Tutto è partito da un articolo pubblicato su un blog statunitense che si occupa di tecnologia e società. “La ricerca Google sta morendo” si leggeva su DKB, questo il nome del blog, lo scorso febbraio.
Secondo questo articolo, Google avrebbe ancora il monopolio assoluto delle ricerche online, ma il suo servizio funziona sempre peggio. In altre parole, il riscontro di contenuti interessanti, in base alle ricerche, risulta molto più complicato rispetto al passato.
Una storia difficile a credersi, ma dimostrata. La conferma tuttavia arriva da Charlie Warzel, giornalista di The Atlantic, una rivista statunitense di cultura, letteratura, economia e tecnologia, fondata nel 1857 a Boston. In un articolo, Warzel si fa portavoce di un’esperienza personale, raccontando la necessità di trovare una soluzione per un problema idraulico domestico.
Una ricerca effettuata ricorrendo al motore di ricerca, colpevole a detta del giornalista, di non aver fornito una risposta adeguata. “Tutto ciò che ho trovato non è stato d’aiuto”, ha affermato il giornalista che lamenta “risultati di ricerca mediocri”.
Tutto questo fa pensare che Google stia lentamente apportando ulteriori e costanti cambiamenti, diversificandosi ormai da quello che abbiamo imparato a conoscere e a utilizzare da circa 25 anni.
Una delle osservazioni sulle quali le analisi di molti critici sono pressoché unanimi si basa sul fatto che ormai le evoluzioni di Google portino a risultati legati a pagine palesemente ottimizzate per i motori di ricerca, spesso però piene di annunci pubblicitari o di rimando a link di affiliazione. Dunque, viene privilegiata spesso la necessità commerciale a scapito di quella legata alla praticità o notiziabilità.
L’alternativa ormai, risiede in un algoritmo che, in prima battuta, indicizza tutti i risultati per singole parole chiave e poi li ordina sulla base di una serie di criteri. Si chiama SEO (Search Engine Optimization), è la disciplina che regola il piazzamento di pagine Web in alto su Google in maniera organica, cioè senza ricorrere agli annunci pubblicitari. Il tutto, al fine di favorire l’apparizione di un sito o una pagina tra i primi risultati delle ricerche.
Si tenga conto infine del fatto che ormai, vista l’abitudine a consultare il motore di ricerca anche per le più banali necessità, Google ormai è relegato al ruolo di segretario, consulente, amico. Sta diventando sempre più il nostro personale assistente. Il sistema pertanto non è più strutturato per mettere a disposizione possibilità, ma per fornirci risposte. Un sentiero ormai inesorabilmente tracciato grazie al lancio di MUM, un’intelligenza artificiale in grado di intercettare con sempre maggiore precisione le esigenze dell’utente, garantendo soluzioni con testo, immagini e video.
Non sarebbero da escludere ulteriori cambiamenti e rinnovamenti. Staremo a vedere quando e con quale unità di misura sarà misurata la temperatura del nostro prossimo avvenire.
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