La città di Ceccano si appresta a voltare pagina. Dopo l’arresto per corruzione dell’ex sindaco Roberto Caligiore, la scena politica locale è stata scossa da una serie di dimissioni di massa da parte dei consiglieri comunali, sia di maggioranza sia di opposizione. Un segnale di rottura che non lascia dubbi sulla volontà del Consiglio comunale di porre fine a una stagione politica ormai controversa. Otto consiglieri di maggioranza e quattro di opposizione hanno firmato l’atto che segna, di fatto, la conclusione dell’amministrazione Caligiore e l’avvio di una fase di transizione, in attesa dell’arrivo di un commissario prefettizio.
L’arresto del sindaco Caligiore ha avuto un impatto dirompente sulla politica ceccanese. L’accusa di corruzione non solo ha portato all’uscita del primo cittadino, ma ha anche aperto uno squarcio sulla gestione del Comune, alimentando un dibattito acceso sulle dinamiche interne e sui possibili connivenze nel tessuto politico-amministrativo. Lo scandalo, che in pochi giorni è diventato il fulcro dell’attenzione pubblica, ha condotto a una reazione politica che si è concretizzata nelle dimissioni dei consiglieri, rendendo inevitabile il commissariamento del Comune.
I consiglieri di opposizione Mariangela De Santis, Emanuela Piroli, Andrea Querqui, ed Emiliano Di Pofi hanno commentato duramente la vicenda, esprimendo in una nota il loro sollievo per la fine di quella che hanno definito l’era del “palazzo di vetro” di Caligiore. “Nel corso del sit-in tenutosi in Piazza Municipio, ci è stato riferito della volontà di alcuni consiglieri di maggioranza di dimettersi. A quel punto, abbiamo deciso di rassegnare anche noi le dimissioni, un passo necessario per sciogliere il Consiglio e dare un segnale di trasparenza alla cittadinanza,” hanno dichiarato i consiglieri, aggiungendo che la mancata ratifica delle dimissioni da parte di alcuni membri di maggioranza ha rappresentato una grave mancanza di rispetto nei confronti della comunità.
Gli esponenti di minoranza hanno poi ringraziato la Squadra Mobile di Frosinone, sotto la guida del dott. Flavio Genovesi, per le indagini che hanno portato alla luce le presunte pratiche illecite. I consiglieri hanno precisato che, pur riconoscendo a tutti gli accusati il diritto alla difesa, la responsabilità politica dell’accaduto resta in capo a chi ha sostenuto e condiviso le scelte amministrative di Caligiore.
L’opposizione ha puntato il dito contro l’amministrazione uscente e i suoi riferimenti politici, criticando duramente quello che hanno definito come il “modello Ceccano” proposto dall’onorevole Massimo Ruspandini. Secondo l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari, infatti, il “sistema Ceccano” rappresenterebbe un meccanismo amministrativo che non può più essere assunto a modello. Questa dichiarazione segna uno spartiacque anche per Fratelli d’Italia, il partito che aveva sostenuto l’amministrazione Caligiore, e che ora deve fare i conti con le ricadute politiche di questa vicenda a livello locale e regionale.
Con le dimissioni formalizzate, si attende ora l’arrivo del commissario prefettizio, che avrà il compito di guidare l’amministrazione comunale fino alle prossime elezioni, previste con ogni probabilità nei primi mesi del 2025. Questo periodo di commissariamento rappresenta una fase delicata per la città, che dovrà affrontare la transizione amministrativa in un clima di forte disillusione e sfiducia verso la politica locale.
Il commissario avrà la responsabilità di riportare stabilità all’interno del Comune e di gestire l’ordinaria amministrazione, lavorando parallelamente per ristabilire la fiducia dei cittadini in un sistema che è stato duramente messo in discussione. Allo stesso tempo, i partiti locali e le figure politiche di spicco saranno chiamati a confrontarsi con un elettorato che, alla luce di questi eventi, potrebbe chiedere un rinnovamento radicale e nuove garanzie di trasparenza.
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