Covid Atac. Nubi oscure sul deposito Atac di Tor Pagnotta, dopo l’ennesimo caso di contagio riscontrato il 14 maggio l’azienda si era mossa con enorme ritardo. Ha attivato la procedura di messa in quarantena solo nella giornata di venerdì 15, dopo che la maggior parte degli operai avevano continuato a lavorare ignari del potenziale pericolo che stavano correndo.
Il forte vento di scirocco che è soffiato in questi giorni, evidentemente non è riuscito a spazzar via le nubi basse che offuscano la vista ai preposti aziendali in Atac, l’enorme ritardo nell’attivazione delle quarantene infatti è sfociata nella decisione di porre in quarantena solo 3 operai su oltre 100 che gravitano all’interno dell’impianto.
Lavorare fianco a fianco con il malcapitato operaio contagiato, scambiare due parole e magari anche gli attrezzi da lavoro. Fare la doccia nello stesso spogliatoio e lavorare senza guanti perché terminati. Avere il ricambio delle mascherine ogni 3-4 giorni, per il medico aziendale forse non sono possibilità di contagio?
Il dubbio, il timore e l’insicurezza resta negli occhi degli operai dell’officina e qualcuno ci ha confidato di aver ancora più timore dopo aver contattato il 1500 del ministero della salute, la dottoressa raggiunta al telefono infatti alle richieste avrebbe risposto “non possiamo permetterci un focolaio a Roma”.
La preoccupazione e lo stato confusionale aumenta di ora in ora, dopo che la ASL di riferimento sta contattando e mettendo in quarantena altri lavoratori. L’azienda li ha contattati ormai a 12, 24, 36 e addirittura 48 ore di distanza dalla notizia di positività al Covid-19. Altri 4 operai sono stati allontanati, operai che nel frattempo avevano prestato servizio normalmente in officina.
Se ci fosse un manuale sul come creare un focolaio, forse questo sarebbe un capitolo assai esplicativo. Lentezza, incertezza, superficialità e mancato rispetto dei protocolli nazionali anti Covid, un concentrato di errori difficilmente ripetibile.
Le rappresentanze sindacali hanno chiesto più volte un controllo a tappeto sui lavoratori dell’impianto. Alla luce dei costi ormai quasi irrisori dei test sierologici e la strada ormai più semplice, rispetto al passato, per effettuare i tamponi, sarebbe stato doveroso mettere in sicurezza operai e famiglie. Soprattutto perché con la fase di riapertura un contagio avrebbe facilità di circolazione elevatissima.
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