Cronaca

Carcere Frosinone, madre porta droga nascosta nelle parti intime al figlio detenuto

Si è presentata nel carcere di Frosinone per fare il colloquio con il figlio detenuto, ma aveva nascosto della droga da cedergli fraudolentemente. E un altro detenuto, sempre ieri 14 marzo, ha tentato di aggredire il Comandante di Reparto.

Frosinone, droga nascosta per il figlio in carcere

Lo denunciano Franco d’Ascenzi e Piero Pennacchia, dirigenti sindacali del Sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo della Categoria: “Questa mattina una donna è stata fermata all’ingresso dei colloqui famiglia.

La donna teneva circa 50 grammi di hashish occultati nelle parti intime. La droga era destinata al figlio detenuto, ma grazie alla professionalità del personale di Polizia Penitenziaria addetto al controllo, è stata impedita l’introduzione della sostanza all’interno dell’Istituto, che sicuramente avrebbe compromesso l’ordine e la sicurezza dei reparti detentivi. La donna è stata denunciata e il Pm di turno ha disposto per lei gli arresti domiciliari eseguiti dalla Polizia Penitenziaria.

Tentativi di introdurre droga nel carcere di Frosinone non più un’eccezione

Sono ormai all’ordine del giorno i tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti attraverso i colloqui dell’Istituto di Frosinone.

Nonostante la grave carenza di personale che affligge ormai da anni il settore colloqui, denunciata più volte dal Sappe sia a livello locale e centrale, episodi del genere vengono contrastati solo grazie all’impegno costante del personale operante. Sempre questa mattina, un detenuto italiano ha tentato di aggredire il Coordinatore di Reparto, fortunatamente senza gravi conseguenze”.

Maurizio Somma, segretario nazionale del Sappe Lazio, plaude alla professionalità del personale di Polizia in servizio a Frosinone, ricorda che “la Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto alla diffusione della droga e alla detenzione di telefonini nei penitenziari per adulti e minori. Il numero elevato di tossicodipendenti richiama l’interesse degli spacciatori che tentano di trasformare la detenzione in business”.

Penitenziari visti come business dalle reti dello spaccio

Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, evidenzia: “Ogni giorno la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti, e l’indebito uso di cellulari.

L’hashish, la cocaina, l’eroina, la marijuana e il subutex – una droga sintetica che viene utilizzata anche presso il Sert per chi è in trattamento – sono quelle che più diffuse e sequestrate dai Baschi Azzurri.

Ovvio che l’azione di contrasto, diffusione e consumo di droga in carcere vede l’impegno prezioso della Polizia penitenziaria, che per questo si avvale anche delle proprie Unità Cinofile.

Sulla tentata aggressione al Comandante di Reparto

Questo fa comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. E deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari.

Ad esempio le attività finalizzate a prevenire i tentativi di introduzione di droga in carcere, proprio in materia di contrasto all’uso ed al commercio di stupefacenti nonché sulla necessità di schermare le celle all’uso indebito di telefoni cellulari”.

Sulla tentata aggressione al Comandante di Reparto, dichiara: “Io credo che la Polizia Penitenziaria di Frosinone, che ha pure dimostrato grande professionalità e senso del dovere, non debba essere messa nelle condizioni di vivere situazioni di alta tensione sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine per i ricatti di alcuni ristretti violenti che evidentemente pensano di stare in un albergo e non in un carcere”.

Redazione

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