Categorie: Politica

Colleferro, consorzio Minerva avviato su se stesso e fermo ai blocchi

Attendiamo da mesi l’esordio sul campo del Consorzio Minerva, costituito ormai da sei mesi (settembre 2018), per svolgere il servizio di igiene urbana e ambientale in favore di Amministrazioni pubbliche, incluso il servizio per la raccolta differenziata, nonché autorizzato alla costruzione e gestione anche per conto terzi di impianti per il recupero, riciclaggio, trattamento e smaltimento dei rifiuti e bonifica delle aree da sostanze contaminanti. Formato da 7 soci, i Comuni di Colleferro, Labico, Genazzano, Carpineto Romano, Nemi, Gavignano e Gorga, il Consorzio ha un capitale sociale di € 66.302,08, secondo quote differenziate, con scadenza 2060.

Tutta l’operazione nasce in un clima di ingiustificata euforia, vista l’esperienza pregressa e il contesto storico sanitario e ambientale della valle del Sacco. Una parte del territorio guarda con preoccupazione alla riproposizione di una esperienza troppo simile a quella fallimentare dell’ex Consorzio Gaia ed a quella disastrosa di Lazio Ambiente, che sconta tutt’oggi grave difficoltà gestionali, sempre sull’orlo del tracollo finanziario. Una scelta politica mai sufficientemente chiarita, ma voluta dall’Amministrazione colleferrina con l’intento di svolgere un ruolo di traino nel settore dei rifiuti e nei confronti dei Comuni aggregati, fino a diventare Ente capofila per drenare fondi e finanziamenti regionali.

La situazione, però, si è complicata dopo le dichiarazioni del Presidente Zingaretti e dell’Assessore Valeriani di convertire gli inceneritori di Colleferro in un compound industriale, attività che interferisce con i progetti di Minerva. La Regione Lazio ha pensato bene di mettere in casa colleferina un temibile concorrente, ovvero il soggetto che acquisterà Lazio Ambiente e realizzerà il miracoloso compound: un affare da 50 milioni di €. La vita amministrativa del Consorzio, inoltre, diventa subito opaca in relazione al procedimento per la nomina dell’Amministratore unico, il cui requisito fondamentale – dovrebbe essere – la pluriennale esperienza nella gestione dei rifiuti, ma l’assemblea dei consorziati opta per una scelta politica e meno tecnica, nominando Raffaele Cocciò: chiarissimo segnale circa le reali strategie di gestione del Consorzio, tutte indirizzate verso logiche esclusivamente politiche.

All’Amministratore spetta ora, sulla base di una procedura pubblica, individuare il Direttore generale, figura delicatissima e per la quale l’esperienza tecnica è fondamentale. Il candidato con i migliori requisiti, però, ritira la candidatura, contestando la poca trasparenza del bando e le numerose ed anomale riaperture della selezione. Passano i mesi e a dicembre 2018, nel corso di un Consiglio Comunale tenutosi a Colleferro, viene comunicato che il nuovo Direttore generale è stato individuato nella persona di Fabio Ermolli, con esperienza nel settore delle bonifiche, come risulta dall’Albo gestori ambientali.

Una società consortile che gestisce rifiuti solidi urbani ha l’obbligo, per poter svolgere la sua attività, di iscriversi all’Albo gestori, categoria 1, con classe dipendente dal numero di abitanti serviti, e i requisiti di idoneità richiesti per l’iscrizione sono due: uno economico-finanziario e l’altro tecnico. Quello economico-finanziario è garantito dai Comuni e/o da polizze e quello tecnico dai mezzi, dal personale e da un responsabile (Direttore generale), che acquisisce tale qualifica dopo aver maturato un certo numero di anni di esperienza nel settore e aver sostenuto un esame. Il Consorzio Minerva per partire ha ora necessità di avere mezzi (che al momento non ha), personale (che al momento non ha) e un responsabile idoneo alla categoria 1 classe C (che al momento non ha), secondo quanto risulta dalla documentazione disponibile.

Forse che l’Amministratore Unico, dopo aver scelto il Direttore generale, deve indire un nuovo bando per individuare un responsabile che si occupi degli aspetti gestionali e del rispetto della normativa, nonché della formazione del personale? Si fanno bandi per individuare professionisti a cui sono richiesti determinate competenze e poi si nominano persone che ne sono sprovviste? Ha senso nominare un Direttore per poi ricorrere – se l’ipotesi qui avanzata venisse confermata – a un’altra figura – con un aumento dei costi – che abbia i requisiti per accedere all’Albo gestori e che sarà responsabile del settore tecnico e del rispetto della normativa sui rifiuti? Il rischio è che si ripetano gli stessi errori commessi con Gaia e Lazio Ambiente, errori che sono costati alle casse dei Comuni – e quindi ai cittadini – decine e decine di milioni di €.

Attendiamo i nuovi sviluppi e vedremo se sarà necessaria l’indizione di un nuovo bando pubblico e quali saranno questa volta i requisiti previsti. Dovrebbe essere richiesta, per esempio, l’esclusività del rapporto per evitare conflitti di interesse nel corso dell’attività, ed è auspicabile che quest’ultima sia prestata solo a favore del Consorzio Minerva. Peraltro attendiamo da mesi la formalizzazione della nomina del dottor Ermolli, in servizio fino al 2016 presso il dipartimento rifiuti di Arpa Lazio. Attediamo anche la nomina del Responsabile anticorruzione e l’approvazione da parte dell’Assemblea dei Sindaci del Piano anticorruzione, atti che secondo la normativa l’Amministratore Unico e l’Assemblea avrebbero dovuto già adottare.

Ina Camilli Rappresentante Comitato residenti Colleferro

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