Colf e badanti, nel Lazio 130 mila irregolari: aumenta il lavoro nero
Un mondo sommerso di 130 mila colf badanti nella Regione Lazio diventati irregolari tra il 2020 e il 2021, un numero destinato a crescere
È la crisi economica il principale fattore di criticità nelle famiglie del Lazio, e la difficoltà ad arrivare a fine mese si riflette su colf e badanti; sempre più irregolari e pagati in nero. Questa la fotografia dell’Osservatorio Inps sul lavoro.
Il Report 2023 dell’Osservatorio Inps sul lavoro domestico elaborati da Nuova Collaborazione (l’associazione nazionale dei datori di lavoro casalingo) dimostra il crollo dei versamenti contributivi per l’anno 2022 per colf badanti o baby sitter.
Un calo di contributi del 6,7% rispetto all’anno precedente e un andamento che non sembra roseo nemmeno nell’anno in corso.
Considerando una parte di coloro che per motivi economici scelgono di rinunciare all’aiuto domestico, preferendo occuparsi in prima persona dei propri familiari e della propria abitazione, va sottolineato come la maggior parte dei soggetti sia ragionevolmente passata da un lavoro regolare a un lavoro nero.
Naturalmente, sempre secondo i dati dell’osservatorio, sono le donne a pagare in gran parte la riduzione del lavoro domestico. Secondo i dati, per ogni uomo che fa questo mestiere ci sono cinque donne (19.757 contro 103.400) e per la maggioranza di loro parliamo di nazionalità straniera: 98.914 contro 24.243 italiani.
Colf e badanti irregolari, la stima nel Lazio
Nuova Collaborazione, stima che nella nostra Regione per ogni lavoratore regolare almeno un altro sia irregolare. Un monte di persone silenziose che si aggira intorno alle 130.000 unità. Tutti contributi che l’Inps perde.
Ma allora che si fa? Di certo le famiglie che hanno bisogno di queste persone non saranno tutte approfittatrici, la maggior parte si affida al lavoro nero proprio per la mancanza di liquidità nel versamento di adeguati stipendi e contributi. E d’altra parte anche quei lavoratori a nero avranno necessità di prediligere il lavoro, seppure mal pagato e senza contributi rispetto alla disoccupazione.
Alfredo Silva, presidente dell’associazione Nuova Collaborazione afferma: “Due sono le soluzioni: la prima è la defiscalizzazione del costo del lavoro, domestico: è un sostegno che bisogna dare alla famiglia per sostenere il sommerso che in Italia supera il milione di persone. E poi serve fare una politica di flussi migratori costanti per dare una soluzione al problema del lavoro domestico in maniera omogenea e ovviare così anche al lavoro in nero”.
Insomma, se non vogliamo che il lavoro sommerso prenda via via sempre un maggior numero di collaboratori domestici si dovrà affrontare in maniera seria il complesso sistema che regola le retribuzioni, il costo del lavoro e la crisi economica sempre più mordente.