Centri commerciali, stop all’apertura domenicale. Sicuri che sia meglio?
Le vendite online aumenteranno di conseguenza. Il negozio è chiuso: compro su internet…
L’apertura domenicale dei negozi e degli esercizi commerciali, dovrebbe restare libera e decisa da lavoratori e datori di lavoro, in piena libertà e autonomia, con una base minima e garantita di tutele per la parte debole. In molti rapporti di lavoro, almeno una domenica al mese è oggi già compresa nel contratto di lavoro. Questo cambiamento obbligherà le parti, in caso di riuscita delle modifiche, a rivedere molti risvolti delicati, non senza conseguenze. Alcune catene internazionali, potranno rivedere persino i propri investimenti nel Paese. In altri casi, lavorare la domenica è considerata una vera e propria necessità economica per il lavoratore di arrotondare un già magro salario. In alcuni poi è sicuramente anche un problema, ma il mondo del lavoro non è un letto di petali di rose. Non si tratta di essere conservatori, anzi, ma in una maniera o nell’altra, non dovrebbe essere il Governo centrale a dettare legge in materie simili. Questo interventismo piuttosto assomiglia ad una forma di debolezza e ottusità a non voler arrivare al nocciolo del problema: il mondo, è sotto gli occhi di tutti, è cambiato e non voler rendersene conto, e contrastarlo in maniera semplicistica (buttare l’acqua sporca con tutto il bambinello…) come sarebbe in questo caso, non migliorerà la qualità della vita dei ragazzi o dei lavoratori sfruttati, che sembrerebbe uno degli intenti del Governo Lega/M5Stelle. Tanto per esempio: le vendite online aumenteranno di conseguenza. Il negozio è chiuso: compro su internet.
Quello che i politici poco lungimiranti dimenticano è che l’Italia è anche una realtà “locale” – fatta di molti paesi, frazioni, dove i centri commerciali assurgono a veri e propri centri sociali di incontro tra i giovani. E’ triste dirlo, lo so, ma è cosi’, e a questo si è arrivati non certo perché i negozi sono aperti la domenica… ma perché le idee latitano. L’obiettivo è forse quello di ritornare alla consueta passeggiata domenicale, con l’acquisto (ma dove a questo punto?) delle pastarelle, con il pranzo in famiglia, nonni, amici e parenti? Come lo stop alla prepotenza delle grandi catene commerciali, che poi sono la miccia del consumo? O il voler tendere una mano alle piccole botteghe artigianali? E allora perché consentire la continua introduzione delle macchinette automatiche per lo scan degli acquisti nei supermercati a danno delle casse “umane”? Tutto appare un logico controsenso. Altrove gli sportelli bancari chiudono, quelli automatici per il bancomat spuntano ovunque, gli Istituti bancari moltiplicano affari on-line. E il Governo cosa decide? Chiude i negozi la domenica… Questa prossima delibera sembra una forzatura patetica, un capriccio di chi se ne va e si porta via il pallone per giocare – e soprattutto non possiede né la capacità delle idee, né la forza economica di creare stimoli efficaci e vere e proprie opportunità per i giovani per esempio, o adeguate occasioni di lavoro per chi è a spasso. Ma in questo contesto è ormai sempre più facile strillare al popolo comunicati sulla panacea di tutti i mali, in reltà, giri la pagina e sono vuoti di contenuto. Il difficile si richiede con il risolvere i problemi veri, ma per quelli occorre materia cerebrale, quella grigia, che domeniche chiuse o no, non si compra, è data da madre natura…