Il capo di Gabinetto della Regione Lazio, Andrea Napoletano, ha dichiarato oggi che per “creare zone di vuoto” a Roma occorrerà procedere ad “abbattimenti selettivi” dei cinghiali come ipotizzato ieri dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. Lo rende noto L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) contraria a uccisioni che, com’è noto in ambienti scientifici, non farebbero che rafforzare la presenza della specie.
“Il presidente di Federcaccia ha già avuto incontri interlocutori con rappresentanti regionali e ha messo a disposizione i suoi iscritti per il contenimento degli ungulati. Chiediamo di essere sentiti anche noi. Dare voce alle associazioni protezionistiche non dovrebbe essere un’opzione, ma un dovere”, dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.
“Come attesta un parere chiesto agli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), “la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa”. Di più: in generale i cacciatori, con le loro prassi di eviscerazione, possono diffondere in maniera incontrollata il virus della Psa, innocuo per l’uomo, e degli altri agenti patogeni di cui le prede potrebbero essere portatrici”.
L’Oipa sottolinea come la causa principale dell’aumento della presenza dei cinghiali a Roma sia l’annosissima emergenza rifiuti, diventata in questi ultimi anni molto grave. Roma è la città più verde d’Europa ricca di fauna selvatica, che dovrebbe essere considerata una risorsa da gestire nel rispetto della vita e non un nemico da combattere.
“La questione va affrontata in maniera scientifica. Un serio piano di sorveglianza e prevenzione si può attuare non armando i cacciatori, persino deregolamentandone l’attività, ma con un monitoraggio sanitario degli animali morti che si trovino nel territorio nazionale”, continua Comparotto. “Studi scientifici affermano che agli abbattimenti segue un moltiplicarsi di cucciolate. Lo ripetiamo: a Roma il problema sono i rifiuti, non i cinghiali“.
Altri due casi sospetti di peste suina a Roma nella stessa area del caso zero, ovvero una zona del parco dell’Insugherata.
“Da primi riscontri su analisi dei prelievi effettuati sui cinghiali emergono con alta probabilità altri due casi di positività su 16 campioni prelevati. I casi sono riferiti alla stessa area del caso 0. Proseguono tutte le attività previste dall’ordinanza regionale e i campioni individuati verranno ora inviati all’Istituto Zooprofilattico di Perugia per la definitiva conferma.
Abbiamo chiesto al Ministero di assegnare anche i test di conferma all‘Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana per ridurre i tempi degli esiti”. Lo comunica in una nota l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
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