Ciociaria, alla scoperta dei tanti vitigni autoctoni tra cui Uva Giulia, il più antico
Consultando il Registro Nazionale delle Varietà di Vite scopriamo che l’Italia è il Paese con il maggior numero di vitigni autoctoni al mondo, con oltre 600 varietà
Spesso mi chiedo quanti vitigni autoctoni siano presenti nella nostra penisola e in particolar modo nel Lazio. Ritengo sia quasi impossibile elencare tutte le varietà, in quanto non tutte sono censite e in diversi casi, per alcune, vengono usati termini dialettali diversi, sebbene simili.
Il primato italiano sui vitigni
Volendo essere precisi, consultando il Registro Nazionale delle Varietà di Vite del Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ci accorgiamo che l’Italia è il Paese con il maggior numero di vitigni autoctoni al mondo, con ben oltre 600 varietà presenti (le varietà censite a livello mondiale sono circa 1300), delle quali, la maggior parte può essere considerata autoctona, intendendo nello specifico un vitigno coltivato nella suo stesso luogo di origine e fortemente legato al suo territorio, alla sua zona, al suo areale nelle quali trova le condizioni ottimali per donare profumi e sapori unici.
Al fine di conoscere da vicino i diversi vitigni autoctoni laziali, ho avuto tempo fa la possibilità di intraprendere un viaggio la dove tutto è nato ed è stato creato dall’intelligenza dell’agronomo Dott. Anselmo Ernesto Cioffi. Mi trovo a Pescosolido in provincia di Frosinone in un territorio meraviglioso, tra un crocevia formato da tre valli, Valle di Roveto, Media Valle del Liri e Valle di Comino, ai confini con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
In questo luogo immerso nel verde vi è l’Azienda Vitivinicola Cioffi, con una proprietà di vigneti di circa un ettaro e mezzo posti ad una altitudine tra i 500 ed i 650 Mt s.l.m., con terreni di tipo sabbioso-calcareo e ciotoli calcarei di piccola e media grandezza levigati.
Anselmo Ernesto Cioffi e il figlio Andrea
Un’azienda vitivinicola giovane, nata intorno agli anni 2000 seguendo da subito le tecniche della produzione di vini e olio biologici e, successivamente dal 2014 anche biodinamiche per approdare nel 2020, con l’aiuto dei figli Nazareno e Andrea, all’apertura della cantina aziendale utilizzando solo e unicamente le uve aziendali per la vinificazione.
Un territorio ricchissimo, la Ciociaria
I nuovi impianti di vigneti autoctoni hanno dato vita nel 2021 a una produzione di circa 4000/6000 bottiglie suddivise tra Campolongo Igt del Frusinate, Rosso Igt del Frusinate, Pampanaro Igt del Frusinate, Passerina Igt del Frusinate e Macerato Igt Passerina del Frusinate.
Tutti i vini sono prodotti, come già detto, con il metodo biologico-biodinamico in quanto l’obiettivo di Anselmo Ernesto Cioffi è quello di creare vini precisi, senza impurità, senza imperfezioni, utilizzando il metodo Pied de Cuvèe (mosto lievito), con le bucce, secondo la massa finale pari al 5%, come ad esempio nei vini Passerina, Campolongo e Pamparano, dove le masse vengono fatte in bianco a temperatura controllata, mentre nel Macerato Passerina la massa viene utilizzata per tre giorni di lavorazione.
L’unico additivo usato in cantina è il metabisolfito di potassio, con dosi di circa la metà delle dosi massime consentite dalla biodinamica e con la novità introdotta da quest’anno, dell’uso dell’azoto in bottiglia, al fine di preservare nel tempo i vini naturali, affinati successivamente per un minimo di tre mesi.
La degustazione dei vini
A questo punto, ho avuto il piacere di procedere all’assaggio dei diversi vini in degustazione. Il Pamparano 2022, la Passerina 2022, il Campolongo 2022, il Macerato Passerina 2021, vendemmia tardiva con macerazione di soli tre giorni sulla massa a 14 gradi e 9 di acidità, il Macerato Passerina 2020, il Rosso Igt, bland di tre vitigni, Maturano nero, Lecinaro ed uva Giulia e l’ultimo vino in degustazione Uva Giulia.
Al termine della degustazione posso evidenziare con fierezza due aspetti, il primo basato sull’importanza di avere assaggiato il vino Uva Giulia in purezza, un vino sperimentale unico al mondo essendo quest’uva utilizzata normalmente insieme ad altri uvaggi e il secondo, l’importanza vitale di questa cantina per tutto il territorio laziale e non solo.
Entrando nel merito di quest’ultimo passaggio si deve sottolineare il valore dato da Anselmo Ernesto Cioffi (Agronomo specializzato in PSR e consulente tecnico vitivinicolo aziendale) al recupero totale dei vari vitigni autoctoni laziali. Nell’anno 2000, grazie a una sua idea e in collaborazione con la Regione Lazio per il ritrovamento dei vitigni autoctoni perduti e con l’Arsial (Azienda Regionale Sviluppo Agricolo Lazio), dopo diversi mesi di studio e prove sul campo, sono stati recuperati diversi vitigni autoctoni quali, il Maturano bianco e nero, il Campolongo, il Pampanaro e il Lecinaro, il Campolongo rosso e l’Uva Giulia, donando così all’intero territorio laziale maggiore visibilità, conoscenza e forza produttiva.
L’unicità di Uva Giulia
Considero quanto visto e toccato con mano o per meglio dire, in degustazione, un privilegio, avere potuto vedere da vicino questi luoghi, aver potuto assaggiare l’Uva Giulia in purezza, unica al mondo, e avere conosciuto il Dott. Cioffi e aver visitato con lui l’azienda vitivinicola, osservando da vicino anche la preservazione di alcuni suoi vitigni attraverso l’utilizzo degli antichi sistemi di allevamento delle viti come ad esempio l’alberata ciociara chiamata anche TRENDN o tirante, utilizzata per i vitigni a Piè Franco, quali Maturano bianco, Lecinaro ed Uva Giulia.
Questo particolare sistema, utilizzato anche in altre regioni italiane come ad esempio nel Veneto e precisamente a Tezze di Piave in provincia di Treviso, denominata Bellussera, originata dai fratelli Bellussi nel 1882, offre la possibilità per l’uva di avere maggiore aereazione e circolazione dell’aria, oltre alla possibilità di permettere altre coltivazioni nella zona sottostante.
Un viaggio veramente interessante che consiglio vivamente agli amanti e appassionati di enoturismo alla scoperta di nuove cantine capaci di donare ricchezza ad un intero territorio.
Marco Bordon, Sommelier AIS