Comportamenti violenti, spesso estremi, che caratterizzano tutte le relazioni interpersonali del soggetto che li compie, atti di persecuzione che generano nelle vittime stati di profonda ansia e immensa paura, impossibilità di svolgere in modo normale la quotidianità: questo è lo stalking.
Non a caso il nostro ordinamento considera ‘la sindrome di Otello’ – dal nome del protagonista shakespeariano, il geloso uxoricida per antonomasia – un reato di atti persecutori.
In Italia, tra il 2000 e il 2011, sono state 2milasessantutno le donne morte a causa dello stalking. Di queste donne, 7 su 10 sono state vittime di partener, coniugi o ex-mariti: l'abbandono non elaborato, espone le donne nei primi tre mesi dopo la rottura ad un rischio più alto.
I ricercatori dell’Università di Pisa – Lo stalker abbatte il confine IO – TU, e spesso si presenta come un ignaro manipolatore della realtà, che idealizza e sminuisce l’altra persona di continuo.
Comprendere il fenomeno e analizzare il cervello degli stalker potrebbe aiutare non solo la prevenzione del reato, ma anche la sintesi di farmaci che controllino le forme estreme di gelosia ossessivo compulsiva: un gruppo di ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa, ha scoperto le aree cerebrali responsabili della gelosia e dei comportamenti alla base dello stalking.
Lo studio è stato pubblicato su Cns Spectrums, la rivista dell’Università di Cambridge.
Guidati dalla dott.ssa Donatella Marazziti, docente del Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia e Biotecnologie dell’ateneo pisano, i ricercatori, che hanno avviato le loro ricerche partendo dai saggi sulla biologia delle emozioni, sono arrivati a constatare che le radici della gelosia si trovano nell’area cerebrale chiamata corteccia prefrontale ventro-mediale, all’incirca al di sopra della fronte, regione del cervello che sovrintende a tutti i processi cognitivi e affettivi. È in questa zona che hanno origine i fenomeni di esasperazione della gelosia che degenerano fino all’omicidio, suicidio, o paranoia ossessivo compulsiva.
È stato possibile rilevare i primi risultati grazie a studi teorici effettuati osservando pazienti schizofrenici, alcolisti e affetti dal morbo di Parkinson, nei quali sono molto comuni manifestazioni di gelosia deliranti poiché, muovendo da convinzioni errate, sono portati ad avere interpretazioni assurde e percezioni errate della realtà.
Quindi il team di ricercatori ha riprodotto uno schema che potrebbe consentire di individuare gli uomini predisposti geneticamente alla gelosia ossessiva, generata da un eccesso di produzione di dopamina, un neurotrasmettitore endogeno del nostro cervello, provocando così uno squilibrio biochimico che potrebbe essere la causa del delirio di gelosia.
“La nostra ricerca dimostra che la gelosia in realtà è un disturbo mentale a sé stante, soprattutto nelle sue forme estreme. È importante identificare in tempo i soggetti più predisposti: si tratta di una malattia progressiva che spesso prima di sfociare in gesti estremi manifesta sintomi premonitori”, così dichiara la dott.ssa Marazziti, secondo la quale, quindi, i soggetti affetti dal disturbo mentale della gelosia ossessiva sarebbero sottoposti ad un lento processo degenerativo che, se riscontrato in tempo, potrebbe essere arrestato.
I ricercatori continuano ad approfondire gli studi: se le teorie finora elaborate saranno confermate, si potrebbero creare medicinali da utilizzare per contrastare il fenomeno.
“Naturalmente la gelosia è un sentimento fisiologico e umano, che tutti noi proviamo. Il confine fra normalità e malattia non è sempre semplice da stabilire, e purtroppo neppure da riconoscere”, spiega Liliana Dell'Osso, direttore del Dipartimento di Psichiatria dell'Università di Pisa e coautrice dello studio. “La donna, per esempio, spesso è gratificata dalla gelosia del compagno e non di rado è cieca di fronte all'escalation di un sentimento che diventa sempre più ossessivo e totalizzante. C’è sempre una progressione di segnali d'allarme. Purtroppo le donne sbagliano a pensare di poter salvare il proprio partner, cercando magari di rassicurarlo: quando la gelosia è diventata patologica serve un intervento specialistico perché nulla può fermare una persona in preda a un delirio”.
L’obiettivo, dunque, è la prevenzione.
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