Cronaca

Casa occupata: 86enne finalmente la riprende con cicche e urina ovunque

Un’odissea che non si è ancora conclusa, quella dell’anziano 86enne che per 23 giorni era stato sfrattato dalla sua casa, in via Pasquale Del Giudice nel quartiere di Don Bosco, da una donna che l’aveva occupata, dopo il suo allontanamento per visite mediche. 

Anche la beffa dopo la casa occupata

Oltre il danno anche la beffa. Dopo il rientro nella sua dimora, l’anziano ha ritrovato la casa a soqquadro e degradata. In poco meno di un mese la famiglia abusiva aveva anche traslocato, facendo sua la casa occupata. Ecco alcune delle sue parole nell’intervista concessa al Corriere della Sera.

C’erano decine, che dico, centinaia di sigarette spente sul tavolo. La pipì del loro cane, un dogo, sparsa dappertutto. La cera delle candele era sciolta sul pavimento e sopra i mobili, perché l’avvocato Olivieri nel frattempo aveva fatto staccare a quelli la corrente e i rom si facevano luce con i moccoli.

In 23 giorni hanno avuto perfino il tempo di traslocare: dentro c’è un televisore che non è mio, hanno cambiato pure le tende del salotto. Dovrò ripulirla da capo a fondo” afferma l’anziano Ennio Di Lalla.

Attualmente l’anziano si trova ospitato dal fratello poiché il tribunale di Roma, prima di concedere l’accesso, dovrà firmare l’ordinanza di dissequestro dell’appartamento.

Una storia drammatica, ancora più pesante visto che a subirla è un signore anziano e malato di cuore. 

Tra le maggiori preoccupazioni dell’uomo ci sono i cimeli e gli oggetti tanto amati e affettuosamente custoditi, ormai andati perduti.

Casa derubata e devastata dalla donna che l’aveva occupata

“Le vetrinette dove tenevo gli orologi e 60 accendini d’oro. Dai muri hanno staccato pure le tele di Domenico Purificato, il pittore era un amico di famiglia. Per farsi spazio, gli occupanti rom hanno ammucchiato tutto nel mio studio. Speriamo che la roba sia ancora là: avevo centinaia di film in Vhs, non solo Pasolini, anche Cleopatra di Cecil DeMille, Ombre rosse di John Ford.

C’erano le madonne di gesso che comprai con mia madre a Lourdes, a Fatima, a Medjugorje. Io non sono sposato e non ho figli, così la mia vita l’ho passata a viaggiare, prima con i miei genitori e poi da solo. Ah dimenticavo: le scarpe, i vestiti, le piante sul balcone sparite. Ci sarebbe pure un arco con le frecce degli Indios dell’Amazzonia: una volta arrivai fin là”. Questo il racconto rilasciato al Corriere della Sera.

La casa è il nostro spazio che curiamo e rendiamo intimo e personale. Dove ci sentiamo protetti e tutelati. Subire la violazione di quel luogo ci rende vulnerabili e inermi.

Redazione

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