Colle Oppio e Largo Agnesi: una ferita aperta nel cuore di Roma

Fontane senz’acqua dove il vento accatasta sacchetti, lattine, bottiglie, carte, cartoni e avanzi di cibo. Degrado, abbandono e sciatteria sono intrusi che non puoi cancellare dai tuoi ricordi

I panni stesi sulla rete che protegge le antiche vestigia della città eterna.
Un cartello rotto che indica la direzione per la Domus Aurea.
Fontane senz’acqua dove il vento accatasta sacchetti, lattine, bottiglie, carte, cartoni e avanzi di cibo.

Senzatetto che ciondolano tra giacigli di cartoni e cumuli di rifiuti che l’erba non riesce a nascondere.
Questo è Colle Oppio oggi.
Ma la tragedia è poco più in là, a Largo Agnesi, la terrazza sul Colosseo.
Domenica pomeriggio.
Orde di turisti che salgono e scendono la scala che porta a piazza del Colosseo.


Altri stazionano lungo il muro che impedisce di cadere nel dirupo sottostante per foto e selfie
Proprio al di là del muretto, di fronte a uno dei monumenti più visitati al mondo, un cimitero di bottiglie e rifiuti vari.
Come al solito, come sempre.
Qualche passo e c’è l’ingresso della scala.

È superaffollata.
Gente che scende, gente che sale, lingue e idiomi di ogni tipo.
Lì c’è l’assalto dei venditori ambulanti.
Dall’acqua alle perline, dagli accendini agli ombrelli, ai braccialetti, dai tour ai biglietti salta fila.
Non ti mollano, ti inseguono, se ne sfuggi uno arriva l’altro.
A destra e sinistra dei gradini della scala, ecco che piccole discariche accompagnano la discesa o la salita che sia.

Semplicemente indecente, vergognoso

A metà del percorso la solita vecchietta senza denti che chiede l’elemosina apostrofando i turisti in una lingua incomprensibile.
Arrivi sotto che sei stremato e di nuovo gli ambulanti che ti assalgono.
Allora torni su per cercare aria o solo pace.

Ti imbatti in una serie di vasi in cui svettano piante secche cui nessuno ha dato acqua.
E tutto intorno è terra arida e polvere.
Le poche piante che sopravvivono hanno i giorni contati.
Cerchi acqua.
C’è una fontanella, ma il tombino non ingoia, è otturato.
L’acqua trova altre strade, sul marciapiede, tra polvere e rifiuti.
È troppo.
Desideri solo scappare.
Ti vergogni delle foto che hai fatto.
Non ce n’è una che non abbia uno sfondo decente.
Degrado, abbandono e sciatteria sono intrusi che non puoi cancellare dai tuoi ricordi.
Lo farai più tardi con Photoshop.
O forse non lo farai.
Almeno finché tutto non ti sarà sembrato un brutto, terribile incubo che un giorno dimenticherai.
Forse…