Categorie: Politica

Chi oggi festeggia la Liberazione non è comunista e non divide ma unisce

Chi oggi festeggia la Liberazione, non è comunista, non deve essere di sinistra, non divide il Paese, piuttosto lo unisce, in modo democratico, punto. La Festa del 25 Aprile ha solo i colori del nostro tricolore, e combatte anche provvedimenti frutto di quel periodo da cui l'Italia si è distaccata con sofferenza ma civilmente, come le leggi razziali, prima ancora della guerra, prima di tutto il resto. Leggi quelle, che hanno diviso Italiani da Italiani, in modo ignobile, vergognoso, indifendibile, imperdonabile. Bambini espulsi da scuola perché ebrei. Basti questo. Leggi che simboleggiano ancora oggi divisioini assurde. Vorremmo poter sentire tutti i Partiti oggi al potere in Italia, celebrare non una Festa di parte, ma un momento eccezionale di democrazia, scevro da infiltrazioni di ogni propaganda.

Invece non solo i preconcetti, ma soprattutto i calcoli politici elettorali, ritraggono ancora tanti personaggi politici che non accettano gli errori del passato guardando oltre e condannano piuttosto tutte le forme di fascismo e comunismo. Ricordiamo che la Festa della Liberazione fu istituita nel 1949 da Alcide De Gasperi, il più anticomunista dei padri costituenti della Repubblica, questo basterebbe ad unirsi, tutti, alla celebrazione di oggi. E' chiaro che la Lega in primis, strizzando un occhio ai nazionalismi in Europa, Francia ed Ungheria, non riesce e non può fare i conti con un certo nostro passato. Conta solo fare il pieno dei voti. Europee, politiche, regionali che siano.

Frutto di questa politica equilibrista, la Lega mantiene un piede di qua e uno di là, senza prendere le distanze dalle ossidazioni del Fascismo. Il perché è sotto gli occhi di tutti quelli che accendono il cervello e non sfamano solo la pancia. Eppure, ancora una volta, l'uomo – nel suo piccolo essere meschino – tira e stiracchia a sé la Storia per i propri miseri fini egoisti. Viva la libertà democratica, libera appunto da ogni forma di tirannia, anche quelle mascherate da (false) democrazie.

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Francesco Di Pisa

Dottore in Giurisprudenza, con un Master in Scienze delle Comunicazioni presso "La Sapienza" di Roma. Libero professionista, vive in Gran Bretagna dove si occupa di politiche Marketing, consumo, comunicazione e scrive di politica, attualità e costume.

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