Crimea, l’invasione russa e la memoria dello sterminio italiano
Pochi ricordano lo sterminio della comunità italiana di Kerch sulla quale si abbatté la furia di Stalin
La Crimea sta subendo una invasione armata che ha raggiunto la capitale di questa repubblica autonoma dell’Ucraina meridionale. Ovviamente, puntualissima, è arrivata una dichiarazione da Washington dove viene evidenziata la grave violazione del diritto internazionale e della sovranità ucraina.
Al centro del problema c’è il processo di stabilizzazione dell’Ucraina che prevede il diritto del popolo di decidere liberamente del proprio futuro. Ma perché questa vicenda, oltre alla preoccupazione di una riapertura delle tensioni tra la Russia e gli U.S.A e per la sensibilità per le vicende del popolo ucraino, dovrebbe interessare gli Italiani?
Andando indietro nel tempo tornano alla mente episodi dei quali non sempre si è parlato sufficientemente e che riguardano gli italiani emigrati in quel Paese. La Storia parte da lontano quando in Crimea e Ucraina si stabilirono comunità italiane durante l’Impero Romano, poi con le Repubbliche di Genova e Venezia si intensificò un importante dialogo culturale tra noi e gli abitanti di questo ultimo avamposto orientale della Crimea prima di entrare nel territorio russo.
Ma i flussi migratori più importanti si ebbero nel 1800 quando gli italiani raggiunsero l’Ucraina per cercare un nuovo sbocco professionale nel campo agroalimentare e marittimo. Fino al 1900 si assistette ad un felice equilibrio tra le nostre comunità e la popolazione locale, tanto da poter permettere la costruzione di chiese cattoliche romane, scuole e biblioteche. Ma nel 1924 cambierà tutto perché in Italia si instaurò la dittatura con Mussolini e in Russia un altro dittatore salì al potere e fu l’artefice del primo stato socialista del mondo, Stalin.
Russia ed Italia divennero acerrime nemiche e si formarono due blocchi ideologici-politici: la Russia comunista e L’Italia fascista. Purtroppo a farne le spese fu proprio la comunità italiana di Kerch sulla quale si abbattè la furia di Stalin. Di questo sterminio si è sempre parlato poco ed i miei ricordi affondano le radici nei racconti di mio padre.
L’attuale cronaca ci spinge ad una duplice riflessione, una di tipo sociale e l’altra di natura storica perché in quelle terre c’è comunque sangue italiano che ha coperto una integrazione arrivata al massimo livello di collaborazione tra popoli, nel pieno rispetto della nostra dignità di minoranza etno-culturale.