Cellulari vietati in classe, Laura Vasselli: “Una misura di protezione per i minorenni”
L’avvocato sul divieto di tenere i cellulari in classe: “Si è perso il controllo della situazione. Siamo messi molto male”
Una circolare siglata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e diffusa nelle scuole afferma il divieto di utilizzo di cellulari e dispositivi durante le lezioni.
La motivazione indicata è riconducibile al fatto che il dispositivo è “un elemento di distrazione propria e altrui”, come spiegato dal ministro e, al contempo, risulta “una mancanza di rispetto verso i docenti, a cui è prioritario restituire autorevolezza”.
Con la circolare tuttavia non si introducono sanzioni disciplinari. Sebbene i dispositivi possano essere utilizzati per scopi o finalità di tipo didattico, l’obiettivo del ministro è quello di tutelare la concentrazione degli studenti rei, con il continuo proliferarsi di fenomeni di carattere tecnologico, di ripetuti episodi di distrazione che non consentono di seguire le lezioni in modo adeguato. Senza contare che, spesso vengono utilizzati per perpetrare fenomeni di bullismo e violazioni della privacy.
Secondo Valditara però, l’utilizzo dei devices in modo non consueto è da configurarsi come una mancanza di rispetto nei confronti della figura del docente, a cui destinare e in certi casi, restituire, una certa autorevolezza. Insegnanti che però, saranno a loro volta interdetti dall’utilizzo degli stessi apparecchi telefonici.
Basteranno questi provvedimenti a ristabilire una funzione scolastica che ha perso la propria identità da qualche tempo? I ragazzi davvero riusciranno a star lontano da un apparecchio che ormai, a differenza del passato risulta quasi (a torto o ragione) una sorta di prolungamento degli arti superiori?
Lo abbiamo chiesto all’avvocato Laura Vasselli, esperta di tutela dei diritti delle persone e della famiglia.
“E’ una disposizione che a lume di naso ha senso” ci dice l’Avvocato Vasselli – “E’ una misura di protezione per i minorenni, determinata da un dato oggettivo: i ragazzi sono quasi perennemente distratti. Non è pertanto una misura punitiva, non deve dunque essere vista come limitazione”.
Molti genitori però si lamentano…
“Molto probabilmente non si rendono conto della gravità dell’interruzione di una lezione. Devono capire che per certe attività serve concentrazione. Non è certamente un sequestro, è solo un modo per limitarne l’utilizzo e destinarlo esclusivamente nei momenti più consoni. Alcune spiegazioni non devono avere riscontri sul cellulare, attraverso il quale è possibile intercettare la risposta. L’inclinazione al ragionamento, che è la cosa più importante che deve fornire la scuola, non deve essere disturbata da azioni del genere”.
Si legge che per eventuali comunicazioni, i ragazzi possono utilizzare le segreterie. Non le sembra una cosa appartenente a schemi familiari e a ritmi di vita di ormai di trent’anni fa?
“Non è vero. La scuola deve tenere sottocontrollo i ragazzini. Nessun genitore deve interrompere la lezione, perché la scuola ha le stesse caratteristiche di un lavoro. Per qualsiasi comunicazione c’è il cellulare della segreteria didattica”.
Qual è dunque l’elemento di novità rispetto al passato? Perché anche prima, di fatto, era vietato l’utilizzo dei devices…
“L’elemento di novità sta nel fatto che qui si è perso il controllo della situazione. Siamo evidentemente messi molto male. Genitori e alunni devono attenersi alle regole della scuola”.
Come mai però non è prevista una sanzione?
“La sanzione non c’è perché la circolare ministeriale è un atto di normazione secondaria. Dunque non è una legge. Obiettivamente una legge per disciplinare una cosa del genere, probabilmente sarebbe stata eccessiva. E’ però una circolare, anche se risulta una disposizione minore, di cui è stata ribadita l’importanza. Non c’è un carattere punitivo. La scuola prova a tutelare i cervelli“.