I campi di Campagnano di Roma sarebbero un tassello importante nella cosiddetta transizione ecologica, infatti nel terreno si nasconde una miniera di Litio. A darne notizia il quotidiano Repubblica.
Il litio è un metallo prezioso che si usa nelle batterie. Nel 2022 il suo prezzo è salito da 14 mila a 80 mila dollari a tonnellata. È anche una delle 34 materie prime necessarie per la transizione energetica. I siti di estrazione fanno parte della mappatura dell’Ispra.
Non le classiche miniere come siamo abituati a immaginare però. Andrea Dini, geologo del Cnr, autore con i suoi colleghi di una mappatura del litio in Italia uscita alcuni mesi fa sulla rivista Minerals, le definisce in effetti miniere atipiche.
Prima di tutto perché il loro impatto sulle campagne circostanti è basso. “Il litio in queste zone di origine vulcanica è disciolto nell’acqua calda che si trova molto in profondità. L’estrazione consiste nel perforare il terreno e intercettare l’acqua. E’ un metodo pulito, ma è anche nuovo” commenta il geologo.
Non lo stesso metodo che usiamo in Australia, dove il litio si estrae dalle rocce; o in Sudamerica dove lo ricaviamo dai laghi salati. In entrambi i casi le miniere hanno impatto sulla vita dei cittadini.
Al momento circa 11,4 chilometri quadri nella valle del Baccano, una depressione rotonda che un tempo ospitava un lago vulcanico, sono oggetto di un permesso di ricerca di Enel Green Power e dell’azienda mineraria australiana Vulcan Energy.
Poco più in là, tra Cesano e il borgo di Santa Maria di Galeria, un’altra ditta australiana ha chiesto un nuovo permesso di ricerca.
Al momento i pozzi esplorativi sono chiusi, quei pozzi che Enel, tra gli anni ’70 e ’80 aveva perforato (circa 15) tra Cesano e Campagnano con l’obiettivo di realizzare impianti geotermici. Ma l’estrazione di tutto quel litio disciolto nell’acqua in profondità, in un’epoca in cui le pile non avevano molto mercato, fu ritenuta difficile e i pozzi furono chiusi.
A luglio del 2022 Enel ha firmato un accordo con Vulcan Energy, l’azienda mineraria australiana che ha brevettato un metodo proprio per l’estrazione del litio geotermico.
A guardare però a Campagnano tutto è immobile come negli anni 80. Questo perché prima di tutto occorre terminare il calcolo di costi e benefici prima di capire se vale la pena estrarre. La presenza di più aziende concorrenti rende le cose complesse.
Tutte le ricerche al momento avvengono in superficie. “Non ci sono autorizzazioni a scavare nuovi pozzi e trincee” conferma Alessio Nisi, sindaco di Campagnano, paese di quasi 13 mila abitanti. “Le norme sulla geotermia non sono molto chiare nel Lazio e l’estrazione del litio non ha precedenti in Italia. Basti pensare che nella concessione a Vulcan Energy si fa rifermento al regio decreto del 1927, che riserva la competenza in materia di risorse minerarie allo stato”.
Al momento dunque sembra essere un progetto in fase preliminare, se però la corsa al Litio dovesse accelerare lo stesso Andrea Dini afferma che non si parlerebbe di impatto sul suolo, l’estrazione diverrebbe visibile ma non di enorme impatto: “Vedremmo un tubo che emerge dal suolo” descrive Dini. “L’impianto entrerebbe in un capannone. Se ci saranno le condizioni, il calore dell’acqua potrà permettere di generare anche energia e di riscaldare le case vicine all’impianto”.
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