Battiato cantava nel suo testo La Cura “supererò le correnti gravitazionali lo spazio e la luce per non farti invecchiare”. Ma in questa storia Candida Uderzo, una signora vicentina di 100 anni da poco compiuti, svela che il segreto del perpetuo vigore è la camminata.
Candida Uderzo, a pochi giorni dalla compiuta del suo centenario, si è presentata in autoscuola per il rinnovo della patente, in scadenza lo scorso maggio. A quel punto gli esaminatori le hanno fatto i test previsti per il rinnovo, che ha superato brillantemente.
Nessun segno dell’età, dunque. Uderzo è talmente arzilla che ogni anno partecipa, da ben 50 anni, alla Marcia delle Colombare di Breganze, in provincia di Vicenza. In merito a questo, proprio lo scorso 5 giugno le è stata conferita una targa celebrativa per non essersi mai persa nemmeno un’edizione.
“Mi è sempre piaciuto camminare. Lo sport nella mia vita significa tanto, perché mi ha permesso di essere ancora oggi in buona salute. L’attività fisica è la medicina che mi ha consentito di mantenere giovane il corpo e la mente“. Queste le parole della signora Uderzo.
Alcuni ricercatori dell’Università britannica di Leicester hanno avviato degli studi su 400mila adulti britannici sul benessere dato dall’attività di camminare. Gli scienziati negli anni precedenti avevano già dimostrato che 10 minuti di camminata al giorno erano associati a un’aspettativa di vita più lunga, che poteva prorogarsi fino a 20 anni in più di chi non compiesse quest’attività.
Tuttavia, un ulteriore passo avanti è stato fatto in relazione all’andatura. Infatti, con quest’ultimo studio è stato dimostrato dai ricercatori che “è altamente probabile che un passo più veloce porti a un’età biologica più giovane, misurata dai telomeri“. Ha sottolineato Tom Yates, autore senior e professore di attività fisica, comportamento sedentario e salute all’Università di Leicester.
Inoltre, “questo nostro studio ci dice che misure come una velocità di deambulazione abitualmente più lenta sono un modo semplice per identificare le persone a maggior rischio di malattie croniche o di un cattivo invecchiamento. E che l’intensità dell’attività può avere un ruolo importante nell’ottimizzare gli interventi“. Ha affermato l’autore principale dello studio dottor Paddy Dempsey.
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