La Procura Generale ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza di assoluzione della famiglia Mottola, accusata dell’omicidio di Serena Mollicone ad Arce nel 2001. Franco Mottola, all’epoca comandante della stazione dei carabinieri di Arce, la moglie Anna Maria e il figlio Marco erano stati assolti sia in primo grado che in appello. I pm chiedono ora di rinviare il caso alla Corte d’Assise d’Appello sulla base di quattro motivazioni principali.
I magistrati sostengono che “la Corte d’Assise d’Appello si è limitata a esporre la sentenza di primo grado”, aggiungendo che la valutazione espressa è “a tratti incoerente e contraddittoria” e, in alcuni punti, priva di motivazioni. Secondo i pm, i giudici d’appello avrebbero formulato una “motivazione apparente”, evitando di compiere una “valutazione completa e complessiva di tutti gli indizi”.
Un ulteriore punto riguarda la mancata acquisizione delle intercettazioni ambientali e telefoniche tra Sonia De Fonseca e l’appuntato Ernesto Venticinque, nonché della testimonianza di Tersigni. “Queste conversazioni avrebbero potuto chiarire alcune dichiarazioni della testimone”, sostengono gli inquirenti. La Corte, però, ha rigettato la richiesta ritenendola “intempestiva e non necessaria”.
Infine, l’ultimo punto è legato al caso di Marco Vannini, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola sparato per errore mentre si trovava in casa della famiglia Ciontoli. “Tutti gli imputati della famiglia Mottola erano investiti dell’obbligo di garanzia nei confronti di chi si trovasse nell’appartamento sfitto”, affermano i pm. “Ognuno di loro aveva il dovere di adottare misure per evitare l’evento morte. Tutti e tre si trovavano in caserma quel giorno, come emerge dai tabulati telefonici”. La procura sostiene che, come nel caso Vannini, anche la famiglia Mottola avrebbe dovuto agire per salvare la vita di Serena.
I giudici d’appello hanno assolto la famiglia Mottola spiegando che “non vi sarebbe certezza di chi abbia commesso cosa” e che “non è stato provato il comportamento dei singoli, posto che la ragazza sia entrata in caserma il 1° giugno 2001”. Inoltre, hanno sottolineato che, diversamente dal caso Vannini, “il quadro delle condotte commissive e omissive nel caso Mollicone non è delineato”.
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