Civitavecchia, rivolta in carcere: ferito un agente
Una rivolta e il tentativo di sequestrare un agente nel carcere di Civitavecchia, alla base delle aggressioni il trasferimento di un detenuto
Non voleva essere trasferito. Questa pare sia la motivazione per la quale ieri, nel carcere di Civitavecchia si è scatenata una rivolta. Nel parapiglia scaturito un agente di polizia penitenziaria è finito in ospedale con numerose ferite ed ecchimosi sul corpo.
È durata un’ora circa la rivolta in carcere che ieri ha messo in difficoltà gli agenti di polizia penitenziaria in servizio di vigilanza presso la prima sezione reclusione del Nuovo Complesso di Civitavecchia.
A darne notizia stamattina il quotidiano Il Messaggero nella sua edizione locale. Tre i detenuti coinvolti nella rivolta inizialmente, un detenuto che si opponeva al trasferimento per motivi di sicurezza e altri due uomini che lo spalleggiavano.
Rivolta in carcere: la dinamica dei fatti
Il lancio di alcune bombolette di gas accese e fatte esplodere in direzione degli agenti sarebbe stato il primo passo per l’inizio della rivolta. Dall’esplosione alcuni frammenti di metallo sono volati come proiettili in ogni direzione, fortunatamente senza colpire nessuno.
Uno degli agenti subito intervenuti per sedare la rivolta è stato preso in ostaggio dai detenuti, fortunatamente l’uomo è riuscito a divincolarsi e liberarsi dalla presa dei suoi aggressori mettendosi in sicurezza.
I detenuti riottosi sono riusciti comunque a prendere il controllo della sezione del carcere esplodendo altre bombolette di gas, date in dotazione ai detenuti per poter cucinare, e incitando tutti gli altri detenuti a unirsi alla rivolta.
A seguito dell’intervento del Comandante e degli altri agenti in servizio la situazione è tornata sotto controllo nel giro di circa un’ora.
Le dichiarazioni di Mirko Manna
Rispetto ai fatti di ieri è intervenuto, come riporta il Messaggero, anche il coordinatore nazionale della Fp Cgil Polizia Penitenziaria Mirko Manna: “Anche oggi – dice Mirko Manna – si è sfiorato l’evento di cronaca da prima pagina, ma il Capo DAP Giovanni Russo non può pensare di poter continuare a distrarsi presenziando alle iniziative a favore dei detenuti e voltarsi dall’altra parte fingendo di non leggere i dati e i comunicati quotidiani delle aggressioni dei detenuti nei confronti dei poliziotti penitenziari. Non è possibile che un Poliziotto Penitenziario debba recarsi al lavoro con la certezza che gli capiti qualche “evento critico” come lo chiama no al DAP”
Ancora una volta, come riportato anche dal Quotidiano del Lazio, il problema cronico della mancanza di personale si inserisce nella questione della sicurezza nelle carceri sia per chi è detenuto che per gli agenti che vi prestano servizio. Migliorare le condizioni di detenzione è una necessità che passa anche dal garantire agli agenti una condizione lavorativa senza la pressione costante di essere sotto organico.
*Immagine di archivio