La mattina del 21 settembre 2024 un grave episodio di violenza ha scosso il carcere di Rieti, dove un Sovrintendente della Polizia Penitenziaria è stato brutalmente aggredito da un detenuto durante una perquisizione ordinaria. L’aggressione è avvenuta nel momento in cui il personale stava procedendo al sequestro di un cellulare introdotto illegalmente all’interno dell’istituto penitenziario.
Il detenuto, in un tentativo disperato di evitare la confisca, ha reagito con violenza, sferrando pugni al volto e al torace dell’agente, che ha dovuto essere successivamente trasferito in ospedale per accertamenti medici. Nonostante il tempestivo intervento del personale, il cellulare è stato recuperato solo dopo che il detenuto, in un ultimo gesto di sfida, lo ha lanciato fuori dalla finestra della cella.
Il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria (Si.NAPPe), attraverso il suo Segretario Regionale per il Lazio, Ciro Di Domenico, ha condannato fermamente l’accaduto. Di Domenico ha sottolineato come l’episodio rappresenti solo l’ennesima dimostrazione delle gravi difficoltà e dei rischi a cui sono sottoposti quotidianamente gli agenti penitenziari.
“Questo ennesimo attacco ai danni del nostro personale evidenzia quanto sia critico il contesto in cui operano quotidianamente gli agenti di Polizia Penitenziaria. I nostri colleghi, come in questo caso, sono esposti a un livello di rischio intollerabile e la situazione non può più essere ignorata”, ha dichiarato Di Domenico, rinnovando la richiesta di misure urgenti per garantire la sicurezza del personale.
Fortunatamente, le condizioni del Sovrintendente non sembrano essere gravi, anche se il trauma subito ha sollevato preoccupazioni sulla salute fisica e psicologica dell’agente. Il pronto intervento dei colleghi ha evitato conseguenze peggiori, ma l’episodio ha riacceso il dibattito sulla sicurezza e sulla dotazione di strumenti di difesa per il personale penitenziario.
Secondo il Si.NAPPe, gli agenti di Polizia Penitenziaria, come dimostrato da questo episodio, sono costantemente esposti a situazioni di pericolo che mettono a repentaglio la loro incolumità.
Roberto Santini, Segretario Generale del Si.NAPPe, ha colto l’occasione per ribadire una richiesta che il sindacato avanza da tempo: dotare la Polizia Penitenziaria di taser e Flash-Ball, strumenti che permetterebbero di intervenire efficacemente in situazioni di emergenza senza mettere in pericolo la vita dei detenuti.
“È inaccettabile che i nostri agenti siano lasciati soli a fronteggiare situazioni di pericolosità senza strumenti adeguati. La nostra richiesta di dotare il personale di dispositivi di difesa, come taser o Flash-Ball, è ormai improcrastinabile”, ha dichiarato Santini.
Il sindacato ha poi sottolineato come questi strumenti rappresenterebbero una misura di prevenzione efficace per ridurre il numero di aggressioni ai danni del personale penitenziario, garantendo nel contempo il rispetto dei diritti umani dei detenuti.
L’uso di tali dispositivi consentebbe infatti di neutralizzare comportamenti aggressivi senza ricorrere alla forza fisica, abbassando così il rischio di infortuni sia per gli agenti che per i detenuti stessi.
La gestione della sicurezza all’interno delle carceri italiane è da tempo oggetto di polemiche, con molte voci che lamentano la carenza di risorse e di personale, oltre all’assenza di adeguati strumenti di difesa. Il Si.NAPPe continua a fare pressione affinché le istituzioni prendano provvedimenti concreti per tutelare chi lavora in prima linea, garantendo la sicurezza all’interno delle strutture detentive.
L’aggressione avvenuta a Rieti è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che mettono in evidenza la necessità di interventi urgenti. Il sequestro di cellulari e altri dispositivi introdotti illegalmente rappresenta una delle operazioni più delicate e rischiose per gli agenti penitenziari, costretti a fronteggiare detenuti spesso disposti a tutto pur di evitare la confisca di tali oggetti.
La violenta aggressione subita dal Sovrintendente della Polizia Penitenziaria a Rieti rappresenta un campanello d’allarme per il sistema penitenziario italiano. Le condizioni di lavoro degli agenti penitenziari sono ormai intollerabili, e la richiesta di misure concrete per garantire la loro sicurezza non può più essere ignorata.
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