Sto cercando di convincere mia figlia a sprecare di meno, non solo il cibo ma anche l’energia, l’acqua, i beni che usiamo. Far durare di più un telefono, un’auto, un vestito, sembra qualcosa di impossibile per una mentalità consumista. Ne va del suo futuro. Ma a lei e a noi, interessa?
Quando guardo in tv gli ambientalisti che imbrattano i monumenti ,per segnalare a noi tutti che bisogna fare qualcosa per cambiare stile di vita e sprecare e inquinare di meno, vedo che si tratta di giovani, universitari probabilmente, ma anche di adolescenti. Si preoccupano del loro futuro e giustamente. Al di là della non opportunità di sporcare i monumenti per richiamare la nostra attenzione, hanno ragione.
Ma perché a mia figlia “non gliene può fregà di meno?”
Ogni giorno faccio le stesse cose. Quando mia figlia è pronta per uscire, ma è già impegnata col suo telefonino, vado in camera e spengo il ventilatore, la luce del bagno, la luce del suo stanzino armadio. Chiudo le porte. Le finestre. Poi esco per accompagnarla a scuola in auto. Nel tragitto lei scrive e legge i social network. Si esprime malvolentieri, con mugugni, è mattina.
Ogni sera quando vado a letto, cerco di restare sveglio per potermi alzare ad una certa ora e spegnere l’aria condizionata a palla, che le serve per addormentarsi. Sennò la bolletta della luce raggiunge vette pazzesche. Purtroppo o per fortuna, dove viviamo, anche di notte in casa, fanno spesso 28°. Lo so, potrebbe tenere aperta la porta a vetri della terrazza e l’arietta fresca della notte risolverebbe il problema ma il rumore delle auto e delle moto, la musica dei bar, le voci di chi rincasa tardi, non la farebbero dormire. Soffre di insonnia. Se non dorme poi è nervosa tutto il giorno.
Per fortuna una nota positiva viene dal confronto dei dati del 2022 con quelli dell’anno precedente. Scende del 12% ,rispetto al 2021, lo spreco nelle case italiane: nel 2022, anno di ripresa post pandemia, abbiamo gettato 75 grammi di cibo al giorno, ossia 524 g settimanali, poco più di 27 chili di cibo l’anno a persona. Si vede che nelle famiglie la pandemia ha lasciato un segno di attenzione.
Come al solito chi fa più danno sono i meridionali, anche se a naso sono quelli che non dovrebbero poterselo permettere. Un bel + 8% di spreco rispetto alla media nazionale. Lo stesso vale per le famiglie senza figli (+ 38% rispetto alla media italiana). Sprechiamo 1 kg l’anno di frutta e poco meno di 1 kg di pane. Nella hit nefasta degli sprechi anche insalata, verdure, aglio e cipolle.
Vale 6,5 miliardi di euro lo spreco del cibo nelle case e oltre 9 miliardi di euro lo spreco di filiera, dai campi alle case. Eppure, sempre in Italia, oltre 2,6 milioni di persone faticano a nutrirsi regolarmente a causa dell’aumento dei prezzi e dei rincari delle bollette e il 9,4% della popolazione versa in condizione di povertà. (Fonte: WWF 4.2.2023)
Perché non posso mangiare quel che mi pare?
Ogni giorno, io o mia moglie, cerchiamo di organizzarci prima, su cosa preparare per pranzo, in modo da utilizzare quello che da più tempo è nel frigo o congelato nel freezer. Seguendo una dieta salutista, a base di molta frutta fresca, secca e vegetali. Solo un po’ di pesce e raramente carne, quando è ben chiara l’origine. Preferiamo farci dei fagioli all’uccelletto, magari da mangiarsi con del riso pilaf. Un pasto sano, corroborante, con proteine e carboidrati.
Quando la figlia torna da scuola è stanca, non le va di cucinare e succede che non le vada quello che i genitori le hanno cucinato. Allora, sempre con il suo telefonino, mette in pausa l’amica e ordina un cibo fritto con il delivery. Preferibilmente hamburger, pizza, toast, patate fritte con salse gialle e rosse. Ogni giorno, essendo tre persone, produciamo una busta nera da 208 litri di immondizia, in gran parte packaging alimentare o scarti di cibo. Io e mia moglie dobbiamo limitarci nella critica, rischiamo di diventare noiosi, anzi “pallosi”.
Mi accorgo, dalla inchiesta pubblicata dal WWF sul loro sito, che siamo in linea con gli intervistati in Italia. Diventa centrale la sostenibilità alimentare: il 35% ha aumentato il consumo di legumi e derivati vegetali a scapito della carne e delle proteine animali, mentre il 29% ha aumentato l’acquisto di prodotti a km0. Si mangia meno fuori casa per risparmiare: per 1 italiano su 3 diminuiscono drasticamente le colazioni e i pranzi fuori e per 4 italiani su 10 anche la cena al ristorante. Mia figlia non va a mangiare fuori ma ordina comunque le sue porcherie chiamando al telefono gli assassini autorizzati degli hot dog.
Gli italiani tagliano gli sprechi anche come risposta all’inflazione, sono più attenti alla qualità di quello che si porta in tavola e a non sacrificare la cura della propria salute. Sono più disponibili a tagliare i consumi per ridurre le bollette dell’energia elettrica e del gas, o per le spese di abbigliamento. Anche perché sono quelle che sono aumentate di più. Non solo in Italia. Quindi luci lasciate accese, televisori, radio, computer, ventilatori… sono tutti soldi buttati ed energia sottratta ad altri.
Scusami, mi sono ricordata che devo andare laggiù
Ogni volta che usciamo vorrei sapere prima dove vuole che l’accompagni, per gli acquisti e le sue necessità anche per organizzare un giro logico, e risparmiare tempo e benzina. Viviamo in una località di villeggiatura, dove i centri commerciali sono tre e distanti kilometri tra loro. Quando si va da un posto all’altro, in maniera caotica, improvvisata, senza una sequenza logica che faccia risparmiare carburante e stress, ci vuole tanta pazienza.
I suoi acquisti al supermercato o nei centri commerciali riguardano più che altro riviste, gadget telefonici, caramelle, cioccolate, penne, dolci, cibo preparato del genere empanadas, spesso cose fritte, succhi di frutta industriali, gelati gonfiati con grassi trans, cosmetici, spazzole, shampoo, creme, trucchi, infradito, scarpe da tennis… Nonostante gli zuccheri ha un invidiabile fisico asciutto, beata lei, sarà il metabolismo.
Alla fine di ogni giorno mi chiedo: chissà come vivono felici i genitori di Greta Thunberg?
Dobbiamo ridurre gli sprechi. Chi glielo spiega a mia figlia?
Sono anni che giornali e televisioni ci parlano dello spreco alimentare. Di quanto sia dannoso per l’ambiente e antieconomico. Uno schiaffo in faccia alla miseria, con tante persone che nel mondo soffrono la fame, vivono nella miseria e nell’indigenza più nera. Noi viviamo nei Paesi ricchi, quelli che più di tutti si appropriano dei beni del pianeta, quelli che consumano più energia e più sporcano, quelli che più mangiano, più distruggono, più inquinano.
La cosa incredibile è che proprio da questi Paesi, non dagli altri, si alzano le grida di allarme per i cambiamenti climatici e per gli sprechi. Proprio nei nostri Paesi cresce la coscienza degli ambientalisti che vorrebbero che si cambiasse lo stile di vita. Nuove maniere di produrre e di consumare, con maggior rispetto per le risorse limitate, per il futuro dell’umanità oggi fortemente compromesso. Mi viene il sospetto che noi sappiamo bene i rischi che corriamo ma non saremo mai capaci di cambiare modo di vivere.
Mi domando: mia figlia lo sa? Non guarda la tv e non legge i giornali, proprio perché non gliene frega niente?
Il grosso dello spreco avviene nelle nostre case. Nel 2022 sono andate sprecate nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di 9 miliardi di euro. Lo spreco del cibo di filiera pesa al 26% in agricoltura, al 28% nell’industria e all’8% nella distribuzione.
Il problema dello spreco alimentare è uno dei più gravi paradossi dell’attuale sistema produttivo. La sicurezza alimentare non è ancora garantita per tutti, ma se si riducessero le perdite o gli sprechi alimentari, si potrebbe garantire più cibo per tutti, ridurre le emissioni di gas serra (lo spreco è responsabile del 10% di inutili emissioni di gas serra) e allentare la pressione sulle risorse naturali, in particolare il consumo di acqua e di suolo, per aumentare la sostenibilità dei nostri sistemi di produzione e delle nostre società.
Ho provato a spiegarlo alla ragazza ma mi ha guardato come se fossi un turista giapponese che non parla una parola di italiano. Ha abbassato di nuovo la testa sul telefono e s’è chiusa in camera sua, accedendo l’aria condizionata.
La perdita e lo spreco di cibo rappresentano l’8-10% del totale dei gas serra globali, contribuendo all’instabilità del clima e a eventi meteorologici estremi come siccità e inondazioni. Ci dicono quante tonnellate di cibo commestibile ogni anno viene sprecato. Già a partire dal raccolto. Se ne potrebbe produrre con minor spreco? Certamente ma non conviene economicamente. Potrebbe essere organizzata una rete distributiva meno dispendiosa, in grado di non produrre tutto quell’inquinamento di CO2 dovuto ai trasporti su gomma, al fatto che si spostano prodotti da una parte all’altra del globo in maniera del tutto irrazionale ma funzionale ai meccanismi di mercato.
Gli aerei sono i mezzi di trasporto più inquinanti ma anche le navi cargo non scherzano. Un via vai di container solcano gli oceani per portare le cose dell’Asia in America e quelle d’America in Asia. Si vorrebbe combattere la omogeneizzazione dei mercati, per cui ovunque in occidente, si trovano gli stessi cibi, provenienti da aree lontanissime del mondo, con grave danno per l’ambiente. Ma nessuno vuole rinunciare alla comodità di mangiare ananas a Roma a dicembre, non si rinuncia a nessun comfort.
Gli Stati Uniti, tramite i loro presidenti, repubblicani e democratici, non c’è differenza, hanno più volte dichiarato che non intendono rinunciare al livello del loro stile di vita. Quando fa loro comodo escono dai trattati internazionali e continuano a fare le loro scelte su come produrre energia (con il fossile) se ce n’è bisogno, come intendono illuminare le loro città, come non intendano rinunciare a tutto quello di cui hanno bisogno per le loro fabbriche di armi, di auto, di alimenti e bevande da esportare in tutto il mondo, anche grazie alle serie Tv e ai fim.
I segnali che il pianeta comincia a perdere colpi ci sono tutti: disgelo ai poli, possibili modifiche nel giro delle correnti marine con conseguenze nefaste per il clima dell’Europa e del Nord America. Probabile innalzamento del livello dei mari nei prossimi 30-50 anni con intere regioni e città che andranno sott’acqua: le isole Maldive e poi Venezia, Giakarta, le isole artificiali di fronte a Dubai, buona parte dell’Olanda.
Poi seguiranno tutti quei territori che hanno resistito in una depressione del suolo (per esempio l’Aeroporto di Fiumicino, la provincia di Ferrara, il litorale di Sabaudia) e che dovranno affrontare inondazioni sempre più massicce. L’inquinamento atmosferico causa malattie, difficoltà respiratorie, morie di insetti e ormai non si contano più le specie animali che stiamo perdendo ogni anno per estinzione, per mancanza di habitat, per essere intervenuti a far saltare il complesso equilibrio dell’ecologia in molte aree.
I mari sono pieni di plastica, che si sminuzza in particelle infinitesimali e che poi ritroviamo nei pesci di cui ci cibiamo, facendoci così del male da soli per la nostra incuria e la nostra scempiaggine. Passando davanti al televisore che stavo guardando io, lei ne ha uno suo in camera, s’è soffermata sulle immagini dell’alluvione in Romagna. Poi s’è girata verso di me. “Figo! Hanno allagato la città?”
Ho preso una decisione. Siccome una delle maggiori responsabili degli sprechi in casa è mia figlia. Ho deciso di sottomettere la sventurata al regime di austerity, prima che ci mettano a me. Da oggi l’aria condizionata è bloccata. Ho applicato un timer al contatore e quando si supera un tot quotidiano di consumo la corrente si stacca da sola. Tranne che per il frigorifero e lo scaldabagno. Se necessario si vive qualche ora al buio o si va a letto prima.
Si è instaurato un regime “autoritario provvisorio”, per cui la spesa viene stabilita dai due proconsoli al potere, io e mia moglie. Cerchiamo di tenere conto delle esigenze salutari dei tre membri della famiglia. C’è insomma un menù fisso a pranzo e una cena frugale a cena. Chi non è d’accordo salta il pasto. Il delivery è abolito. Chi ci sta bene, chi non ci sta può andare via, ma non può contare sul finanziamento della casa.
Anche il prof. Paolo Crepet, da me consultato, era d’accordo.
Basta coi Si, si inizia l’epoca dei No.
Anche lui ha una figlia, Maddalena, laureata. Chissà se gli parla?
Solo la paura del razionamento potrà convincere la gente a cambiare vita
Che sia questa la decrescita? Certo non è felice. Mia figlia s’è arrabbiata moltissimo e credo che non mi parlerà per un po’. Si vede che, contrariamente a tanti suoi coetanei, del mondo che va a rotoli e di chi soffre la fame non gliene frega niente. Bisognerebbe vedere se tutti i pasdaran dell’ambiente rinunciano all’aereo per andare a tenere conferenze in giro per il mondo, come Greta. O per lo meno se rinunciano all’aria condizionata a casa.
Ogni grande marcia inizia con un piccolo passo, diceva Mao Tse Tung. Ma come pensiamo di migliorare la situazione del clima se non sappiamo ridurre gli sprechi? Se i genitori devono fare un golpe casalingo per tagliare i consumi? Con la paura degli aumenti, dei tagli, del razionamento ci convinceremo?
*Foto dal profilo Facebook di Greta Thunberg
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