Nel giorno della quarta udienza del processo di secondo grado per la morte di Serena Mollicone, lo scontro tra accusa e difesa è più che mai aspro.
In aula, il confronto tra medici legali indicati dalla Procura generale e il collega indicato dalla difesa racconta di due verità molto lontane tra loro.
Per la consulente della difesa, Serena morì scaraventata contro la porta dell’alloggio sfitto nella caserma di Arce, nella tarda mattinata di venerdì primo giugno, lo stesso giorno della sua scomparsa.
Altra ricostruzione per il professor Bolino, consulente della famiglia Mottola. Seconbdo la tesi del professore: la studentessa 18enne è stata aggredita altrove e non aveva “segni di colluttazione” e nemmeno segni di “afferramento o sollevamento da terra”. La morte di Serena sarebbe avvenuta per asfissia nel momento in cui la vittima era già stata tramortita. La vittima ha subito il colpo, è finita a terra e il suo aguzzino l’ha poi soffocata. Il tutto sarebbe avvenuto in 30 minuti. Per il consulente della difesa Mottola, poi, Serena non ha urtato contro un corpo piatto. Se la ragazza avesse urtato contro la porta sarebbero state trovate lesioni cutanee e alla mandibola, inoltre “le tre fratture che aveva erano composte e invece se si fosse scontrata con la porta la frattura sarebbe stata una e, per di più, scomposta“.
L’ora della morte di Serena, infine, viene indicata un giorno dopo la sua scomparsa, dunque ci sarebbe un buco temporale tra la sua scomparsa e la sua morte in cui andrebbe capito cosa si accaduto a Serena. Intanto, a suffragare la tesi della morte il due giugno, ci sarebbe il collegamento da Perth, in Australia, con l’entomologa Paola Magni.
Ha confermato, dopo averlo anticipato davanti la Corte d’Assise di Tribunale, come la deposizione delle uova larvali sul cadavere di Serena sia iniziata tra le due e le cinque del 2 giugno non escludendo che il processo biologico possa essere iniziato in occasione del decesso di Serena.
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