La conclusione della Fase 2, propedeutica all’avvio della Fase 3, deve essere colta come occasione non più eludibile per affermare un rapporto realmente paritario tra Istituzioni dello Stato, Regioni e Comuni i quali ultimi, con tutta evidenza nell’emergenza Coronavirus, si sono dimostrati cardine fondamentale del collegamento tra lo Stato ed i Cittadini e attori primari sui territori.
L’esperienza di questo periodo ha evidenziato che le difficoltà di dialogo e di collaborazione tra i diversi livelli di governo, ovvero tra centro e territori, producono criticità pesanti sulle comunità e sono troppo spesso causate dalla difficoltà politica ed istituzionale a comprendere appieno il fondamentale ruolo dei Comuni e dei Sindaci quale motore di una effettiva ripresa e rigenerazione dei territori.
Occorre un rapido cambio di prospettiva, una programmazione, un nuovo sistema di relazioni con le Regioni oggi purtroppo ancora debole se non assente, che individui tempi certi e modalità chiare della
ripartenza del tessuto sociale ed economico del Paese.
In particolare, nel quadro di una crisi sanitaria che si è rapidamente
trasformata in crisi economica, è necessario che lo Stato investa sulla capacità dei Comuni e dei Sindaci di garantire la tenuta della coesione sociale, messa oggi fortemente a rischio dalle difficoltà che investono decine di migliaia di imprese e settori sempre più ampi di popolazione.
Per tale motivo diciamo che lo sforzo fin qui compiuto dai Comuni per fronteggiare con misure ad hoc le ripercussioni sulle attività economiche e sui soggetti più fragili dei singoli territori, non solo non può essere ignorato dal punto di vista dello stanziamento delle risorse, ma va riconosciuto e ulteriormente rilanciato nell’ambito di una strategia nazionale volta a uscire dall’emergenza Covid-19.
Sarà pertanto una dead line per i Comuni, per i Sindaci, per l’ANCI in ordine alle risposte ed agli indirizzi che il Governo, il Parlamento e le Regioni sapranno o non vorranno dare su questi punti fondamentali.
Ripresa e ripartenza che deve essere incentrata su questi sei assi:
a) Necessità di un puntuale aggiornamento dei Protocolli di sicurezza nei diversi settori (attività commerciali, artigianato, turismo, cultura, sport, ecc.);
b) Armonizzazione degli incentivi al sistema produttivo, ribadendo la necessità di contributi a fondo perduto, partendo dal ruolo dei Comuni;
c) Rinvio delle cartelle erariali di prossima scadenza, per dare maggiore sostegno alle imprese e agli esercizi commerciali in difficoltà;
d) Interventi mirati per sostenere il TPL (trasporto pubblico locale);
e) Ridefinizione dei sistemi di controllo sul territorio, valorizzando il ruolo della Polizia locale;
f) Ruolo fondamentale degli Uffici comunali per supportare la progressiva ripartenza.
a) Famiglie, considerata l’approvazione del Family Act si chiede l’urgente adozione di provvedimenti attuativi che diano seguito al decreto. Disabili e altre categorie deboli, maggiori misure per rimodulazione dei servizi socio assistenziali e di quelli a domanda individuale;
b) Servizi alla persona (ex articolo 48 Dl Cura Italia), configurabilità di una possibile soluzione mista, basata sulla erogazione di servizi sostitutivi “parziali” da assicurare con una parte del personale e sul ricorso alla cassa integrazione per le unità residue;
c) Spazi pubblici, Teatri, Cinema, Parchi, Cerimonie laiche e religiose, Cimiteri, necessità di aggiornare costantemente l’accesso/lo svolgimento ma regolamentato per garantire e contemperare la libertà e la tutela della salute dei cittadini;
d) Nuove povertà, maggiori risorse e rifinanziamento del Fondo di Solidarietà Alimentare, che ha consentito di contenere il disagio sociale.
a) Sindaci Commissari sul “Modello Genova”, che ha dato dimostrazione di efficienza ed efficacia, per la semplificazione e la realizzazione delle opere e dei lavori pubblici necessari; in particolare, per i Comuni del
cratere sismico del centro Italia, si chiede la delega a sub-commissari per la realizzazione di tutte le opere pubbliche con i poteri straordinari che vengono chiesti per tutti i Comuni;
b) E’ necessario prevedere meno burocrazia, per favorire gli investimenti privati e superare finalmente l’eccesso di procedure e documentazioni ante operam;
c) E’ necessario snellire le procedure di gara ed attivare le risorse pubbliche finalizzate agli investimenti, mantenendo la qualità dei controlli, riducendo i tempi ed eliminando inutili affaticamenti burocratici.
a) La perdita di capacità fiscale dei Comuni conseguente alla riduzione delle entrate comunali (come ad esempio TARI, TASI, TOSAP, ICP, Tassa soggiorno, ecc.) sta creando difficoltà per far quadrare i Bilanci, con tutte le conseguenze negative per l’erogazione dei servizi;
b) I 3 miliardi di trasferimenti riconosciuti dal Governo ai Comuni (che, a differenza delle Regioni, esercitano funzioni operative sui territori) sono importanti ma non sufficienti, per cui è necessario monitorare attraverso il Tavolo proposto da ANCI l’andamento delle riduzioni di entrate e della spesa e aggiungere maggiori e nuove risorse;
c) Possibilità di utilizzo del FCDE (Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità), quali risorse immediatamente disponibili per il comparto Comunale; Intervento per i Comuni con saldo negativo sul FSC (Fondo di Solidarietà Comunale);
Utilizzo degli avanzi di amministrazione; Maggiori iniziative per favorire la liquidità (Mutui e DL n. 35/2013);
d) TARI e ARERA, prevedere con specifiche disposizioni normative che il nuovo metodo tariffario, di cui alla delibera ARERA n. 443 del 2019, sia applicato a decorrere dall’anno 2022;
e) Recuperare le minori entrate derivanti da oneri di urbanizzazione e da concessioni balneari e gestione spiagge libere;
f) Drastica riduzione della fiscalità locale per le imprese chiuse dai provvedimenti governativi con copertura totale del mancato gettito da parte dello Stato.
a) Smart Working come modalità da affiancare a quella tradizionale di lavoro nella PA locale, per risolvere problemi ambientali, recuperare costi e favorire l’economicità, l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa, a partire/ripartire dai Comuni;
b) Il Digital Divide deve essere recuperato e risolto per consentire a tutti i Comuni Piccoli e Grandi – in qualsiasi parte del territorio italiano si trovino (pianura, collina e montagna) – di svolgere l’attività amministrativa e garantire i servizi ai cittadini attraverso “un altro modo di vivere”, diverso da quello antecedente l’Emergenza Coronavirus. Occorre vengano meno tutti gli ostacoli che si sono frapposti fino ad ora alla concreta realizzazione delle infrastrutture digitali.
a) Un grande piano per la cultura vera infrastruttura immateriale del nostro Paese;
b) Un grande piano per il turismo: quello costiero e balneare, delle città d’arte, delle montagne, dei percorsi enogastronomici, dei paesi e della natura;
c) Particolare attenzione merita il cosiddetto turismo religioso, ovvero quello rivolto alle cattedrali, alle abbazie e ai santuari, ecc., presenti sul nostro territorio;
d) Un Nuovo piano per le periferie delle Città Metropolitane e dei capoluogo;
e) La nuova Strategia delle Aree interne per i paesi e le montagne da estendersi a tutti i territori interni.
E’ una stagione, questa, in cui occorre ragionare in un’ottica di investimenti e di salvaguardia delle persone, prima ancora che di pareggio del bilancio economico. Ciò non significa, ovviamente, che non si debba prestare attenzione alla spesa pubblica, ma che oggi serve prima di tutto sprigionare ogni risorsa disponibile.
Questa crisi necessita, come detto, di un’iniezione di ingenti risorse pubbliche per mantenere in vita settori produttivi che avranno il bilancio 2020 devastato sia perché vedranno drasticamente ridotte le entrate, sia perché sostengono, comunque, ingenti costi fissi (mutui, affitti, personale, tassazione ecc.).
I Comuni sono il perno del nostro ordinamento economico, sociale ed istituzionale. O lo si capisce in questo momento oppure la prospettiva di un nuovo Paese, coeso e rimotivato, andrà definitivamente persa.
Mai come oggi richiamare il principio costituzionale di leale collaborazione e di rispetto reciproco tra Istituzioni della Repubblica, oltre che essere un dovere nei confronti delle nostre comunità, è l’asse di riferimento per una vera ricostruzione nazionale, lontano e contro ogni divisione strumentale, inutilmente concorrenziale e di parte e soprattutto lontano da ogni protagonismo lesivo delle altrui responsabilità.
Gli Stati Generali promossi del Governo hanno probabilmente rappresentato un importante apprezzabile tentativo per ridare voce e ruolo ad importanti attori economici e sociali, ma se non si cambia il passo avviene un cambio di passo nel sistema di leale collaborazione tra Istituzioni della Repubblica, non si va da nessuna parte la strada intrapresa non ha alcuna prospettiva.
Ed è in questo sistema relazionale, non più rinviabile è il confronto e la collaborazione tra la rappresentanza dei Comuni (Nazionale e Regionale) e quella delle Regioni.
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