Clima, Capezzone: “Gli ambientalisti vogliono sequestrare il dibattito”
Il direttore editoriale di Libero contro gli attivisti del pensiero green unico: “Censurate Premi Nobel come Clauser ed esperti come Franco Prodi e Giuliacci, siete pericolosi!”
Decisamente non è un periodo facile per gli attivisti del clima, e in particolare per quelli di Ultima Generazione. I quali, in ogni (rara) occasione di vero confronto pubblico sull’argomento, danno puntualmente prova di tutta la propria insipienza scientifica. Cose che capitano quando si parla per slogan vuoti e ritriti, basandosi su previsioni che eufemisticamente si potrebbero definire azzardate.
Attivisti del clima asfaltati
Era già successo a una carneade eco-catastrofista, asfaltata catodicamente dal professor Alberto Prestininzi, ordinario di Previsione, Prevenzione e Controllo dei Rischi Geologici alla Sapienza di Roma. Stessa sorte occorsa ora a un’altra affermazionista per opera di Daniele Capezzone che, pur non essendo uno scienziato, in ogni caso è più preparato dell’interlocutrice. E a Quarta Repubblica, oltre a spiegarle la differenza tra dato e stima, tra le altre cose ha sollevato una questione per nulla marginale.
«Ascoltiamo tutti, però non possiamo sentire il professor Franco Prodi, quarant’anni di carriera al CNR. Il Premio Nobel [John] Clauser non può parlare. Non vi va bene [Mario] Giuliacci» e «[Angelo] Bonelli fa la proposta di» istituire il reato di negazionismo climatico.
Questo il j’accuse del neo-direttore editoriale di Libero, che si è scagliato contro il pensiero green unico. «Volete sequestrare il dibattito pubblico!» ha tuonato l’ex deputato. «Ma vi sorge il dubbio che siete pericolosi», non solo «per le ricette economiche che proponete», ma soprattutto per la «libertà di pensiero e di opinione?»
L’ambientalismo è un totalitarismo soft
Domanda evidentemente retorica, non foss’altro perché l’ambientalismo, come affermava già il grande fisico e matematico britannico Freeman Dyson, «ha sostituito il socialismo come la principale religione laica». Un sistema di dogmi e credenze che, benché ammantato di un’aura di apparente democrazia, assomiglia piuttosto a un totalitarismo soft sotto vari aspetti. Dall’insofferenza per il dissenso alla libidine per la conventio ad excludendum, fino al totale rifiuto dell’autocritica. Anche quando la realtà, com’è accaduto di recente in merito alle auto elettriche, presenta il conto.
In questo, i fondamentalisti del clima dimostrano di aver appreso la lezione di Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Che, a chi gli aveva fatto notare che la natura non fosse sempre d’accordo con la sua filosofia, pare avesse risposto: «Tanto peggio per la natura». E poi ci si stupisce se oggi i manutengoli dell’eco-narrazione dominante pretendono l’ostracismo per i climato-realisti?