Si trovano da giorni sotto le piogge torrenziali, senza riscaldamenti per difendersi dai primi freddi dell’inverno. È questa la situazione attuale degli oltre 100 ospiti extracomunitari del Centro di Identificazione ed Espulsione (C.I.E.) di Ponte Galeria.
A denunciarla, il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni: «Nonostante l’encomiabile impegno della cooperativa Auxilium, che gestisce il CIE, e lo spirito di sacrificio delle forze dell’ordine che ne garantiscono la sicurezza, periodicamente siamo costretti a documentare disservizi e tensioni all’interno della struttura di Ponte Galeria. Lo scorso anno, ad esempio, nel bel mezzo dell’inverno, gli ospiti erano costretti a vivere in ciabatte per prevenire i rischi di fuga. Chi ha la responsabilità della gestione di queste strutture deve mettere in preventivo che le condizioni di vita nel CIE sono pesantissime e i lunghi tempi di permanenza le trasformano in veri e propri luoghi di detenzione dove, paradossalmente, mancano le garanzie che ci sono nelle carceri. Eppure basterebbero sensibilità e senso pratico per disinnescare tante piccole criticità che potrebbero sfociare in tensioni e malumori».
Nonostante i livelli di affollamento siano fra i più bassi registrati negli ultimi mesi (la struttura ha, infatti, una capienza di circa 360 posti complessivi nei due settori maschile e femminile) la qualità e le condizioni di vita all’interno del CIE sono tutt’altro che buone.
La notte, gli ospiti reclusi sono costretti a fare i conti con il mancato funzionamento dell’impianto di riscaldamento di cui è dotato ogni modulo abitativo della struttura. Un disservizio che, a quanto hanno appreso gli operatori del Garante che settimanalmente visitano la struttura, permane da diverso tempo. A questi disagi, la settimana scorsa, si è aggiunto un guasto che ha comportato la sospensione dell’erogazione di acqua corrente nella struttura.
È qui che vengono rinchiusi, senza alcun processo sommario o verifica, o accusa che non sia di clandestinità, coloro che non esibiscono il permesso di soggiorno. Il CIE apparentemente è una sorta di galera all’acqua di rose, ma nel concreto è peggiore di qualsiasi altra detenzione presente in Italia: gli immigrati reclusi nel CIE non hanno diritti, non possono vedere parenti e legali, gli è garantita un’assistenza sanitaria “di base”, vivono una situazione disumana e priva di dignità.
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