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Come funziona il finanziamento ai partiti?

Riprendendo la definizione della prestigiosa enciclopedia Treccani, i partiti politici sono delle associazioni private che, nella nostra realtà attuale, monopolizzano le elezioni politiche tramite la proposizione delle varie candidature. Pur avendo una connotazione privatistica è indubbia l’importanza pubblica che essi rivestono concorrendo con metodo democratico, come spiega l’articolo 49 della nostra Costituzione, “a determinare la politica nazionale”.

La formazione delle prime associazioni partitiche in Italia risale al periodo risorgimentale e può essere interessante approfondire la questione consultando la pagina del link dove si analizza nel dettaglio la nascita dei partiti politici italiani. Qui invece conosceremo più da vicino un argomento che li riguarda e che è stato spesso al centro del dibattito politico, vale a dire il finanziamento ai partiti.

Le attività dei partiti

I partiti politici svolgono numerose attività; in primis sviluppano i programmi che delineano le loro posizioni su tutte le questioni che riguardano la vita del Paese, come economia, salute, istruzione e via discorrendo. Questi programmi sono di fatto la base ideologica del partito.

I partiti poi sono chiamati a scegliere e a sostenere i loro candidati alle elezioni cittadine, regionali e nazionali. Si tratta di un processo complesso che riguarda la valutazione delle qualifiche dei vari candidati nonché il sostegno organizzativo e finanziario durante le campagne elettorali.

Ci sono poi la parte relativa alla comunicazione con l’elettorato (tramite comizi, pubblicità, interviste, gestione dei vari social media) nonché tutte le altre attività di partito come la partecipazione alla formazione del Governo, il controllo del suo operato (soprattutto se si è all’opposizione) ecc.

Tutte le attività sono svolte sia da volontari che da personale stipendiato e, come facilmente si può immaginare, esse necessitano di finanziamenti più o meno rilevanti per poter essere portate avanti. Di qui la necessità di trovare fondi sufficienti. Questi arrivano sia da forme particolari di finanziamento, sia dalle quote versate dagli iscritti al partito, sia dalle raccolte fondi.

L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

In passato in Italia era previsto il cosiddetto “finanziamento pubblico ai partiti”; esso è stato abolito nel 2013 dal Governo Letta con il decreto legge 47/2013 poi convertito in legge (13/2014). Per essere del tutto precisi, questa legge ha abolito i rimborsi elettorali che negli ultimi anni avevano praticamente sostituito il finanziamento pubblico ai partiti propriamente detto, il quale era stato eliminato con un referendum del 1993 portato avanti dal Partito Radicale (la legge prevedeva che lo Stato coprisse le spese che i partiti avevano sostenuto per le elezioni).

Va però precisato che non c’è stata una fine immediata dei rimborsi; questi infatti sono stati versati ai vari partiti per le spese che erano state sostenute nelle elezioni precedenti all’entrata in vigore del decreto che li aboliva. Ci sono stati versamenti progressivamente ridotti fino ad arrivare all’abolizione completa nell’anno 2017.

Come funziona oggi il finanziamento ai partiti?

Un nuovo sistema di finanziamento è stato introdotto nell’anno 2013 e si basa essenzialmente due possibilità: le donazioni volontarie e la destinazione del 2 per mille dell’Irpef a un partito politico (anche questa destinazione è su base volontaria).

Relativamente alle donazioni volontarie va ricordato che esse sono parzialmente detraibili fino a 30.000 euro. Il loro importo comunque non può superare i 100.000 euro.

Va infine ricordata una forma di finanziamento indiretto che riguarda tutti quei partiti che hanno una loro rappresentanza nel Parlamento italiano. Infatti, secondo i regolamenti di Camera e Senato, i gruppi parlamentari ricevono dei contributi allo scopo di finanziare le loro varie attività istituzionali.

Si tratta di una forma indiretta di finanziamento pubblico ai partiti poiché questi finanziamenti sono erogati attingendo al bilancio dei due rami del Parlamento che, come noto, sono finanziati dal denaro dei cittadini.

Redazione

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