Calabria, indagini tra sindaci, dirigenti regionali e aziende sanitarie
Tra arresti di dirigenti regionali, arresti e importanti indagini di sindaci, aziende sanitarie nel mirino dei media nazionali emerge l’immagine di una Calabria depressa. E i politici?
L’ex responsabile della Regione Calabria per la trasparenza e anti corruzione, ora al dipartimento turismo, è stata arrestata per corruzione e falsità ideologica insieme a una imprenditrice turistica vibonese dalla quale avrebbe ricevuto soggiorni vacanzieri nonché pranzi e donazioni di vino in cambio di dritte su bandi non ancora pubblicati.
Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto è indagato dalla Procura di Roma con l’accusa di associazione per delinquere coinvolto in una ipotetica cricca, che avrebbe drenato soldi pubblici destinati alla realizzazione di progetti ambientali all’estero, il cui promotore, sarebbe stato l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini, come riportato sulla Gazzetta del Sud. Fondi regionali messi a disposizione per la prevenzione relativa al dissesto idro-geologico ma non vengono utilizzati e i danni, anche in vite umane, dopo ogni ondata di maltempo sono incalcolabili mentre il responsabile della protezione civile si fa in quattro.
Dell’ASP di Cosenza si sente, legge e scrive di tutto, si può dire peste e corna tanto non cambia nulla, le indagini della procura mettono a nudo solo la punta dell’iceberg mentre uffici, dirigenti, funzionari, direttori generali e amministrativi continuano ad operare inesorabilmente e indisturbati come lo scorrere di un fiume.
Questa è l’immagine che emerge di una Calabria che, negli ultimi tempi, fa acqua da tutte le parti a quanto pare, eppure quanto accade all’interno dell’azienda sanitaria bruzia dovrebbe essere sufficiente, da solo, a smuovere anche le montagne per quanto gravi ed incredibili siano i fatti che la rendono protagonista di servizi giornalistici, televisivi, inchieste e indagini, ma sugli edifici di viale degli Alimena sembra stendersi una cappa non impenetrabile ma sicuramente protettiva se tutto ancora si svolge come sempre nella sua inesorabilità; così anche i pagamenti alle associazioni che hanno svolto servizi essenziali ma che attendono da mesi e mesi dei miseri rimborsi a copertura di quelle spese che hanno consentito all’ASP di garantire servizi importanti altrimenti impossibili da offrire ai cittadini che ne hanno diritto.
Tuttavia c’è un piccolo particolare che caratterizza i ritardi di quei pagamenti per i quali già esistono provvedimenti di liquidazione, impegni di spesa, disponibilità economica e copertura finanziaria, ovvero il silenzio tombale degli uffici nonostante i numerosi solleciti e la comunicazione degli stessi anche alla DDA per evidenziare comportamenti che potrebbero nascondere ben altro, il disegno di mettere alle strette, di costringere all’angolo portandole a chiudere associazioni di volontariato che non hanno le spalle coperte da pompe funebri, da dubbie associazioni, da finanziatori solo apparentemente occulti; la mancata liquidazione delle somme dovute, anche se è tutto in regola per effettuarla, sarebbe l’ultimo atto possibile per dare il colpo di grazia a chi per anni e anni ha operato nella legalità, in un sistema che sempre più somiglia a quello tanto denunciato del Cardarelli di Napoli, e messo in atto da quei colletti bianchi che lo stesso Gratteri ha più volte definito i principali artefici di un sistema mafioso imperante che non è rappresentato soltanto da chi fa parte del clan ‘ndranghetistico di famiglia ma anche e soprattutto da chi, operatore statale o pubblico, ne diventa uno dei principali fautori alimentando la cultura mafiosa del compromesso, della tangente, della collusione, della connivenza, del favore personale o della ritorsione individuale.
Nel corso degli anni scorsi e fino a ieri abbiamo letto notizie, riportate sui mezzi di stampa, della “lotta” di una associazione di volontariato di Diamante contro i meccanismi perversi dell’ASP e dei suoi uffici che, dalle denunce, si assumerebbero forse essere la rotella di un fenomeno più vasto di cui essi sono soltanto un ingranaggio, una sorta di importante concausa che avrebbero orientato fino alla fine la vita dell’associazione dell’alto Tirreno cosentino costringendola a terminare i suoi servizi; eppure gli uffici dell’ASP sono stati più volte chiamati in causa per dare risposte certe, come si conviene ad uffici pubblici, ma con indifferenza assoluta gli stessi hanno continuato a perseverare con atteggiamenti che hanno dell’incredibile ma che bisogna leggere in una ottica completamente diversa da quella del cittadino ingenuo e ligio a regole, leggi e normative.
Anche questa è la Calabria, anche questa è l’ASP di Cosenza e ciò che altrove è fantascienza nel capoluogo bruzio è pura e triste realtà a nulla servendo le decine di articoli di denuncia della testata Iacchitè che, in molteplici occasioni, ha scoperto un nervo della organizzazione politica, burocratica e criminosa cosentina oppure i servizi de Le Iene che, da ultimo, hanno portato alla ribalta il caso di un dirigente dell’Asp, condannato in via definitiva in Cassazione per truffa ma che è rimasto al suo posto senza neanche restituire quanto dovuto nonostante l’indignazione di un senatore, l’on. Bilardi, che ha chiesto, inutilmente, al presidente della Regione Oliverio la rimozione del direttore generale visto il suo immobilismo di fronte a tali fatti.
Oltre a tanti altri aspetti positivi anche questo è Calabria, regione fanalino di coda delle regioni europee con un reddito ai livelli della Grecia per come emerge dai dati EuroStat o dai rapporti Svimez.