Un allarme che arriva da tutta Italia. Si va verso una paralisi per il settore florovivaistico. "Rischia letteralmente il fallimento il comparto florovivaistico di tutta Italia – denunciano a gran voce i fioristi di tutto lo stivale – con l’emergenza Coronavirus che è arrivata nel pieno della stagione per la produzione e la vendita delle piante e dei fiori. Crollano pesantemente le vendite al dettaglio dei fiori e delle piante fiorite e in vaso, con ripercussioni su tutto il fatturato dei mesi più importanti dell’anno”.
Da Sanremo alla Puglia, passando per la Toscana e l’Umbria: in ginocchio il settore florovivaistico. In tempi di Coronavirus e “coprifuoco commerciale”, è stata la decisione assunta giovedì scorso da Donald Trump a condannare, si spera non definitivamente, l’economia che ha fatto la storia della Riviera dei fiori. Non il turismo, sviluppatosi in epoca relativamente più recente, ma quella legata alla coltivazione e alla vendita dei fiori. In pochi forse sanno che è con i voli aerei, infatti, che questo pregiato prodotto, eccellenza del Ponente ligure, viene esportato nel mercato statunitense. Voli che sono stati bloccati dal presidente americano per evitare che la pandemia italiana potesse alimentare i contagi negli Usa.
“Il nostro settore è completamente in ginocchio – spiega Gianluca Boeri, presidente regionale Liguria Coldiretti – e la mazzata finale è arrivata giovedì scorso. Se prima il mercato aveva rallentato pur continuando a girare, per quanto riguarda il reciso siamo al blocco pressoché totale degli ordinativi che partono da Sanremo. Tutto il prodotto portato in questi giorni al mercato dei fiori di Valle Armea è rimasto al 100% invenduto. A seguito della chiusura di ristoranti e alberghi, all’annullamento di ricevimenti, battesimi e manifestazioni pubbliche, il consumo del fiore si è azzerato. Il nostro prodotto, inoltre, veniva spedito al 90% nel resto d’Europa, Stati Uniti e Sud Est Asiatico. Quest’ultimo mercato è stato, per ovvie ragioni, il primo a crollare. Poi l’Europa e infine anche gli Stati Uniti. Quello scorso può definirsi un vero giovedì nero del fiore”.
Se tutto questo fosse accaduto in ottobre ci sarebbero stati decisamente molti meno danni, ma siamo in primavera e stiamo già nel pieno della stagione più intensa dell'anno. Le aziende hanno perso praticamente il lavoro dell’8 marzo e perderemo quello dei prossimi due mesi, compresa la Pasqua e la Festa della mamma. I due mesi più importanti dell’anno, che costituiscono gran parte del loro già precario fatturato e, se si protrarrà la chiusura di tutti i negozi, l’annata sarà decisamente perduta In seguito alla pubblicazione del decreto DPCM dell’11 marzo sulla chiusura delle attività commerciali. I fiorai stanno risentendo di gravi e pesanti ripercussioni, aggravante di una situazione già di per se particolarmente precaria per colpa della liberalizzazione delle licenze.
“In Puglia – secondo Coldiretti – si sta registrando il crollo degli ordini in media del 70% con punte fino al 100%, con milioni di fiori e piante rimaste invendute, in base alle segnalazioni arrivate dalle aziende florovivaistiche pugliesi. L’emergenza coronavirus malauguratamente si è abbattuta proprio nel momento di maggiore produzione di un comparto caratterizzato da prodotti stagionali, considerato che da marzo a metà maggio si concerta il 70% delle vendite annuali”. Il polo florovivaistico della provincia di Bari risente del blocco del mercato interno con disdette pari al 60% degli ordini “pur non essendoci grandi problemi legati alla logistica perché i corrieri sul territorio nazionale, con le dovute prescrizioni e autocertificazioni per la movimentazione, riescono a garantire le consegne”.
Con la chiusura totale dei fiorai l’unica possibile distribuzione delle piante e dei fiori è quella dei supermercati e dei consorzi agrari, che rimangono regolarmente aperti e senza particolari restrizioni, ma i negozianti giustamente insorgono! “Oggi alcuni colleghi si sono lamentati perché hanno notato che nei supermercati era aumentata notevolmente la presenza delle piante fiorite e dei fiori recisi – dichiara una fiorista dell’Umbria – Il produttore purtroppo trovandosi con le serre piene e merce in esubero se non consegna le piante a qualcuno è costretto a buttarle e quindi rifornisce a costo molto basso chi è regolarmente aperto. Io personalmente per non buttare i fiori e le piante che ritengo paragonabili al pane, prima di chiudere, ho preso l’iniziativa di regalarli ai miei clienti lasciandoli all'esterno del locale”.
“Il vero danno non è la chiusura di questi mesi dell’attività al dettaglio, ma quello causato dallo slittamento dei matrimoni che ad oggi, sono già stati tutti sospesi, almeno per quanto mi riguarda fino a maggio e spostati, spesso nel 2021, oppure a settembre e ottobre dove già comunque avevo ricevuto prenotazioni per le stesse date e che inevitabilmente andranno ad accavallarsi e sarò cosi costretta a rinunciare – aggiunge la fiorista umbra – Eventi davvero tanto attesi non solo dalle coppie italiane, ma spesso e soprattutto da moltissime coppie straniere. L' Umbria e la limitrofa Toscana, da questo punto di vista, sono regioni che lavorano tantissimo con gli stranieri, ma adesso, all’estero si stanno chiedendo se venire o meno a sposarsi in Italia e gli Italiani stessi iniziano letteralmente ad andare nel panico. Un inverno denso di lavoro. Tutto vanificato! Giornate e nottate, discussioni, incontri, preventivi e poi in 15 giorni perdere tutte le certezze fin qui concretizzate”.
La Coldiretti Roma sta curando i rapporti con il ministero. “Oltre agli sgravi fiscali, alla sospensione del versamento dei contributi, alla cassa integrazione in deroga, ciò di cui abbiamo più bisogno sono interventi diretti per dare risposte palpabili ai nostri coltivatori – dichiara Boeri, presidente Coldiretti regione Liguria – Quasi la totalità delle aziende si ritroverà dal 70% al 100% di merce invenduta ancora in campo. Senza queste misure tantissime aziende rischiano il default. Pensate che il nostro lavoro è fatto di investimenti che possono essere ripagati solo quando si realizza la vendita. Se il mercato è chiuso proprio in quel momento, allora è la fine”.
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