Se rispondi a queste domande, non potranno che assumerti: i segreti del colloquio di lavoro.
Quando ci appresta a sostenere un colloquio di lavoro, l’ansia è sempre tanta e così è anche la paura di non riuscire a trasmette quanto si sa e quanto si è davvero a chi ha il compito di valutarci, in pochi minuti, per una determinata posizione professionale.
Sono molte le strategie consigliate dai recruiter per apparire sicuri di sé e, soprattutto, per convincere chi ci sta facendo il colloquio di essere proprio la persona giusta per quel determinato ruolo. Oggi vogliamo parlarvi di alcune domande che, sebbene non sembrino così essenziali, in realtà sono decisamente fondamentali per l’ottenimento del posto di lavoro.
Ecco quindi quali sono le domande alle quali si deve rispondere correttamente: di fronte alla risposta giusta, il recruiter non potrà altro che considerarvi la persona giusta al momento giusto e, quindi, offrirvi il posto che tanto sognate e lo stipendio di cui avete bisogno.
Il momento del colloquio di lavoro è estremamente stressante per il candidato, che si trova a dover convogliare tutta la propria esperienza e tutte le proprie capacità in pochi minuti di racconto. Il desiderio è quello di essere chiari, esaustivi ma senza essere noiosi o sembrare troppo sicuri di sé. A complicare il tutto, poi, anche le domande trabocchetto del recruiter, che prova a metterci in difficoltà per vedere come reagiamo.
L’amministratore delegato di Xero Australia, Trent Innes, ha ammesso di mettere alla prova i propri candidati in modi molto particolari. Innanzitutto, appena questi arrivano gli offre una tazza di caffè, che il candidato porta con sé fino all’ufficio in cui si tiene il colloquio. A seconda del suo comportamento alla fine del colloquio, quindi se la riporta in cucina o se la lascia lì sul tavolo, Innes si fa una propria idea sulla persona.
Un grande test usato in fase di colloquio è il Big Five: si tratta di un questionario con il quale il recruiter cerca di definire le caratteristiche del dipendente, anche dal punto di vista emotivo e mentale. Importante è anche il GAT-2, con il quale il candidato viene messo alla prova sulle sue abilità logiche e di adattamento.
Inoltre, molti colloqui si basano anche sull’SJT, Situational Judgement Test, che vuole verificare come il candidato si comporterebbe di fronte a specifiche situazioni problematiche. Riuscire a rispondere correttamente a queste domande, cioè a dire ciò che i recruiter vogliono sentirsi dire, è un modo perfetto per convincerli di assumerci!
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