Colleferro, il passato non può continuare a divorare il futuro
Una grande manifestazione popolare ha riaffermato la volontà dei cittadini di Colleferro e della Valle del Sacco di decidere del proprio futuro
Una manifestazione di oltre 2.000 persone sabato 18 novembre ha attraversato nuovamente le strade di Colleferro. Dopo la grande manifestazione di sabato 8 luglio, è stata una prima immediata risposta al mancato mantenimento delle promesse da parte della giunta regionale, mentre continuano i lavori di riparazione degli inceneritori di Colle Sughero. In questa settimana un presidio permanente si è insediato al quartiere Scalo, nella piazza antistante la chiesa di San Gioacchino, all'inizio della via Cesare Battisti che porta agli inceneritori e di fronte al locale dove si è trasferito l'ufficio del sindaco di Colleferro. Il presidio ha l'obiettivo di vigilare sull'arrivo dei manufatti necessari alla riparazione degli inceneritori. A oggi, una gru è stata fatta pervenire nel sito, mentre non si hanno ancora notizie del trasporto speciale atteso nei giorni scorsi.
Sul piano politico normativo, si è aggiunta in questi giorni una proposta di legge regionale che va sotto il nome di Green Act con cui, ormai in fine di legislatura, la giunta Zingaretti e la sua maggioranza politica, tentano di rimediare alla mancanza di una organica politica ambientale, purtroppo in assenza di un cambio di strategia per quanto riguarda la gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Sono stati ribaditi gli obiettivi della mobilitazione di Rifiutiamoli. Negli interventi conclusivi della manifestazione del 18 novembre, svolti a piazza Italia, è stata ribadita la volontà di andare sino in fondo in questa lotta e ne sono state chiarite le motivazioni e le prospettive, peraltro già affermate nel volantino di convocazione, dove abbiamo dichiarato: "Nuovi impianti per il recupero dei materiali, senza la necessità dell’incenerimento, possono e debbono sostituire gli inceneritori. La salute dei cittadini di Colleferro e della Valle del Sacco, come il destino dei lavoratori di Lazio ambiente e degli impianti di incenerimento, è legata alla creazione di una nuova filiera: dalla raccolta differenziata al recupero di materia, passando per la riduzione e il riciclo".
Deve essere chiaro che non siamo di fronte a un nuovo inizio, nel senso di un azzeramento di quanto 'non è stato fatto e alle sue conseguenze’. L'inquinamento progressivo dell'ambiente, il cumularsi di rischi per la salute dei cittadini, lo sperpero di denaro pubblico, la messa a rischio dei posti di lavoro sono conseguenze inevitabili della mancanza di decisione dei pubblici amministratori e, dobbiamo dirlo, della arretratezza del mondo imprenditoriale (nelle sue varie declinazioni più o meno legali) legato alle vecchie tecniche di gestione del ciclo dei rifiuti: non sono certo conseguenze dell'azione di chi da anni vi si oppone o del movimento Rifiutiamoli che negli ultimi mesi si è sviluppato a Colleferro e nella Valle del Sacco, movimento che, vogliamo ricordarlo, ha trovato le condizioni della sua continuità nell'istituzione della Assemblea Permanente, in cui avviene il confronto e si condividono le decisioni.
Mentre la Regione Lazio avvia un dibattito tardivo sull'innovazione della strategia in materia ambientale, alle direzioni delle società di gestione degli inceneritori è stato lasciato il compito di proseguire nella ristrutturazione degli impianti (mini revamping), in un gioco delle parti che non sta in piedi. Per parte sua la società AMA, assieme all'amministrazione capitolina, ha dichiarato che non si può recedere dalla decisione presa con Lazio Ambiente di conferire 12. 6 milioni di euro alle società di gestione con la finalità di investire nella ristrutturazione (ovvero gli inceneritori devono ripartire), in quanto la Corte dei Conti avrebbe da ridire sulla mancata finalizzazione dei soldi pubblici.
Nessuno paga, mentre il passato divora il futuro. Nelle loro diverse prese di posizioni le amministrazioni coinvolte riaffermano la legge per cui 'il passato è destinato a divorare il futuro', mentre chi è delegato a decidere non vuole mai pagare per i propri errori. Deve essere chiaro che le responsabilità sono in capo ai vertici delle amministrazioni e non basta il cambio di qualche assessore a farne tabula rasa. Le popolazioni della Valle del Sacco non sono più disponibili a pagare il prezzo di decisioni scellerate. Lazio Ambiente una società nata senza un futuro. Nel frattempo, è scomparsa dall'orizzonte degli eventi la vendita di Lazio Ambiente, la cui valutazione economica (audit) è costata parecchi soldi pubblici, mentre per pagare ai dipendenti gli stipendi negli ultimi mesi, è stato necessario contributo eccezionale di tre milioni di euro da parte della Regione. Ricordiamo che Lazio Ambiente è una società nata con scarse possibilità di sopravvivere, mai sostenuta da una azione concertata tra amministrazione regionale e amministrazioni comunali, comunque quasi impossibile in assenza di una strategia e di una pianificazione territoriale, osteggiata dai poteri forti del ciclo dei rifiuti, che hanno sempre mal visto la presenza di una forte società a base pubblica.
Quest'ultima considerazione di ci porta al punto della 'difesa dei posti di lavoro'. Quale difesa per quale posto di lavoro? La società è ormai decotta, il suo futuro, se di futuro si può parlare, è affidato a tutt’oggi ai soli impianti di incenerimento, vale a dire una tecnologia che non ha futuro, un tipo di impianto che non ha le possibilità di sopravvivere senza la continua iniezione di fondi pubblici. Un nuovo sistema di impianti di riciclo e recupero di materiali, di utilizzo degli stessi materiali può dare le garanzie di posti di lavoro, nel contesto di un ecodistretto industriale.
Ai sindacati diciamo che si paga il prezzo di non aver affrontato per tempo e con decisione l'arretratezza, la corruzione e l'illegalità presenti nel sistema attuale. Ai lavoratori, che ci dicono che gli inceneritori non sono gli impianti più nocivi, vogliamo ricordare, assieme ai diversi rapporti che ne hanno misurato inequivocabilmente la pericolosità, l’impegno che in tutti questi anni la parte più attiva della cittadinanza ha messo per portare alla luce le reali dimensioni dell'inquinamento, creando molteplici occasioni di confronto. Ricordiamo che la gravità della situazione ambientale è stata definitivamente sancita dallo Stato con la formalizzazione del SIN Valle del Sacco, uno dei 40 territori più inquinati d’Italia per il quale sono necessarie azioni di bonifica. Un Sito di Interesse Nazionale, peraltro, assurdamente aggredito da numerose richieste di installazione di nuovi impianti potenzialmente inquinanti!
Ribadiamo che la nostra è una lotta per il futuro delle nostre comunità, in quanto tale ha alla sua base una logica solidale, nella quale il destino di ogni famiglia è interesse comune, una mobilitazione contro tutte le aggressioni alla salute e all'ambiente, premessa indispensabile per un diverso modello di sviluppo. Il futuro comincia oggi, il presente è il luogo della svolta. Le lotta, che in tutti questi anni non sono state fatte, illudendo i lavoratori che nulla sarebbe cambiato, devono essere messe in campo oggi, con tutti gli strumenti che in quanto cittadini e in quanto lavoratori abbiamo a disposizione e con una rinnovata e vivissima consapevolezza sociale. La mobilitazione continua con le modalità decise dall’assemblea permanente: aperta a tutti i contributi propositivi da parte di singoli cittadini o associazioni e totalmente chiusa ad ogni tipo di strumentalizzazione politica.
Rete per la Tutela della Valle del Sacco