Nel panorama politico nazionale, caratterizzato da un tira e molla, da un botta e risposta tra vari politici e tra vari partiti, soprattutto in questo periodo di campagna elettorale, in cui la principale circostanza che emerge è l’attaccamento alla poltrona alla quale si accede con un vero atto di pirateria, con un assalto alla candidatura e alla posizione accompagnata da una assoluta mancanza di programmi veri benché gli stessi, anche se ben previsti, sarebbero solo una parvenza e null’altro, spicca la situazione politico-elettorale della Calabria.
È quanto accade, esempio emblematico di quanto succede in tutta Italia, in Calabria dove l’attuale governatore sembra abbia deciso di candidarsi al di là di decisioni di partito, al di là di strategie elettorali, al di là di un esistente consenso elettorale, al di là della stima di cui ormai gode presso la popolazione calabrese. Un atto di imposizione prepotente della sua presenza, in campo elettorale, senza tener conto di quanto viene lui imputato da una popolazione che lo vede responsabile dell’inerzia politica calabrese ma soprattutto dell’immobilismo nell’ambito dei trasporti, delle infrastrutture e, in primis, di una sanità che è colata a picco come una nave squarciata in due da un attacco nemico; e ciò senza considerare l’intervento della magistratura e delle inchieste che lo vedono coinvolto in prima persona assieme ad altri esponenti della politica calabrese sempre a galla nel mare magnum degli intrighi di potere che portano i politici a gestire la cosa pubblica come se fosse cosa propria. Eppure Oliverio ha l’ardire e il coraggio a prescindere da tutto ponendosi come se fosse il salvatore della sua regione e come se, finora avesse dato lustro al suo operato di governatore risollevando la regione da una condizione di desolazione totale.
Quindi da un lato Oliverio, candidato al di là del placet del PD, e dall’altro? L’alternativa dovrebbe essere il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, fratello dell’on. Roberto Occhiuto di Forza Italia, il quale sinora ha solo proclamato la sua candidatura a forza di spinte mediatiche e giornalistiche. Tuttavia, per dirla alla manzoniana maniera: “Fu vera gloria?” Davvero possiamo dire: “ai posteri l’ardua sentenza” visto che anche Occhiuto non si sottrae, nel bilancio della sua amministrazione della città bruzia, a forti critiche e a dubbi che provengono dal suo coinvolgimento in inchieste giudiziarie alle quali lo stesso dice di essere totalmente estraneo. Architetto che ha dato una nuova eco al mito di Alarico e alla ricerca della sua sepoltura, stoppata dal ministero dei beni culturali e dagli addetti ai lavori del dipartimento di storia e archeologia della locale università della Calabria, si è rivolto verso la realizzazione di progetti di apparente rinnovamento della città con opere pubbliche quali il ponte di Calatrava o il Planetarium oltre ad ulteriori proposte di lavori pubblici spesso bollate come inutili, visionarie e speculative oltre che oltremodo dispendiose.
I suoi programmi elettorali? Nello specifico ancora non si conoscono ma c’è chi preme lungo il muro di contenimento, creato da chi lo appoggia, che sosterrebbe ancora una volta la voluta nebulosità di Occhiuto e la acclarata visionarietà del suo intento di amministrare una regione in cui non è ancora arrivata l’alta velocità e i collegamenti esistenti prevedono tempi di percorrenza pari a quelli di 30 anni fa; una regione in cui lo stato della sanità, sia dal punto di vista strutturale che organizzativo, negli ultimi decenni ha camminato sempre in retromarcia giungendo a livelli che è difficile riuscire a descrivere; una regione in cui la disoccupazione è in costante aumento assieme alla fuga di giovani e di cervelli; ma quest’ultimo elemento è forse voluto da una politica di basso livello alla quale fa comodo creare il vuoto attorno per poter agire indisturbata; e Occhiuto? Risponde a questi canoni ufficiali della politica calabrese? Ne parleremo presto.
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