«Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia». (Bertand Morane/Charles Denner protagonista de "L'uomo che amava le donne")
Tra i vari tipi d’uomo, esiste anche lui, la leggenda: il collezionista di donne.
Il suo identikit ci dice che solitamente non è bello, almeno non in senso classico. Colto, ironico, molto cerebrale, ti colpisce con un riferimento a questo pittore o a quel film, ti dà alla testa con un libro che è più subdolo di un superalcolico a stomaco vuoto, predilige Marcel Proust e T.S. Eliot, ti fa sorridere e dipana nella chat privata le sue vanità travestite da verità all’avanguardia in tema di fedeltà e amore coniugale. Eh già, perché quantunque farnetichi di letteratura e fornichi allegramente, il suddetto è sposato, fidanzato o comunque 'impegnato'.
Su Facebook dal suo profilo elargisce ‘mi piace’ compulsivamente a tutte le fotografie di donne, più o meno piacenti, sue ‘amiche’: di una gli piacciono i seni, di un’altra le gambe, di un’altra ancora quell’espressione un po’ così, di quella minuta l’intrigante sguardo vagamente infantile, collezionandone un numero infinitamente impressionante che neanche se censissimo la popolazione femminile della Regione Lazio ne avremmo la misura.
La sua vera arma di conquista è la scrittura, la parola, e le donne, si sa, vivono di suggestioni, non sono tanto esigenti in quanto a forma fisica, più che altro sono affabulate dalla forma poetica. Basta un verso, un sonetto, un discorso articolato che denoti un certo acume e una certa dose non comune di intelligenza e un po’ di ironia, qualità ancor più rara, e siete in trappola.
Il collezionista di donne, come "L'uomo che amava le donne"( 1977 ) di F. Truffaut, ne ha una buona da dire e scrivere a tutte: dallo 'sguardo incontenibile', alla 'sei una donna archetipica' e non nega la sua poligamia virtuale, reale ed esistenziale, pur essendo la di lui compagna del tutto ignara della sua 'filosofia'. Anzi, sostiene sovente: ‘come mi piaci tu davvero nessuna’. Questa la frase magica, il simsalabim, l’apritisesamo davanti al quale ogni donna sdilinquisce e crede di aver conquistato l’esclusività in mezzo a migliaia di donne, il famigerato primato nel di lui harem: ‘tu sei diversa da tutte'.
Sì, perché se è vero che l’esclusività nel rapporto amoroso non è affare che interessi al collezionista, è altrettanto vero che il 'nostro' si basi su un più raffinato concetto: ‘nonostante tutte queste belle e interessanti donne, tu mi intrighi di più’. E la competizione femminile è morta, la vincitrice avvinta sei tu che stai leggendo. Non c’è scampo?
Sì, mai credere a quelli che collezionano ‘like’ su facebook, per ogni donna ne hanno in serbo almeno un paio. Confrontate le vostre fotografie ‘likkate’ (senza scendere in volgarità, pensate a quanti danni potrebbe arrecarvi se gli lasciaste cambiare le sillabe…) con quelle delle 'amiche' dell'uomo che vi attrae. Se anche loro sono ‘Likkate’, scappate di corsa. Ah, tornando al succitato film di Truffaut: è solo un film: lasciate che le altre vadano al suo funerale, tanto lui al vostro non verrà.
*Articolo pubblicato su Le Città delle Donne
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