E’ tornata l’estate, e con sé la voglia di andare in vacanza al mare. La paura ancestrale di tuffarsi in mare, di muoversi in un ambiente per lo più ignoto, questo timore che ha avuto negli uomini un’accellerata nel manifestarsi, un prima e dopo segnato nel 1975 dall’uscita nelle sale cinematografiche del film di Steven Spielberg, “Lo Squalo” (Jaws), basato sul romanzo omonimo del 1974 di Peter Benchley.
Dopo il successo del film, la paura dello squalo crebbe esponenzialmente nelle persone, spesso si trasformò in fobia per gli squali divenuti nell’immaginario collettivo dei mangiatori di uomini. Una paura ingiustificata come si sforzano di spiegare e divulgare i ricercatori ed esperti conoscitori della specie. Un timore e odio che ha provoca l’uccisione di milioni di esemplari l’anno, uno sterminio, un danno gravissimo per l’intero ecosistema della natura, di cui ne fa parte l’uomo.
Remo Sabatini è uno studioso del mondo marino, giornalista e fotografo specializzato, vanta un’esperienza pluridecennale sul campo, partecipando costantemente a spedizioni scientifiche al largo delle coste dell’Australia e Sud Africa. Lo abbiamo interpellato per sapere quale sia l’atteggiamento o il comportamento più corretto da assumere, da praticare qualora dovessimo incontrare uno squalo.
La sua conoscenza ed esperienza è fondamentale per rassicurare molte persone che hanno difficoltà ad entrare in acqua, che non si sentono serene per la paura di avere un incontro ravvicinato con lo squalo. Come agire e reagire davanti a uno squalo, quale è il comportamento più corretto da mettere in atto?
“Intanto dipende dalla specie.
Fosse uno squalo bianco, infatti, il fatto stesso di incrociare il suo sguardo, oltre ad essere un privilegio, significherebbe che, oltre al comprensibile spavento, nove su dieci tutto si risolverà in un nulla di fatto. Solitamente, infatti, ha la consuetudine di attaccare le sue prede alle spalle o comunque di sorpresa”.
E per le altre specie?
“Nel Mediterraneo, oltre alla verdesca (blue shark) e al mako, non vi sono specie significativamente pericolose per l’uomo. Non che la verdesca sia un killer, intendiamoci, anzi. Così come il mako che, velocissimo e curioso, non a caso è cugino del grande bianco, può comunque determinare qualche problema”.
Cosa fare?
“Per tutte le specie più note, la calma è fondamentale. In ogni caso mai fuggire via a ‘gambe levate’. Atteggiamento quest’ultimo, difficile da conseguire ma fondamentale. Sì perché alla fine, è come con i cani randagi: la fuga allerta il predatore che si interessa al fuggitivo talvolta scambiandolo per una preda.
Un errore che può costare caro.
Entrare in acqua, significa entrare in un altro mondo che NON è il nostro. Piccole cautele e rispetto per le creature che lo abitano, rappresentano il minimo che si possa fare quando si è ospiti.
E buon bagno a tutti.”
Ringraziamo Remo Sabatini per il suo prezioso contributo e per aver condiviso la foto di copertina essendone l’autore.
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