Covid, morti giovani: caro agli dei chi muore giovane o qualcosa non torna in quei decessi?
Leggiamo i dati, ancora parziali, della mortalità per fascia di età nelle morti giovani tra i 15 e i 40 anni negli ultimi due anni
Caro agli Dei chi muore giovane, si diceva nella antichità, proprio per rimarcare il dato saliente che da giovani non si dovrebbe morire. Ma questa considerazione oggi appare veramente incredibile se si rileggono i dati, per ora ancora parziali e non conclusivi, della mortalità per fascia di età nelle morti
giovani tra i 15 e i 40 anni.
Covid: morti giovani tra i 15 e i 40 anni
Sembra assolutamente concreta la osservazione di un certo eccesso di mortalità in Italia in queste fasce di età, anche se andranno rianalizzate con attenzione le schede di morte ed i dati non aggregati ISTAT, possibilmente utilizzando anche soggetti terzi e privi di conflitti di interessi. Di sicuro anche un solo morto giovane in più ci apparirebbe eccessivo e su questo voglio fare una considerazione.
Morti elettriche
Quello che salta all’ occhio sono soprattutto le morti che hanno la caratteristica delle cd “morti elettriche”, cioè i malori e decessi assolutamente improvvisi. Spesso nel sonno o mentre si guida un automobile oppure dopo un moderato sforzo, in pieno e assoluto benessere. Per i non addetti ai lavori, le morti elettriche possono essere correlate ad eventi disfunzionali del sistema di conduzione elettrico cardiaco. Per esempio a patologie preesistenti (lo scompenso cardiaco congestizio o le cardiopatie congenite misconosciute), ma possono anche essere correlate agli esiti di processi infiammatori acuti o subacuti, comunamente chiamati miocarditi con o senza pericarditi. A carico delle fibrocellule muscolari cardiache lisce specializzate per l’appunto nella conduzione dell’ impulso elettrico ai ventricoli cardiaci.
E il Covid (e la vaccinazione Covid) in qualche modo sono connaturati ad una innegabile tempesta citochinica infiammatoria. Le miocarditi sono patologie peraltro non frequenti nella pratica clinica comune, almeno non così evidenti sia dal punto di vista clinico che autoptico e possono essere anche scatenate da un meccanismo autoimmunitario di tipo flogistico che può essere legato almeno in via teorica sia alla malattia Covid 19 in se che anche più pericolosamente alla vaccinazione Covid che ricordiamolo si fa nei soggetti sani e si fa purtroppo con vari richiami anche a distanza di pochi mesi, considerata la sua scarsa efficacia one shot.
Dobbiamo chiederci e se lo dovrebbe chiedere necessariamente soprattutto il Ministero della Salute e le sue Agenzie AIFA (per i vaccini) ed ISS (per la malattia Covid) se i meccanismi di segnalazione clinica delle miocarditi sono efficaci in Italia (e in UE), anche perché noi sappiamo che la farmacovigilanza vaccinale Covid in Italia è solamente di tipo passivo cioè attivata solo a discrezione del paziente e/o del medico curante. E si dovrebbe chiedere se esiste davvero questo eccesso di mortalità (miocarditi- pericarditi) e quale è in caso affermativo la genesi e il meccanismo: ma non con affermazioni televisive quanto di prese di posizione pubbliche delle Agenzie di Stato, datate e sottoscritte.
I casi di Valerio, 26 anni e di Marco, 27 anni
Qualche esempio: Valerio il ragazzo di 26 anni morto per “malore” improvviso nel Salento poco prima delle nozze, padre di un piccino, in precedenza come è logico che sia privo di comorbidità e asintomatico. Oppure Marco il giovane medico di Sant’Orso, 27 anni, anche lui morto di “malore” improvviso in questo caso al volante della sua automobile e sottoposto a tutto il ciclo vaccinale. Poi scopriamo che per AIFA e Ministero della Salute, il danno va riparametrato come nesso all’ evento vaccinale solo se a distanza di meno di 14 giorni dalla inoculazione. Perché?
La miocardite per esempio è un evento che procede a volte in maniera subacuta e danneggia il cuore nel tempo. Perché 14 giorni? Si vogliono tagliare fuori tutti gli eventi segnalati a distanza maggiore? E inoltre, è ben noto il dato osservazionale della discreta incidenza di pericarditi (altro fenomeno flogistico), cioè la presenza di liquido nel cavo pericardico sia negli esiti della malattia Covid 19 che a distanza delle inoculazioni vaccinali. Per quanto mi concerne io sarei propenso prudenzialmente a considerare tutte le miocarditi sempre correlabili alla malattia Covid e/o alla vaccinazione fino alla prova contraria. Prudenzialmente.
Ma c’è la volontà di approfondire gli studi veramente?
La mia sensazione personale di medico diversamente giovane ma ricco di considerevole esperienza clinica e ospedaliera è che in questa fase e con questi governi, tutto questo desiderio di studiare accuratamente questi aspetti non secondari sia della malattia Covid che della vaccinazione non mi sembra ci sia né in Italia né altrove. E questo potrebbe essere correlato alla strada pervicacemente e
tenacemente intrapresa dai governi insieme agli organi tecnici verso la profilassi (?) vaccinale, piuttosto che esperire prudenzialmente tentativi curativi della malattia più o meno precoci. Lo scopriremo solo vivendo, come cantava meravigliosamente il nostro Lucio Battisti.
Nel senso che la Verità, quella vera e non quella massmediatica oppure degli pseudo vincitori, prima o poi emerge sempre da sola con la sua prorompente forza e vitalità. La Storia, che è Maestra di Vita, ce lo insegna da sempre. Basta solo aspettare, saper aspettare e cercare di evitare scelte terapeutiche tossiche o dannose, prediligendo il concetto sempre valido della “prudenza e precauzione” e del “primum non nocere”.
Anche perché i numeri dei pazienti con malattia vera Covid 19 ricoverati in ospedale oggi sono molto, ma molto bassi. Malattia vera vuol dire “polmonite interstiziale virale bilaterale” di rilevante entità e non una semplice sindrome influenzale.
Aspettiamo vigilando. Come sempre.
Dott. Francesco Russo
Medico-Chirurgo
Ricercatore Confermato – Dipartimento di Scienze Medico-Chirurgiche
Università di Roma Tor Vergata francesco.russo@uniroma2.it
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