Categorie: Politica

Colleferro, sentenza Consiglio di Stato su inceneritori: la battaglia continua

Riceviamo e Pubblichiamo:

Dopo aver a lungo atteso, il Consiglio di Stato si è pronunciato sull’appello del Comune di Colleferro, che abbiamo sottoscritto insieme ad altre associazioni locali, riguardante i 2 inceneritori di colle Sughero.

Nel riconoscere che l'appello è fondato, il Collegio ha rilevato che, nelle more del giudizio, è cessata la materia del contendere, perché l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) nel frattempo è scaduta e la Regione ha deliberato di riconvertire i 2 impianti.

Il Collegio ha quindi confermato la sentenza di primo grado al TAR Lazio, che aveva statuito l'improcedibilità del ricorso per cessata materia del contendere, e ha concluso che è venuto meno l'interesse dei ricorrenti.

I motivi del ricorso al TAR risalgono a gennaio 2016, quando, a seguito dell’istanza del gestore degli impianti, Lazio Ambiente spa, di rinnovare l’AIA per l’esercizio degli inceneritori, la Regione è stata costretta ad avviare il procedimento di riesame per poter estendere la durata dell’autorizzazione fino a maggio 2019.

Nel primo grado di giudizio avevamo contestato il fatto che la Regione, nell’estendere la validità dell’AIA e consentire l’operatività degli inceneritori, non aveva richiesto i pareri dell’ARPA Lazio e del Comune di Colleferro, nè aveva preteso, da parte del gestore, l’ottemperanza di svariate prescrizioni ambientali previste dall’AIA del 2009, dopo ben tre anni di operatività degli impianti di colle Sughero. Ancora oggi la Regione non ha concluso il procedimento di riesame e adottato il provvedimento finale, né ha accertato l’ottemperanza di tali prescrizioni.

Sul procedimento di riesame, che mantiene in piedi l'autorizzazione, continueremo a vegliare e a impugnare all'esito il provvedimento finale.

Vediamo nel dettaglio gli argomenti su cui si è pronunciato il Consiglio di Stato. Innanzitutto il Collegio ha ritenuto che l’AIA abbia perso la sua validità giudica, in quanto scaduta a maggio 2019,  e ciò ha fatto venire meno ogni interesse da parte degli appellanti – Comune, comitati, associazioni – anche in considerazione del fatto che gli impianti non sono operativi da gennaio 2017, che sono in corso di dismissione e che sono interessati da un processo di riconversione, come deciso dalla Regione (DGR n. 459 del 2018 e DGR n. 614/2018).

Il Consiglio ha inoltre tenuto in particolare considerazione il fatto che il nuovo piano di gestione dei rifiuti regionale (DGR n. 49/2019) preveda che i 2 inceneritori vengano riconvertiti in altra tipologia impiantistica (il famoso e miracoloso compound industriale che trasformerà almeno 500 mila tonnellate l’anno di scarto di rifiuti in CSS/CDR).

In realtà, il pericolo potenziale che gli inceneritori possano essere riavviati non è del tutto astratto, come confermato dal recente piano rifiuti (a pag. 113), che in un passaggio prevede: “l’intervento di Colleferro potrebbe non essere considerato alternativo alla valorizzazione di sezioni impiantistiche di stabilizzazione già presenti nei vari TMB, quantomeno per il transitorio, e/o in quota parte anche per le strategie a regime.”

Se quindi il compound non andasse a regime o non fosse sufficiente ad abbattere le quantità di rifiuti residui da inviare in discarica o all’inceneritore di San Vittore, si tornerebbe al vecchio ciclo TMB-Inceneritore-Discarica, con un ruolo ancora potenzialmente attivo per gli impianti di colle Sughero, che nella pianificazione e programmazione regionale nella gestione del ciclo dei rifiuti resterebbero fondamentali e centrali.

Mentre il consorzio Minerva si appresta in via sperimentale ad affittare un ramo di azienda da Lazio Ambiente spa per la raccolta e spazzamento (un discutibile caso di subappalto “mascherato”) non è chiaro quale sarà il destino delle quote societarie, che potrebbero essere acquistate da un soggetto privato interessato a riavviare gli inceneritori, ipotesi improbabile, da scongiurare, ma non impossibile.

Si chiude qui il processo amministrativo sugli inceneritori. Gli impianti sono fermi e spenti, dopo una lunga battaglia dei cittadini, a cui ha partecipato anche l’Amministrazione, ma rimangono sospese questioni molto importanti.

Il ricorso a contributi pubblici per finanziare la ristrutturazione degli impianti – costo del revamping, 12 milioni e 600 mila euro – impone che venga chiesta la loro rendicontazione sul parziale o totale utilizzo.

Dopo due anni dal fermo degli inceneritori, il Comune di Colleferro non è intervenuto per ottenere dalla Regione il provvedimento amministrativo di chiusura, che questo Comitato ha richiesto e continua a richiedere.

Dopo due anni e un processo fino al secondo grado di giudizio, l’AIA è tuttora valida ed è questo il motivo per il quale la Regione non annulla e/o non chiude il procedimento di riesame, ancora pendente.

Mancano le necessarie tutele del suolo e delle acque da parte del Comune e la Regione che, preso atto della rilevazione da parte di Arpa Lazio del superamento del cromo esavalente nella misura del triplo rispetto ai limiti di legge, si sono limitati ad onerare il gestore ad effettuare un monitoraggio mensile dei piezometri di controllo per tre mesi.

E ancora oggi mancano, da parte di Regione Lazio, Lazio Ambiente spa e Comune di Colleferro, le dovute tutele e informazioni sul cromo e sulle sostanze contaminanti presenti nelle acque di falda e nel sottosuolo di colle Sughero. Ma soprattutto non è stato mai stato approvato ed avviato il piano di caratterizzazione del sito, nè completate le misure di messa in sicurezza del MISE.

L’ultima Relazione annuale di Lazio Ambiente spa evidenzia che la contaminazione da cromo si è estesa, con diversi e ripetuti superamenti dei livelli di concentrazione degli inquinanti, segno che le misure di messa in sicurezza, se adottate e tanto sbandierate dal Comune di Colleferro, non sono state efficaci.

Per il Consiglio di Stato il progetto della Regione di riconversione degli inceneritori in un compound industriale e la scadenza dell'autorizzazione hanno fatto venire meno il nostro interesse ad ottenere una sentenza di accoglimento dell'appello, ma restiamo dubbiosi sul fatto che sia davvero così e che a nessuno venga in mente di ricorrere agli inceneritori nelle more del riesame.

Restiamo anche dubbiosi che il Comune di Colleferro si opponga strenuamente durante l’esame in Regione del piano rifiuti al progetto del compound, che ha accettato anche con un tonnellaggio minore rispetto a quello programmato, il cui impatto sanitario e ambientale sulla valle del Sacco in prospettiva sarebbe molto più negativo dei 2 inceneritori!

Ina Camilli, Rappresentante CRC, aderente al Coord. Interprov. Ambiente e Salute valle del Sacco e bassa valle del Liri

Redazione

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