Coronavirus, altro che unità: le tensioni fioccano a ogni livello
Il Premier Conte attacca ancora le opposizioni, che replicano a tono. E nel calcio una battuta di un illustre scienziato come Rezza fa saltare i nervi ai laziali
Test per l’esame di giornalismo. Ancora e sempre in relazione all’emergenza coronavirus, il candidato consideri che:
a) Il bi-Premier Giuseppe Conte, tornando sulla filippica – o meglio la matteica – del Venerdì Santo, ha precisato che sul Mes ha «smentito vere e proprie fake news», ça va sans dire «veicolate dall’opposizione», e che «non c’è stata alcuna Conferenza Stampa a reti unificate. Palazzo Chigi non ha mai chiesto che la conferenza stampa venisse trasmessa a reti unificate». Però ha a sua volta diffuso bufale sui leader della Lega Matteo Salvini e di FdI Giorgia Meloni, imputando loro l’approvazione del Fondo salva-Stati nel 2012 (falsamente, visto che la Meloni non era presente in Aula, Salvini non era neppure parlamentare e comunque il Carroccio votò contro il provvedimento), e lo ha fatto in una diretta trasmessa, se non da tutte, da buona parte delle reti tv. A conferma che il nomignolo Giuseppi gli calza a pennello.
b) Il professor Giovanni Rezza, epidemiologo e Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, ha dichiarato che non autorizzerebbe la ripresa del campionato di calcio. Insomma, oltre alle porte chiuse, le telecamere spente.
c) Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ammesso che il Covid-19 «è 10 volte più mortale del virus responsabile dell’influenza del 2009», la suina del tipo A H1N1 che provocò oltre 18.000 decessi in tutto il mondo. E ora chi lo dice ai fanatici delle apericene e dell’abbraccia un Cinese?
d) Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato le perdite economiche dovute alla pandemia, ipotizzando per il Pil italiano un catastrofico -9,1%. Così l’Europa ci accuserà anche di non aver rispettato il limite del 3%.
e) Di nuovo il professor Rezza, cercando di sdrammatizzare, ha scherzato sulla propria fede calcistica dicendo: «Da romanista manderei tutto a monte». L’innocente battuta ha scatenato le ire dei tifosi della Lazio e del responsabile della comunicazione dei biancocelesti Arturo Diaconale, che si è sfogato con le agenzie: gli scienziati «sarebbero molto più utili se invece di occuparsi di queste cose trovassero un modo per fronteggiare efficacemente il virus. Gli scienziati facciano gli scienziati e non i tifosi». E niente, anche considerando che, a quanto pare, il suo presidente Claudio Lotito si sta auto-specializzando in virologia, questa fa già abbastanza ridere di suo.
Ciò posto, il candidato commenti la pittoresca espressione del presidente del Brescia Massimo Cellino, che ha liquidato quanti premono per riprendere il campionato (in particolare, il suo omologo laziale Lotito) con un tranchant: «Raglio d’asino non giunge in paradiso».