Cinema. Due anni senza Nora Ephron, la Woody Allen in gonnella
Nota ai più, specialmente in Italia, per aver mirabilmente sceneggiato il film “Harry ti presento Sally”
Se fosse stata un uomo avrebbe fatto concorrenza a Woody Allen, invece essendo nata donna è stata definita "la Woody Allen in gonnella", peccato che lei indossasse sempre i pantaloni. Giornalista, scrittrice, umorista, saggista, sceneggiatrice e regista, Nora Ephron è venuta a mancare esattamente il 26 giugno di due anni fa a causa della leucemia.
Nota ai più, specialmente in Italia, per aver mirabilmente sceneggiato il film "Harry ti presento Sally" ( regia di Rob Reiner, 1989 ) con arguzia e sapiente ironia che ne hanno cadenzato il ritmo frutto dei dialoghi brillanti e memorabili: " È stata anche columnist del New York Times, e ideatrice e direttrice della sezione 'Divorce' dell'Huffington Post americano di Arianna Huffington, perché, come recitava il sottotitolo da lei creato: "I matrimoni vanno e vengono, il divorzio è per sempre".
E lei lo sapeva bene, dato che era stata sposata per ben tre volte, la seconda delle quali con il Premio Pulitzer Carl Bernstein ( uno dei due giornalisti del Washington Post che fece esplodere lo scandalo Watergate con le conseguenti dimissioni del Presidente U.S.A Richard Nixon l'8 Agosto 1974,nda ).
Regina delle commedie romantiche, solo per citarne alcune: " Insonnia d'amore" ( 1998 ), "C'è posta per te" (anno: 1993, rivisitazione di "Scrivimi Fermo Posta" di Ernst Lubitsch, 1940), ha ridato pregio, stile ed eleganza al genere stesso, che già aveva avuto grazie alle commedie hollywoodiane degli anni a cavallo tra i Quaranta e i Cinquanta, di cui è erede, notevole fama e lustro.
In un questionario di Proust (raccolto nel volume " Vanity Fair's, Proust Questionnaire", edito da Graydon Carter e illustrato da Risko, 2009 ) alla domanda su chi fossero i suoi autori prediletti rispose: "Jane Austen e Charles Dickens". Dell'una aveva conservato l'acume e l'indomita voglia di emancipazione di uno dei suoi personaggi più celebri: Elisabeth Bennet di "Orgoglio e pregiudizio', come quando scelse di diventare una giornalista nei primi anni sessanta e fu assunta a 'Newsweek', ma non in qualità di giornalista:
"A Newsweek non c'erano ragazzi della posta, soltanto ragazze. Se eri una laureata ( come me) che aveva collaborato al giornale dell'università (come me), ti assumevano come ragazza della posta. Se eri un ragazzo (come io non ero) con le stesse qualifiche, ti mandavano come cronista in una redazione locale. Era ingiusto, ma era il 1962 e così andava il mondo". ("Non mi ricordo Niente" ed. De Agostini, 2011).
Dell'altro, il ritratto del 'sociale', del 'costume', in una chiave non di denuncia, ma attraverso la lettura umoristica, sbeffeggiando gli 'usi e costumi' ordinari, come nella sua personalissima interpretazione della borsa di culto di Hermès, la Birkin, della quale scrive:
"[…] Forse sarò negata per le borse, ma so che qualsiasi borsa ti penda rigida dal braccio ( invece che dalla spalla) ti fa sembrare più vecchia di dieci anni, senza contare che ti immobilizza metà del corpo. Nel mondo moderno, le braccia devono essere libere. Non vorrei sembrare pignola, ma una borsetta ( come i tacchi alti) incide veramente sulla mobilità di una persona. E questa è una delle ragioni per cui il trend dei maschi-con-borsetta non attecchisce […]". ( "Il mio collo mi fa impazzire", ed. Feltrinelli, 2007).
Sempre da Dickens saccheggia, si fa per dire, le atmosfere suggestive ammantate di magia, il narrare a mo' di favola, l'incanto dei suoi racconti di Natale, cui, a nostro avviso , fanno da cornice nei suoi film i sottofondi musicali di Frank Sinatra e i classici 'standard' americani e da scenografia, spesso, la 'sua' New York:
"Per molti anni New York era stata l'oggetto delle mie fantasie. Pensavo che fosse il luogo più eccitante, magico e traboccante di possibilità in cui si potesse vivere, un luogo dove se volevi veramente qualcosa non era impossibile ottenerla[…]".
La Ephron trovò anche il grande amore, di cui spesso ha favoleggiato nei suoi film, grazie all'incontro con il suo terzo marito: lo sceneggiatore e scrittore Nicholas Pileggi ( autore, tra gli altri, del romanzo "Quei Bravi Ragazzi" e della sceneggiatura del film, 1990, di Martin Scorsese, tratto dall'omonimo romanzo).
In un articolo firmato da uno dei due figli, Jacob Bernstein, pubblicato sul New York Times poco dopo la sua scomparsa, il giornalista scrive che Nicholas Pileggi si presentasse in ospedale sempre vestito di tutto punto, proprio per non dare a vedere a Nora che ci fosse qualcosa di diverso dalla solita routine, benché lei fosse a conoscenza della gravità della sua malattia.
Giornalisticamente ci ha insegnato che si può scrivere anche di temi solo apparentemente' frivoli', come quando raccontò delle sue 'tette' piccole nell'originale, umoristico e provocatorio articolo pubblicato sull'Esquire nel 1972.
Umanamente ci ha insegnato a ridere di tutto quanto ci affanna o, almeno, a provarci. Ha ereditato la sagacia e la corrosività di Dorothy Parker e Dawn Powell sottraendosi, però, al destino di una vita infelice.
Infatti, è riuscita a far diventare anche la sua esistenza una commedia, tutto sommato, a lieto fine, prima affermandosi come autrice e regista apprezzata in tutto il mondo, nonostante una terribile madre alcolista, alla cui morte, come lei stessa scrive, si sentì sollevata, e poi quando esorcizzò il dolore e le macerie del secondo matrimonio (quello con Carl Bernstein, nda) con relativo tradimento (mentre era incinta del secondo figlio) trasformandolo in un libro di successo: "Heartburn" (trad .it.: "Affari di Cuore", ed. Feltrinelli, nda). Perché l'importante è raccontare storie, anche se piccole, con umorismo, perspicacia e originalità, proprio come quelle che ci ha regalato Nora Ephron.*
* Per gentile concessione dell'autrice, articolo già pubblicato sull'Huffington Post