Covid-19, l’immunologo dell’Umberto I: “A Roma il sistema sanitario tiene”

Ipotesi anche del medico anche sulla drammatica anomalia bergamasca, un caso eccezionale quasi a livello planetario

Lettera Covid

Roma ospedale Policlinico Umberto I°

Il prof. Francesco Le Foche, medico immunologo, responsabile del day hospital di immuno infettivologia del Policlinico Umberto I di Roma, è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format "I Lunatici", condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.

Sulla tenuta di Roma: "La situazione tiene. Abbiamo amplificato il numero dei posti letto, mettendo in campo manovre che dovrebbero essere efficienti. Ci dovremmo aspettare il punto massimo entro i prossimi dieci giorni, entro la metà della prossima settimana. Andiamo abbastanza bene, la sanità romana tiene molto bene, abbiamo un significativo numero di posti letto, per il Covid19 sono state aperte nuove corsie. E poi voglio segnalare che le persone si comportano benissimo, si comportano in modo rispettoso delle regole. Altra cosa che vorrei sottolineare è che questo virus in realtà al di là della pericolosità isola le persone che stanno male. Il medico oltre ad affrontare la parte squisitamente medica e clinica deve affrontare la parte umana. Incontriamo un afflato umano, queste persone oltre a impegnarci in termini clinici ci impegnano in termini umani e ci spingono a dare il massimo all'arte medica, che è una professione umanistica. I pazienti non possono vedere i familiari, dobbiamo diventare anche un tramite affettivo".

 

Sull'incidenza del Coronavirus a Bergamo: "Ne ho parlato in una intervista al Corriere dello Sport con Giancarlo Dotto. Per quanto sta accadendo a Bergamo sembrerebbero esserci state una serie di concause che hanno portato all'esplosione di questo contagio, che è quasi un'anomalia planetaria. Solo nella bergamasca c'è questa condizione di contagi e questo numero di morti. La prima condizione è che quella di Bergamasca è un'area particolarissima. Ci sono delle industrie particolari, delle industrie europee, le persone sono molto operose e in quell'ambito vengono da tutto il mondo. Hanno dei contatti diretti con l'Europa e con il resto del mondo. Questa condizione ha portato a una predisposizione per il contagio. Il bergamasco poi è una persona molto operosa, tiene molto al suo lavoro, lavora anche in uno stato di sofferenza, questa condizione potrebbe aver favorito il contagio stesso. E poi le varie prestazioni dell'Atalanta, soprattutto in Champions League, dove l'Atalanta ha conseguito dei risultati fantastici, possono aver avuto il 19 febbraio l'epilogo. Più di 40.000 persone sono andate a San Siro, poi al bar il giorno dopo, il giorno prima,giorni prima, giorno dopo. Questo afflato, questa condizione di piacere immenso nel vivere questi risultati storici, hanno contribuito probabilmente all'esplosione di una condizione preesistente".

Ancora Le Foche: "Cosa si può fare per non indebolire ulteriormente le difese immunitarie? La corsetta all'aperto potrebbe essere utile, ma deve essere rispettosa delle regole. Stiamo affrontando tutti un disagio non indifferente, noi proprio come popolo non siamo abituati ad essere rinchiusi. Questo è un periodo particolare. Dobbiamo armarci di pazienza e utilizzare al massimo il piacere della lettura, del confronto su internet, le strumentazioni aggreganti e contestualmente riuscire ad avere l'opportunità di fare quelle cose che normalmente durante l'anno non riusciamo a fare".

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