’insegna del caos e di maggiore povertà
Finalmente sembra vedersi la luce in fondo al tunnel delle elezioni regionali in Calabria; una boccata d’ossigeno per una vicenda che era avvolta dal mistero, quella della data della prossima tornata elettorale. Questo particolare, non di poco conto, non districa, tuttavia, il groviglio delle prossime elezioni che, nel buon stile calabrese, lascia le candidature di destra, di sinistra e del M5S nell’incertezza più assoluta; anzi, il caos sembra regnare sovrano tra candidature annunciate e poi ritirate, tra candidature autoproclamate e smentite dall’alto e proposte date per scontato ma contemporaneamente avversate su tutti i fronti.
Addentriamoci in questa giungla intricata iniziando dall’uscente governatore Oliverio il quale da mesi ha iniziato la sua campagna elettorale attraverso slogan di ogni tipo, promesse elettorali (immancabili) tra loro eterogenee e programmi per il futuro come se finora avessero governato altri. Oliverio, infatti, sembra essersi svegliato da un lungo sonno prendendo coscienza solo oggi delle vere esigenze di una regione che sta affondando come il Titanic; sembra strano eppure è così, le sue grida di allarme sulla condizione della regione in generale e di alcuni settori della stessa in particolare giungono inaspettati poiché i cittadini si chiedono cosa abbia fatto, come governatore, negli anni del suo mandato.
Oggi la Calabria vive una situazione disastrosa, in primis nel settore sanitario in cui tra prestazioni erogate, gravi e frequenti casi di mala sanità, vergognosa e arretrata condizione degli ospedali, l’immagine della regione si allontana sempre di più da quella di uno stato moderno, civile e organizzato. Nulla c’è da aggiungere su altri aspetti essenziali quali trasporti e infrastrutture o sull’esodo massivo di giovani, neolaureati e non, i quali sono alla ricerca di lavoro al di fuori di un ambiente geografico in cui nepotismo e clientelismo sono la regola; d’altra parte è sufficiente scorrere le pagine di quotidiani e periodici per leggere, a cadenza quasi settimanale, di inchieste, scandali e notizie che sono il riflesso di questo sistema.
Però Oliverio sembra essere ignaro di tutto ciò che è oggi la Calabria e si appresta a imporre, in un modo o nell’altro, la sua candidatura nonostante la precedente avversione del PD regionale nei confronti del rinnovo del suo mandato e il niet opposto da Roma alla sua nuova candidatura. Un PD regionale, tra l’altro, ormai scisso in seguito al nuovo partito renziano del quale è entrato a far parte il senatore Magorno rimasto pressoché in minoranza all’interno del PD calabrese del quale era segretario regionale e dal quale ne era stata chiesta l'espulsione. Insomma un bel minestrone condito dalla onnipresenza dell’ex onorevole Adamo e di sua moglie, onorevole Bruno Bossio, i quali appaiono fare il bello e il cattivo tempo in una sinistra lacerata, divisa e sbrindellata nel silenzio interessato o no di tutti gli altri membri di partito.
La destra o centro destra che si voglia non è da meno in questa situazione di totale caos e incertezza costituita da alti e bassi continui; il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, fratello dell’onorevole Roberto Occhiuto di Forza Italia, ha quasi identicamente a Oliverio imposto la sua candidatura, appoggiata dall’onorevole Jole Santelli coordinatrice regionale della Calabria di Forza Italia e dal giugno 2016 vice sindaco della città di Cosenza, ufficializzandola; anche in questo caso le alterne vicende di questa candidatura, le avversioni e opposizioni alla stessa, l’opposizione da parte di Salvini e, da ultimo, la pronuncia della Corte dei Conti che boccia il piano di riequilibrio finanziario del Comune di Cosenza, hanno portato allo stop della corsa di Mario Occhiuto come governatore della Calabria. Alla sua candidatura, però, si è sostituita quella di suo fratello Roberto che sembra abbia trovato apparentemente tutti d’accordo.
E il Movimento 5 Stelle? Identica storia: auto candidatura, proposta insistentemente, dell’onorevole Dalila Nesci la quale, nell’ultima tornata elettorale delle amministrative, a Tropea non riuscì nemmeno a comporre una lista che le permettesse di concorrere alla carica di sindaco del suo comune; eppure, nonostante il no deciso di Di Maio alla sua candidatura a governatore, ancora insiste, forte della sua vicinanza all’onorevole Fico, sprezzante dei ruoli e della decisione dei vertici del movimento.
Lo scenario delle prossime regionali si esaurisce qui? Niente affatto; sembra, infatti, che a sperare nella sua elezione a governatore ci sia anche Carlo Tansi, ex capo della Protezione Civile regionale, vicino a Oliverio e da lui voluto, il quale se da un lato ha avuto la capacità di smascherare particolari equilibri che si erano radicati nell’organizzazione della p.c. calabrese dall’altro è stato successivamente silurato dalla stessa compagine amministrativa regionale guidata dallo stesso Oliverio; Tansi però non è un politico ma un tecnico e la sua ingenuità lo ha portato, nel suo denunciare meccanismi e equilibri, ad essere condannato dal Tribunale di Roma al risarcimento del sindacato Cisal per affermazioni diffamatorie “disancorate dalla realtà” per usare le parole del giudice romano.
Questo è il panorama politico pre elettorale calabrese che lascia immaginare quale possa essere il futuro di una terra che cammina, sempre più, con la retromarcia innestata, una regione la cui popolazione è quella che, giorno dopo giorno, paga sulla propria pelle lo scotto di una politica non politica facendone le spese; una Calabria in cui una famiglia su quattro è povera, una regione definita dal quotidiano francese Le Monde "povera, bella e sconvolgente". Calabria terza regione più povera d'Europa mentre i privilegi dei suoi politici restano immutati o aumentano, una terra che vede i propri figli costretti ad abbandonare quei posti che potrebbero essere piccoli paradisi ma sono, volutamente o involontariamente, trasformati in piccoli inferni.